Quando un rapporto (d’amore, d’amicizia o di qualsiasi altro tipo…) subisce un “duro colpo”, le cose potranno mai tornare come prima? Prendete un foglio di carta, appallottolatelo, poi riapritelo: per quanto vi impegnate a stenderlo, il foglio non tornerà mai piatto come prima, le pieghe non verranno più via. Quante volte l’abbiamo sentita questa storia, magari raccontata da una amica che era stata tradita dal proprio ragazzo o marito? Ma la vera domanda che vi faccio oggi è: visto che le pieghe del foglio non scompariranno mai, perché non provare invece a… valorizzarle?
Un organismo in evoluzione
Nessun organismo rimane vivo, se si ferma. Ogni rapporto è un organismo in evoluzione, ed ogni cambiamento, nel bene o nel male, lo tiene in vita. Ovvio che ognuno di noi vorrebbe per il proprio rapporto solo delle svolte in positivo ma purtroppo, come noi tutti sappiamo, spesso la vita ci riserva episodi dolorosi che stravolgono in negativo il nostro racconto. Dopo tali episodi spesso ci convinciamo che la nostra storia non tornerà mai più come prima, che la perfezione era già stata raggiunta e non potrà mai più ripresentarsi, ormai macchiata da un episodio sfavorevole. Il messaggio che invece voglio darvi oggi è invece che, nella maggior parte dei casi, il rapporto – se saldo – può sopravvivere anche quando subisce un colpo ed anzi, in alcuni casi, può addirittura giovarne: serve ovviamente l’impegno e lo sforzo da entrambe le parti, oltre che un pizzico di fortuna.
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Dieci vasi di terracotta
Avete di fronte a voi dieci vasi di terracotta, molto belli, tutti perfettamente uguali. Prendetene uno e gettatelo per terra. Chiunque vi dirà che ora avete in mano nove bei vasi e che il decimo non è più un bel vaso, ma solo un cumulo di pezzetti di terracotta. Ora voi avete quattro possibilità:
- buttate subito il cumulo di macerie, senza neanche provare a incollare i pezzi;
- provate a incollare i pezzi, ma l’urto è stato talmente drammatico che è realmente impossibile rimettere insieme il vaso;
- l’urto è stato abbastanza lieve e riparate con la colla il vostro vaso: tornerà in piedi ma sarà comunque per sempre più brutto degli altri nove vasi;
- l’urto è stato abbastanza lieve, riparate il vostro vaso ma in questo caso valorizzate le crepe con dell’oro. Non cercate di nascondere i segni dell’urto (sarebbe impossibile!), puntate invece a dare importanza a quei segni che – nel bene e nel male – raccontano una storia, mostrano l’impegno ulteriore che quel vaso ha dovuto affrontare per tornare a splendere. Se il vostro restauro è stato fatto con impegno ed amore state sicuri che, tra i dieci vasi, il vostro decimo vaso sarà probabilmente quello più bello di tutti, perché unico ed inimitabile.
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Kintsugi
In Giappone il concetto di “riparare un oggetto danneggiato con la ferma volontà di renderlo migliore rispetto all’oggetto di partenza“, è conosciuto da millenni tanto che ha anche un nome: kintsugi (金継ぎ), o kintsukuroi (金繕い), letteralmente “riparare con l’oro“. Si tratta di una pratica appunto che consiste nell’utilizzo di oro o argento liquido o lacca con polvere d’oro per la riparazione di oggetti in ceramica usando il prezioso metallo per saldare assieme i frammenti. La tecnica permette di ottenere degli oggetti preziosi sia dal punto di vista economico (per via della presenza di metalli preziosi) sia da quello artistico: ogni ceramica riparata presenta un diverso intreccio di linee dorate unico ed ovviamente irripetibile per via della casualità con cui la ceramica può frantumarsi. La pratica nasce dall’idea che dall’imperfezione e da una ferita possa nascere una forma ancora maggiore di perfezione estetica ed interiore. Non è forse vero che spesso è una piccola imperfezione a rendere unico e vero un viso altrimenti bello ma banale? Kintsugi è un concetto che trascende l’arte, ma è un vero e proprio principio filosofico, applicabile in vari ambiti della nostra vita.
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Il kintsugi in musica
Ricordo che qualche anno fa applicavo, senza conoscerlo, il concetto di kintsugi anche nella musica. Fino a qualche anno fa avevo una band musicale di genere blues-rock ed a volte ci succedeva anche di esibirci live nei locali. Quando mi capitava di suonare dal vivo una parte solistica improvvisata con la mia chitarra e mi accorgevo di aver, per errore, suonato una nota completamente sbagliata – “stonata” tanto per capirci – anziché fare la tipica faccia sofferente del chitarrista che sa di aver toppato una nota, tiravo fuori un bel sorriso e, continuando con la mia parte solistica, giocavo a risuonare la nota sbagliata inserendola in fraseggi composti da altre note “intonate”. Il risultato era che spesso la nota sbagliata diventava un “cromatismo” che dava al mio solo una sfumatura unica ed inconfondibile. Addirittura col tempo ho trasformato alcune note “stonate” in un vero e proprio mio marchio stilistico, che rendeva particolari ed uniche le mie parti solistiche e mi aiutava ad essere meno timido sul palco visto che questa mia capacità di “abbellire gli errori” mi rendeva consapevolmente un chitarrista “più capace e con più carattere degli altri” con la consapevolezza che, anche nell’errore, avrei tirato fuori un bel solo. Il concetto è sempre lo stesso: una volta fatto l’errore, visto che non si può tornare indietro e “piangere sul latte versato” è inutile anzi controproducente, a quel punto meglio impegnarsi per valorizzarlo e “colorarlo” per poi esporlo alla platea, senza vergogna, anzi: con orgoglio! Ovviamente questo non deve essere un invito a sbagliare più note possibili per poi avere il piacere di usarle in modo positivo, anche perché per riuscirci serve molta esperienza, esattamente come per riparare un vaso rotto e farlo splendere più di quanto lo fosse prima, serve tanta capacità e pazienza. Senza considerare che non sempre la pratica del kintsugi può essere effettivamente usata con efficacia ed a volte un oggetto rotto rimane semplicemente rotto, come un solo di chitarra sbagliato rimane semplicemente un brutto solo. A volte una nota sbagliata rimane… una nota sbagliata e quindi sgradevole!
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Un’occasione per capire l’altra persona
Quando uno dei due partner causa un danno (ad esempio tradisce l’altro) in una storia d’amore, ma poi se ne pente sinceramente, ciò non deve necessariamente rappresentare la fine della storia. Deve invece spingere entrambi a farsi delle domande su cosa non sta funzionando nella loro storia e ad affrontare eventuali problemi irrisolti e nascosti dalla routine. Più il colpo che ha subito la storia è stato duro, più la storia sarà salda se la coppia riuscirà a risolvere il problema. Non sempre, ma spesso è così! In ospedale ho visto tante coppie ormai alla deriva, tornare unite come e più di prima, in seguito a malattie o incidenti gravi subiti da uno dei due partner. Qualcuno si ricorda ad esempio cosa succede a Fabrizio Bentivoglio nel film del 2003 “Ricordati di me” diretto da Gabriele Muccino?
E’ però anche vero che in alcuni casi, come accadeva per il vaso di terracotta, l’urto è stato davvero troppo forte per riuscire a rimettere in piedi i pezzi, motivo per cui non tutte le storie sono necessariamente destinate a durare per sempre: è così dalla notte dei tempi e nessun kintsugi può farci nulla.
Le imperfezioni come parte fondamentale di un rapporto
Sperando che questo articolo sia stato un po’ d’aiuto ai tanti cuori infranti del nostro tempo, chiudo con il mio personale invito a ricordarvi sempre un concetto fondamentale dell’amore: le debolezze ed i piccoli difetti sono la parte essenziale di un rapporto. Se è tutto perfetto, senza mai un litigio, una imperfezione, può sopraggiungere presto la noia. Guardate questo bellissimo video tratto dal film “Will Hunting – Genio ribelle” un bel film del 1997 diretto da Gus Van Sant e interpretato da Matt Damon e Robin Williams:
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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un vaso è un vaso e un rapporto è un rapporto. l’esempio dei vasi che si rompono non c’entra nulla con la vita reale, i problemi delle coppie, le tante cattiverie che si subiscono e si danno durante un rapporto, le questioni economiche, gli attacchi fatti ai propri genitori dalla moglie giusto per affermare la propria superiorità. un vaso si può riparare, ma da un tradimento non si esce, a meno con ci si voglia ridurre alla perdita della vita sessuale, della stima di sè, di qualsiasi piacere. Insicurezza, depressione, assenza di gioia, corpo non amato, piacere sessuale scomparso. Ma perchè si deve restare con una persona a tutti i costi? E cos’è un rapporto senza il rispetto? Chi ha una dignità e ha la consapevolezza che la vita è breve non resta infognato in un rapporto squallido. Per vivere cosa? Una lunga attesa della morte?