Spesso in medicina i termini “asma”, “asma bronchiale”, “bronchite” e “bronchite asmatica” vengono usati per indicare un’infiammazione dei bronchi che genera la stessa sintomatologia – respiro sibilante e fatica a respirare – e difatti la terapia è la medesima perché, appunto, in entrambi i casi si ha un’infiammazione dei bronchi. In realtà c’è differenza tra le varie patologie: facciamo chiarezza.
Con “asma bronchiale” (comunemente chiamata anche solo “asma”) si intende una malattia infiammatoria cronica dei bronchi, le strutture ad albero che conducono l’aria ai polmoni, che si manifesta con crisi di mancanza di respiro, tosse e sibili al torace dovuti a broncocostrizione.
Con bronchite si intende è una patologia caratterizzata dall’infiammazione della mucosa che riveste i bronchi, non necessariamente accompagnata da broncocostrizione (come invece avviene nell’asma). Il suo sintomo più rilevante è la difficoltà respiratoria, che si manifesta con un respiro sibilante, tosse, fiato corto, disturbi del sonno e senso di oppressione al torace. A volte può coesistere un grado variabile di enfisema polmonare, lento processo di degenerazione del tessuto polmonare. La malattia acuta, nel giro di alcuni giorni guarisce, a meno che non sopravvengano complicazioni. In un paziente su due la bronchite cronica conduce a un’insufficienza respiratoria. Il termine di bronchite asmatica, non propriamente corretto, si riferisce a una infiammazione acuta dei bronchi che genera un respiro sibilante dovuto a una ostruzione bronchiale.
Cause di asma e di bronchite
Le cause di asma non sono ancora ben definite, tuttavia è certo che esistono numerosi fattori di rischio che hanno origine genetica e ambientale ed ognuno può contribuire con peso differente nella manifestazione della patologia. I principali sono la predisposizione genetica, allergie, infezioni, dieta, condizioni igieniche, inquinamento dell’aria e attività fisica. L’asma dura per tutta la vita.
La bronchite ha invece cause ben nette e definite. La bronchite acuta è solitamente causata da un’infezione virale, mentre quella cronica è il risultato di un danno alle vie aeree dovuto a fumo di sigaretta, inquinamento e altre condizioni. Mentre la bronchite acuta ha una durata limitata ad alcuni giorni, invece la bronchite cronica è invece caratterizzata e definita tale in presenza di una tosse produttiva che dura più di tre mesi all’anno per almeno due anni in assenza di altre patologie.
Diagnosi differenziale di bronchite ed asma
Essendo i sintomi in parte sovrapponibili, la diagnosi differenziale di bronchite e di asma include diversi tipi di esami di laboratorio e di diagnostica per immagini, tra cui:
- Esami del sangue, per la conta leucocitaria e per la ricerca di stati infettivi;
- Esami di coltura sull’espettorato, per determinare la presenza di batteri nel muco ed escludere altre infezioni;
- Radiografia del torace (Rx Torace), per valutare la presenza di segni di infezioni più estese (polmonite);
- TAC, nei casi in cui sia necessario individuare eventuali anomalie dei polmoni e delle vie aeree in generale;
- Spirometria, per misurare la quantità di aria che si immette nei polmoni;
- Test di provocazione bronchiale, per la misura dell’ossido nitrico presente nell’aria emessa (espirata) che indica il livello di infiammazione.
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Terapia dell’asma bronchiale
Nella terapia dell’asma bronchiale è necessario un intervento sullo stile di vita e farmacologico. Per prima cosa evitare l’esposizione ai fattori scatenanti è una componente fondamentale per migliorare il controllo dell’asma e prevenire gli attacchi. I fattori scatenanti più comuni includono gli allergeni, il fumo (tabacco e altri), l’inquinamento atmosferico, i beta-bloccanti non selettivi e gli alimenti contenenti solfiti, tuttavia esistono molti altri tipi di fattori scatenanti soggettivi che il paziente con asma, ed i suoi famigliari, deve imparare ad evitare. Nell’asma riveste ovviamente un ruolo importante anche la terapia farmacologica: attualmente si ottengono ottimi risultati facendo assumere al paziente con regolarità dei farmaci in via aerosolica spray o in forma di polvere inalatoria in modo da arginare l’infiammazione cronica per evitare che non degeneri, e arginare il broncospasmo, “allargando” i bronchi quando questi tenderebbero a restringersi. In ogni caso è lo specialista a decidere caso per caso quali farmaci prediligere, mentre l’asmatico deve essere sempre cosciente dei farmaci che assume e, secondo le indicazione del medico, sapere come e quando variarne il dosaggio.
Trattamento della bronchite acuta
Il trattamento della bronchite acuta è principalmente sintomatico. Farmaci antinfiammatori non-steroidei (FANS) possono essere utilizzati per trattare la febbre ed il mal di gola. Si tenga comunque presente che anche senza alcun trattamento, la maggior parte dei casi di bronchite acuta si risolve rapidamente. Nella maggior parte dei casi (90% circa) la bronchite acuta è causata da virus. Per questo motivo un trattamento antibiotico non può essere raccomandato, in quanto inutile ed inefficace (gli antibiotici agiscono solo contro i batteri e quindi sono utili se la bronchite è invece di origine batterica). Inoltre ricorrere ad un trattamento antibiotico nei casi di bronchite ad eziologia virale promuove lo sviluppo di resistenza batterica contro gli antibiotici, il che può paradossalmente risultare pericoloso e, potenzialmente, comportare una maggiore morbilità e mortalità. Tuttavia, anche nel caso si sospetti una bronchite virale, in alcuni casi selezionati gli antibiotici possono trovare comunque indicazione, in genere al fine di evitare l’insorgenza di infezioni batteriche secondarie. L’evidenza suggerisce che il declino della funzione polmonare osservabile nei soggetti affetti da bronchite cronica può essere rallentata con la cessazione del fumo di sigaretta.
Trattamento della bronchite cronica
Il trattamento della bronchite cronica è sintomatico e può richiedere l’impiego di agenti terapeutici sia farmacologici che non farmacologici. I tipici approcci non farmacologici per la gestione della broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), e fra questi la bronchite cronica, possono includere: la riabilitazione polmonare, la chirurgica per la riduzione del volume polmonare, ed il trapianto polmonare. L’infiammazione e l’edema dell’epitelio respiratorio possono essere ridotti con i farmaci corticosteroidi per via inalatoria. Il respiro sibilante e la difficoltà respiratoria possono essere trattate riducendo il broncospasmo (cioè lo spasmo, reversibile, che interessa i piccolo bronchi e che è secondario alla costrizione del muscolo liscio). Il broncospasmo viene trattato con broncodilatatori a lunga durata d’azione, per via inalatoria. Questi broncodilatatori sono farmaci agonisti del recettore β2-adrenergico (ad esempio il salmeterolo) oppure farmaci ad azione anticolinergica, assunti sempre per via inalatoria, quali l’ipratropio bromuro od il tiotropio bromuro. I farmaci mucolitici (conosciuti anche come espettoranti) possono avere un piccolo effetto terapeutico sulla riacutizzazione della bronchite cronica. L’ossigenoterapia è utilizzata per trattare l’ipossiemia (una situazione caratterizzata da una bassa ossigenazione del sangue) e ha dimostrato di ridurre la mortalità nei pazienti affetti da bronchite cronica. Si deve tenere presente che l’ossigenoterapia (supplementi di ossigeno per un certo numero di ore nel corso della giornata) può portare alla riduzione dello stimolo respiratorio, con conseguente aumento dei livelli ematici di anidride carbonica (ipercapnia) e acidosi respiratoria secondaria.
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