Il termine splenomegalia indica aumento di volume della milza, che va oltre le normali dimensioni. La milza è normalmente localizzata nel quadrante superiore sinistro dell’addome umano. Molto spesso la splenomegalia si associa ad ipersplenismo. La splenomegalia in questo caso viene a costituire uno dei quattro segni cardine dell’ipersplenismo (gli altri tre segni sono: una diminuzione dei globuli rossi, dei globuli bianchi (leucopenia) o delle piastrine (piastrinopenia), in qualsiasi combinazione; una risposta proliferativa compensatoria nel midollo osseo; la risoluzione di questi sintomi con l’esecuzione di una splenectomia). La splenomegalia può anche associarsi ad una iperattività, ovvero ad una iperfunzionalità della milza stessa, ma può presentarsi anche in modo isolato, senza essere associata ad alcun sintomo.
Classificazione in base alle dimensioni
- Lieve – moderata: splenomegalia in cui le dimensioni della milza sono comprese tra 11 e 20 cm
- Grave: splenomegalia in cui la dimensione della milza è maggiore di 20 centimetri.
Le dimensioni della milza possono essere determinate in modo accurato con la semplice esecuzione di una ecografia addominale.
Cause
La splenomegalia può essere osservata nel corso di numerosissime malattie. Le cause più comuni di splenomegalia nei paesi sviluppati sono la mononucleosi infettiva, l’infiltrazione della milza da parte di cellule tumorali in corso di una leucemia o tumore ematologico, e l’ipertensione portale (di solito secondaria a malattie del fegato e sarcoidosi). La splenomegalia può anche essere dovuta ad infezioni batteriche, come la sifilide oppure un’endocardite.
Aumento della funzione | Anormale flusso di sangue | Infiltrazione |
---|---|---|
Rimozione di globuli rossi difettosi
Iperplasia Immune Risposta alle infezioni (virali, batteriche, micotiche, parassitarie)
Disordini dell’immunoregolazione
Ematopoiesi extramidollare
|
Insufficienza d’organo
Vascolare
Infezioni
|
Malattie metaboliche
“Infiltrazioni” benigne e maligne
|
Sintomi
Una splenomegalia può essere valutata clinicamente attraverso la palpazione oppure attraverso la percussione. Quest’ultima può essere eseguita nella cosiddetta area di Traube. I riscontri di una attenta percussione migliorano l’accuratezza della palpazione e la combinazione di percussione e palpazione ha dimostrato un’alta specificità, pari a circa il 90%. La sensibilità dei metodi è, sfortunatamente, molto inferiore, ed è fortemente influenzata dal grado di splenomegalia e dalla magrezza del paziente. I sintomi manifestati dal paziente possono includere dolore addominale, dolore toracico, dolore toracico di tipo pleuritico (in particolare in concomitanza di ripienezza di stomaco, vescica o intestino, mal di schiena, senso di sazietà precoce, oppure i sintomi propri dell’anemia (dovuti alla concomitante citopenia). I segni di splenomegalia possono includere una massa palpabile nel quadrante addominale superiore sinistro o sfregamento della milza. Può essere rilevata all’esame fisico utilizzando il segno di Castell o identificando l’area di Traube. L’ecotomografia addominale può essere utilizzata per confermare la diagnosi. In pazienti in cui la probabilità di splenomegalia è elevata, l’esame fisico non è sufficientemente sensibile per rilevare il disturbo. In questi pazienti è indicato ricorrere all’imaging addominale.
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Terapia
Per i casi di splenomegalia severa il trattamento d’elezione è chirurgico: il paziente viene sottoposto a splenectomia onde evitare rotture spontanee o provocate del viscere ed alleviare la dolenzia che talvolta può affliggerlo. Questo è particolarmente vero se alla base della splenomegalia vi è una situazione di ipersplenismo. Anche in questo caso una splenectomia è indicata e correggerà l’ipersplenismo stesso. Tuttavia, la causa di fondo dell’ipersplenismo rimane e pertanto è indicato eseguire un completo iter diagnostico che potrà mettere in evidenza una leucemia, o linfoma oppure altri gravi disturbi. Di rilevante importanza clinica sarà la maggiore suscettibilità del paziente splenectomizzato ad infezioni prevalentemente di Haemophilus influenzae, pneumococco, meningococco e parvovirus, che richiederanno gli opportuni presidi vaccinali oltre che un monitoraggio attento e capace per il resto della vita (soprattutto in caso di nuovi ricoveri da parte del paziente, che lo esporrebbero al rilevante rischio di infezione nosocomiale).
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Lo Staff di Medicina OnLine
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