Gli asteroidi che potrebbero costituire una seria minaccia per la vita sulla Terra potrebbero colpire il Pianeta una volta ogni 500.000 anni (forse anche meno), quelli capaci di distruggere intere città potrebbero colpire ogni 10.000 anni. In ogni caso, al di là della statistica, il pericolo asteroidi non riguarda singoli “mortali”, ma l’intera umanità. Se una di queste remote collisioni dovesse verificarsi, come moriremmo?
Un gruppo di scienziati britannici ha pubblicato sul Geophysical Research Letters un’analisi delle più probabili cause di morte dovute a un impatto celeste. I ricercatori dell’Università di Southampton hanno simulato la collisione di 50 mila asteroidi di varie dimensioni – da quelli di poco conto fino a giganti di 400 metri di diametro (quello dei dinosauri misurava però circa 10 km di diametro) su varie parti della Terra, stimando il tipo di danni che provocherebbero – tsunami, piogge di detriti, onde termiche… – e quante persone ucciderebbero.
Il 60% delle morti per impatto di asteroide, emerge dallo studio, deriverebbe da vento, pressione e onde d’urto, mentre tsunami e polveri contribuirebbero solo in parte. Un asteroide di grandi dimensioni non ha bisogno di piombare al suolo intatto per causare distruzione. Ben prima di colpire la Terra – e lasciare crateri o sollevare muri d’acqua – si disintegrerebbe in atmosfera provocando un’onda d’urto in grado di radere al suolo città e sbriciolare, con la pressione, i nostri organi interni.

Il numero di vittime (casualties) per varie cause: vento, pressione, temperatura, detriti, tsunami, in relazione alle dimensioni dell’asteroide.
Come si vede dal grafico qui sopra, a mano a mano che crescono le dimensioni del masso spaziale (“diameter”, in metri), le possibilità di morire per cause diverse – detriti, tsunami – aumentano, ma vento e fronte d’onda termico rimangono sempre le principali minacce alla vita.
Il vento derivante dall’impatto in atmosfera accompagnerebbe ogni collisione, mentre gli tsunami si genererebbero soltanto se il masso cadesse in acqua, e comunque in un numero ridotto di casi. Per sollevarne di simili a quelli che si vedono nei film apocalittici, occorrerebbe smuovere l’intera colonna d’acqua fino agli abissi oceanici, come avviene quando un terremoto scuote i fondali dal basso. E nell’eventualità di un impatto in pieno oceano il problema, oltre agli tsunami, sarebbe la quantità di vapore acqueo in atmosfera.
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