Aderenze addominali: significato, dolori, meteorismo, come eliminarle

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Aderenze osservate in laparoscopia

Con “aderenza” (anche chiamata “briglia”, in lingua inglese “adhesions”) in medicina ci si riferisce a tessuti simili a cicatrici interne che connettono aree anatomiche che Continua a leggere

Differenza tra ernia e laparocele

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Con “ernia” si intende la fuoriuscita di un viscere dalla cavità del corpo che normalmente lo contiene, attraverso Continua a leggere

Microdermoabrasione con cristalli di corindone: esfoliazione profonda per trattare smagliature, pori dilatati, macchie cutanee, rughe, cicatrici ed acne

Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Ecografia Vascolare Articolare Medicina Estetica Mappatura Nei Posturale Dietologo Roma MICRODERMOABRASIONE CRISTALLI CORINDONE SMAGLIATURE MACCHIE ACNE RUGHE Radiofrequenza Rughe Cavitazione CelluliteLa Microdermoabrasione con cristalli di corindone è un trattamento medico estetico levigante e revitalizzante che utilizza cristalli di corindone altamente purificati che il medico depositata sulla pelle attraverso un manipolo specifico. Tali cristalli hanno una azione esfoliante molto potente, una specie di super scrub che elimina gli strati più superficiali (strato corneo e malpighiano) dell’epidermide, senza danneggiare in alcun modo la struttura architettonica della cute; viene mantenuta quindi integra la giunzione dermo-epidermica, senza alcun rischio di sanguinamento e disepitelizzazione, tipiche delle vecchie tecniche di dermoabrasione.
Oltre alla esfoliazione controllata degli strati più superficiali della cute, viene stimolato l’incremento della circolazione sanguigna e della produzione di collagene attraverso l’applicazione del vuoto sul manipolo applicatore.
Questo permette alle sostanze farmacologiche indispensabili per il trofismo cutaneo e per le funzionalità metaboliche cellulari, di penetrare più agevolmente nel derma: ciò è molto utile – come vedremo in seguito – per far penetrare nella cute dopo il trattamento alcune sostanze che proteggono, idratano e rigenerano la pelle.

Che cos’è il corindone?

Il corindone è un minerale costituito da ossido di alluminio. Può essere di vario colore ha lucentezza adamantina, è molto duro (occupa il nono posto nella scala delle durezze di Mohs) e se ne distinguono diverse varietà, tra cui il rubino e lo zaffiro. I cristalli di corindone altamente purificati, grazie alle sue caratteristiche, è usato in campo medico estetico come sostanza esfoliante.

Come si svolge il trattamento?

Dopo la detersione della zona da trattare, il medico passa il manipolo che applica i cristalli. Un trattamento dura al massimo 30 minuti e non è doloroso. Al termine della seduta si può tornare tranquillamente alle attività di tutti i giorni.

Quali sono i risultati?

Già dopo la prima seduta di Microdermoabrasione con cristalli di corindone, la zona trattata appare più levigata e liscia, compatta e priva di impurità. Può presentarsi un lieve rossore che scompare velocemente. Dopo alcuni trattamenti è ben visibile una diminuzione delle rughe, dell’acne, delle smagliature, delle macchie cutanee e di altri inestetismi della cute. La pelle è più giovane, vitale, luminosa, elastica e piacevole da toccare.

La Microdermoabrasione con cristalli di corindone può indebolire la pelle?

Se effettuata da un medico esperto e con uno strumento professionale, questo tipo trattamento non altera la naturale barriera di difesa della pelle e non sussiste il rischio dell’insorgenza di infiammazioni o irritazioni. Si consiglia però di evitare l’esposizione al sole nei giorni successivi al trattamento, ed è inoltre controindicata in caso di cute infiammata o con ferite.

Quanto dura un ciclo di Microdermoabrasione con cristalli di corindone?

Il ciclo varia in funzione della situazione di partenza del paziente, dei risultati che vuole raggiungere e dal tipo di inestetismo: sarà il medico ad indirizzare il paziente sulla giusta durata. Mediamente un ciclo completo è composto da un numero di sedute che oscilla tra 6 e 10 da effettuare con un intervallo di 10/14 giorni.

Quanto costa un trattamento di Microdermoabrasione con cristalli di corindone?

Il costo varia molto in funzione della situazione del paziente e del ciclo di trattamenti programmato. Mediamente il costo di una trattamento di Microdermoabrasione con cristalli di corindone effettuato dal medico è di circa 90 euro a seduta.

Subito dopo il trattamento di Microdermoabrasione cosa si applica?

Come abbiamo visto, la microdermoabrasione rappresenta un forte stimolo per la produzione di collagene ed elastina, essenziali per combattere il rilassamento e la perdita di tono della pelle. Ma i benefici non si fermano qui: avendo tolto il primo strato superficiale della pelle, questa diventa molto percettiva nei confronti di qualsiasi crema che viene applicata nelle 72 ore successive. Proprio per questo motivo, subito dopo il trattamento, io applico una crema di mia creazione chiamata VisCutis (dal latino “Vis” che significa forza e “Cutis” cioè pelle) che contiene la giusta percentuale di una serie di ingredienti utili a potenziare l’effetto della Microdermoabrasione ed a prevenire eventuali effetti collaterali.

Quali componenti contiene la crema VisCutis?

  1. Acido Ialuronico E’ un mucopolisaccaride particolarmente presente nel derma, fornisce un supporto anatomico, funzionale e nutrizionale alla cute. Favorisce la ricostituzione del derma dopo la dermoabrasione. Per capirci: la pelle “vecchia” viene rimossa dal trattamento e la pelle “nuova” viene ricostruita anche grazie all’acido ialuronico.
  2. Sulfadiazina Argentica E’ un principio attivo appartenente alla famiglia degli antibiotici sulfamidici in grado di inibire la replicazione batterica, viene usato in campo chirurgico e dermatologico per accelerare i processi di guarigione di ulcere, ferite ed ustioni. La Sulfadiazina blocca la sintesi di nuovi batteri e la presenza dello ione Argento determina un potente azione battericida ad ampio spettro. Tale principio, usato dopo il trattamento, protegge la pelle dalle infezioni ed accelera la riepitelizzazione.
  3. Alfa-tocoferolo acetato E’ una molecola molto importante per difendere la nostra pelle dalle radiazioni. Una volta assorbita dalla cute, avviene una lenta idrolisi dell’acetato, dando origine al tocoferolo e offrendo protezione contro i raggi ultravioletti.

La mia crema VisCutis contiene inoltre una lunga lista di altre molecole (collagene, vitamine, idratanti, antinfiammatorie…) che hanno la funzione di proteggere la pelle, idratarla ed aiutarla a rigenerarsi.

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Cosa sono i brufoli ed i punti neri e come fare per prevenirli e curarli?

MEDICINA ONLINE PELLE CUTE DERMA DERMATITE COMEDONE PUNTONERO BRUFOLO ACNE GIOVANILE TARDIVA COSA SONO CURA DETERGENTE GEL PELO TERAPIA CURA POMATA CREMA FARMACI RIMOZIONE SEBO SEBACEA.jpgCosa sono brufoli e punti neri lo sanno tutti, ma cosa sono tecnicamente e come si formano, sono informazioni meno conosciute. Cerchiamo oggi di fare un po’ di chiarezza.

All’origine di tutto c’è il punto nero
I punti neri (anche detti comedoni) conosciuti anche come punti neri, sono formazioni di colore tendente al giallo scuro o anche al grigio/nero, che si sviluppano sulla superficie della pelle. Si tratta di una dilatazione dell’orifizio del follicolo nel cui interno si trovano grassi, cheratina, melanina, peli e batteri, tra cui il Propionibacterium acnes che danneggia ulteriormente il tessuto.

Come si forma un punto nero?
Un comedone si forma quando il canale del follicolo pilifero della ghiandola sebacea si ostruisce a causa di una eccessiva cheratinizzazione. Le lamine cornee si ispessiscono e formano una sorta di tappo che ostruisce l’apertura del dotto ghiandolare, impedendo la fuoriuscita del sebo. Il “tappo” poi scurisce a causa di depositi di melanina e dell’azione ossidante dell’ossigeno.

Come si forma il brufolo?
Il comedone crea le basi per la formazione del foruncolo. Vari batteri, tra cui il Propionibacterium acnes e lo Staphylococcus epidermis, possono penetrare all’interno dei pori otturati dai punti neri. Tali batteri passano attraverso il poro e scendono nel follicolo dove si trovano le cellule che fanno crescere i peli e quelle che producono sebo, la sostanza oleosa che li protegge, determinando infezione. Questa infezione richiama subito le difese dell’organismo. Dai vasi sanguigni e dal derma circostante (il tessuto sotto l’epidermide) accorrono globuli bianchi e anticorpi. L’intera zona si gonfia: è nato il foruncolo. È rosso perché i capillari si dilatano per favorire l’afflusso dei “difensori”, che di solito nel giro di 24-48 ore distruggono i batteri. Verso la fine della battaglia i capillari tornano progressivamente normali e dal sangue giungono i macrofagi, cellule specializzate che fanno piazza pulita dei resti dei combattenti morti: il brufolo si “sgonfia”.

Leggi anche: Punti neri (comedoni): tutti i rimedi naturali per eliminarli

Cos’è il liquido giallo del brufolo?
Alla fine della battaglia il foruncolo può risultare pieno di un liquido giallo presente in quantità variabile. Tale liquido giallastro (fatto di acqua, di sebo, di anticorpi e batteri “sconfitti”) e, riuscendo a farsi strada verso la superficie e a uscire dal poro, diventa visibile all’esterno nella caratteristica – ed inestetica – maniera che tutti conosciamo. L’infezione è però vinta: il brufolo è guarito. Lentamente il liquido viene eliminato dall’organismo.

Perché il foruncolo può lasciare cicatrici?
La vera e propria battaglia tra sistema immunitario e batteri, è una guerra senza esclusione di colpi, che coinvolge anche gli innocenti: i globuli bianchi emettono infatti enzimi capaci di distruggere la membrana esterna dei batteri. Ma gli enzimi non fanno distinzione, e disgregano anche la parete delle cellule circostanti, quelle che formano il follicolo. Ecco perché, quando i foruncoli sono molti e profondi (come nei casi di acne grave), possono rimanere cicatrici.

Leggi anche: La zona dove compare l’acne, rivela i tuoi problemi fisici e psicologici

Perché i brufoli vengono soprattutto durante l’adolescenza?
L’aumento degli androgeni (ormoni sessuali), estremamente importante nel periodo adolescenziale, stimola le ghiandole sebacee a produrre più sebo. La ghiandola funziona in maniera copiosa ma, come abbiamo visto prima, la cheratinizzazione impedisce al sebo di uscire: nel giro di qualche giorno si forma il punto nero e successivamente il brufolo.

Serve schiacciare i brufoli?
Solo se hanno la puntina gialla leggermente in rilievo sul gonfiore circostante: significa che ormai l’apparato immunitario ha svolto fino in fondo il suo compito e si può fare uscire il liquido. Basterà tendere e poi premere un po’ la pelle intorno, anche se il mio consiglio rimane sempre quello di resistere, ed aspettare che il corpo riassorba il liquido. In caso contrario, il trauma dello schiacciamento, potrebbe favorire una nuova infezione del sito.

Leggi anche: Spremere o incidere il brufolo: lo fa davvero passare prima?

Cosa fare se il brufolo è rosso?
Se il brufolo è ancora soltanto rosso, schiacciarlo è dannoso: il liquido non può uscire perché il gonfiore ha stretto il canale che porta verso il poro e, premendo la zona con le dita, le pareti interne del follicolo possono rompersi, propagando l’infezione al derma circostante, con il risultato di aumentare il diametro del brufolo e quindi il rischio di cicatrici. Schiacciare i punti neri serve invece a impedire che si trasformino in foruncoli, quindi è possibile eliminarli, avendo molta cura nel farlo.

Perché i miei amici non hanno un brufolo ed io si?
Ci sono persone più fortunate ed altre meno fortunate, in questo neanche il brufolo fa eccezione: alcuni soggetti passano l’adolescenza senza un foruncolo, la pelle liscia come la seta, altri invece devono combattere con essi tutta la vita. La spiegazione è semplice: dipende dal numero e dal funzionamento dei recettori per gli ormoni che ognuno di noi ha sulle ghiandole sebacee. Alcune persone nascono con ghiandole dotate di molti recettori: alla pubertà esse cominceranno a funzionare e, ricevendo più ormoni, produrranno più sebo, dunque comedoni e foruncoli. Altri hanno meno recettori e quindi la pelle liscia. Non a caso ci sono popolazioni che non hanno quasi mai brufoli, come i giapponesi e i coreani: nelle loro ghiandole, pochi recettori.

Cioccolato, dolci e cibi piccanti fanno venire i brufoli?
Il cioccolato è innocente. Si può mangiarne a volontà (senza esagerare!) e non avere un brufolo in più. Lo stesso vale per gli alimenti piccanti o per altri tipi di dolci. Diversi esperimenti condotti negli Stati Uniti hanno ormai dimostrato in modo inequivocabile che non sono gli alimenti a riempire la faccia di brufoli (a meno di non essere allergici, naturalmente). I ricercatori hanno messo due gruppi di adolescenti a diete differenziate: una ricca di cioccolato e dolciumi, l’altra del tutto priva di leccornie dolci. Dopo alcune settimane hanno messo a confronto le foto del viso dei ragazzi scattate prima e dopo l’esperimento. Il risultato? Le facce piene di brufoli prima della “cura al cioccolato” erano ancora foruncolose, ma l’acne non era aumentata, mentre la pelle dei ragazzi che non soffrivano di acne non aveva neanche un brufolo, come sempre.

I migliori prodotti per l’igiene orale e la bellezza del viso
Qui di seguito trovate una lista di prodotti di varie marche per la cura ed il benessere della bocca e del viso, in grado di migliorare l’igiene orale, combattere l’alito cattivo, pulire la lingua dalla patina ed idratare le labbra:

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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Kintsugi: quando una storia d’amore subisce un duro colpo, può tornare come prima?

Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo STORIA AMORE SUBISCE DURO COLPO TORNARE COME PRIMA  Dieta Chirurgia Estetica Roma Cavitazione Pressoterapia Grasso Dietologo Cellulite Calorie Peso Sessuologia Pene Laser Ripara Sex Kintsugi Rughe BotulinOQuando un rapporto (d’amore, d’amicizia o di qualsiasi altro tipo…) subisce un “duro colpo”, le cose potranno mai tornare come prima? Prendete un foglio di carta, appallottolatelo, poi riapritelo: per quanto vi impegnate a stenderlo, il foglio non tornerà mai piatto come prima, le pieghe non verranno più via. Quante volte l’abbiamo sentita questa storia, magari raccontata da una amica che era stata tradita dal proprio ragazzo o marito? Ma la vera domanda che vi faccio oggi è: visto che le pieghe del foglio non scompariranno mai, perché non provare invece a… valorizzarle?

Un organismo in evoluzione

Nessun organismo rimane vivo, se si ferma. Ogni rapporto è un organismo in evoluzione, ed ogni cambiamento, nel bene o nel male, lo tiene in vita. Ovvio che ognuno di noi vorrebbe per il proprio rapporto solo delle svolte in positivo ma purtroppo, come noi tutti sappiamo, spesso la vita ci riserva episodi dolorosi che stravolgono in negativo il nostro racconto. Dopo tali episodi spesso ci convinciamo che la nostra storia non tornerà mai più come prima, che la perfezione era già stata raggiunta e non potrà mai più ripresentarsi, ormai macchiata da un episodio sfavorevole. Il messaggio che invece voglio darvi oggi è invece che, nella maggior parte dei casi, il rapporto – se saldo – può sopravvivere anche quando subisce un colpo ed anzi, in alcuni casi, può addirittura giovarne: serve ovviamente l’impegno e lo sforzo da entrambe le parti, oltre che un pizzico di fortuna.

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Dieci vasi di terracotta

Avete di fronte a voi dieci vasi di terracotta, molto belli, tutti perfettamente uguali. Prendetene uno e gettatelo per terra. Chiunque vi dirà che ora avete in mano nove bei vasi e che il decimo non è più un bel vaso, ma solo un cumulo di pezzetti di terracotta. Ora voi avete quattro possibilità:

  1. buttate subito il cumulo di macerie, senza neanche provare a incollare i pezzi;
  2. provate a incollare i pezzi, ma l’urto è stato talmente drammatico che è realmente impossibile rimettere insieme il vaso;
  3. l’urto è stato abbastanza lieve e riparate con la colla il vostro vaso: tornerà in piedi ma sarà comunque per sempre più brutto degli altri nove vasi;
  4. l’urto è stato abbastanza lieve, riparate il vostro vaso ma in questo caso valorizzate le crepe con dell’oro. Non cercate di nascondere i segni dell’urto (sarebbe impossibile!), puntate invece a dare importanza a quei segni che – nel bene e nel male – raccontano una storia, mostrano l’impegno ulteriore che quel vaso ha dovuto affrontare per tornare a splendere. Se il vostro restauro è stato fatto con impegno ed amore state sicuri che, tra i dieci vasi, il vostro decimo vaso sarà probabilmente quello più bello di tutti, perché unico ed inimitabile.

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Kintsugi

In Giappone il concetto di “riparare un oggetto danneggiato con la ferma volontà di renderlo migliore rispetto all’oggetto di partenza“, è conosciuto da millenni tanto che ha anche un nome: kintsugi (金継ぎ), o kintsukuroi (金繕い), letteralmente “riparare con l’oro“. Si tratta di una pratica appunto che consiste nell’utilizzo di oro o argento liquido o lacca con polvere d’oro per la riparazione di oggetti in ceramica usando il prezioso metallo per saldare assieme i frammenti. La tecnica permette di ottenere degli oggetti preziosi sia dal punto di vista economico (per via della presenza di metalli preziosi) sia da quello artistico: ogni ceramica riparata presenta un diverso intreccio di linee dorate unico ed ovviamente irripetibile per via della casualità con cui la ceramica può frantumarsi. La pratica nasce dall’idea che dall’imperfezione e da una ferita possa nascere una forma ancora maggiore di perfezione estetica ed interiore. Non è forse vero che spesso è una piccola imperfezione a rendere unico e vero un viso altrimenti bello ma banale? Kintsugi è un concetto che trascende l’arte, ma è un vero e proprio principio filosofico, applicabile in vari ambiti della nostra vita.

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Il kintsugi in musica

Ricordo che qualche anno fa applicavo, senza conoscerlo, il concetto di kintsugi anche nella musica. Fino a qualche anno fa avevo una band musicale di genere blues-rock ed a volte ci succedeva anche di esibirci live nei locali. Quando mi capitava di suonare dal vivo una parte solistica improvvisata con la mia chitarra e mi accorgevo di aver, per errore, suonato una nota completamente sbagliata – “stonata” tanto per capirci – anziché fare la tipica faccia sofferente del chitarrista che sa di aver toppato una nota, tiravo fuori un bel sorriso e, continuando con la mia parte solistica, giocavo a risuonare la nota sbagliata inserendola in fraseggi composti da altre note “intonate”. Il risultato era che spesso la nota sbagliata diventava un “cromatismo” che dava al mio solo una sfumatura unica ed inconfondibile. Addirittura col tempo ho trasformato alcune note “stonate” in un vero e proprio mio marchio stilistico, che rendeva particolari ed uniche le mie parti solistiche e mi aiutava ad essere meno timido sul palco visto che questa mia capacità di “abbellire gli errori” mi rendeva consapevolmente un chitarrista “più capace e con più carattere degli altri” con la consapevolezza che, anche nell’errore, avrei tirato fuori un bel solo. Il concetto è sempre lo stesso: una volta fatto l’errore, visto che non si può tornare indietro e “piangere sul latte versato” è inutile anzi controproducente, a quel punto meglio impegnarsi per valorizzarlo e “colorarlo” per poi esporlo alla platea, senza vergogna, anzi: con orgoglio! Ovviamente questo non deve essere un invito a sbagliare più note possibili per poi avere il piacere di usarle in modo positivo, anche perché per riuscirci serve molta esperienza, esattamente come per riparare un vaso rotto e farlo splendere più di quanto lo fosse prima, serve tanta capacità e pazienza. Senza considerare che non sempre la pratica del kintsugi può essere effettivamente usata con efficacia ed a volte un oggetto rotto rimane semplicemente rotto, come un solo di chitarra sbagliato rimane semplicemente un brutto solo. A volte una nota sbagliata rimane… una nota sbagliata e quindi sgradevole!

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Un’occasione per capire l’altra persona

Quando uno dei due partner causa un danno (ad esempio tradisce l’altro) in una storia d’amore, ma poi se ne pente sinceramente, ciò non deve necessariamente rappresentare la fine della storia. Deve invece spingere entrambi a farsi delle domande su cosa non sta funzionando nella loro storia e ad affrontare eventuali problemi irrisolti e nascosti dalla routine. Più il colpo che ha subito la storia è stato duro, più la storia sarà salda se la coppia riuscirà a risolvere il problema. Non sempre, ma spesso è così! In ospedale ho visto tante coppie ormai alla deriva, tornare unite come e più di prima, in seguito a malattie o incidenti gravi subiti da uno dei due partner. Qualcuno si ricorda ad esempio cosa succede a Fabrizio Bentivoglio nel film del 2003 “Ricordati di me” diretto da Gabriele Muccino?
E’ però anche vero che in alcuni casi, come accadeva per il vaso di terracotta, l’urto è stato davvero troppo forte per riuscire a rimettere in piedi i pezzi, motivo per cui non tutte le storie sono necessariamente destinate a durare per sempre: è così dalla notte dei tempi e nessun kintsugi può farci nulla.

Le imperfezioni come parte fondamentale di un rapporto

Sperando che questo articolo sia stato un po’ d’aiuto ai tanti cuori infranti del nostro tempo, chiudo con il mio personale invito a ricordarvi sempre un concetto fondamentale dell’amore: le debolezze ed i piccoli difetti sono la parte essenziale di un rapporto. Se è tutto perfetto, senza mai un litigio, una imperfezione, può sopraggiungere presto la noia. Guardate questo bellissimo video tratto dal film “Will Hunting – Genio ribelle” un bel film del 1997 diretto da Gus Van Sant e interpretato da Matt Damon e Robin Williams:

Se credi di vivere una crisi di coppia, prenota la tua visita e, grazie ad una serie di colloqui riservati, vi aiuterò a gestire e superare questo memento difficile.

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