Bronchiolite in neonato ed adulti: contagio, cura, quanto dura e ricadute

MEDICINA ONLINE PARTO DEPRESSIONE POST PARTUM BABY BLUE NEWBORN GRAVIDANZA INCINTA ACQUA LATTE MATERNO SENO MAMMA FIGLIO BAMBINO BIMBO NEONATO PERICOLOSO BAMBINA IN TERAPIA INTENSIVA BIRTH WATER PICTURE WALLPAPER PICS HDLa bronchiolite è un’infezione virale acuta che colpisce il sistema respiratorio, in particolare è  caratterizzata da una infiammazione dei bronchioli, i più piccoli passaggi di aria dei polmoni. Interessa soprattutto (ma non esclusivamente) dei bambini di età inferiore ad un anno con maggiore prevalenza nei primi 6 mesi di vita e maggiore incidenza tra novembre e marzo (epidemica in inverno). Il 90% dei casi riguarda bambini tra gli 1 e i 9 mesi. La bronchiolite è la causa più comune di ospedalizzazione durante il primo anno di vita.

Cause di bronchiolite e contagio

L’agente infettivo più coinvolto (nel 75% circa dei casi) è il virus respiratorio sinciziale (VRS) ma anche altri virus possono esserne la causa (metapneumovirus, coronavirus, rinovirus, adenovirus, virus influenzali e parainfluenzali). L’infezione è secondaria a una trasmissione che avviene primariamente per contatto diretto con le aeree secrezioni infette. La fase di contagio dura tipicamente da 6 a 10 giorni. L’infezione interessa bronchi e bronchioli innescando un processo infiammatorio, aumento della produzione di muco e ostruzione delle vie aeree con possibile comparsa di difficoltà respiratoria.

Fattori che aumentano il rischio di maggiore gravità nei bimbi:

  • prematurità,
  • età del bambino < 12 settimane,
  • cardiopatie congenite,
  • displasia broncopolmonare,
  • fibrosi cistica,
  • anomalie congenite delle vie aeree,
  • immunodeficienze primarie e secondarie.

Sintomi di bronchiolite

Generalmente esordisce con febbricola (o addirittura SENZA FEBBRE) e rinite (infiammazione nasale); successivamente possono comparire tosse insistente, che si aggrava gradualmente, letargia e difficoltà respiratoria – più o meno marcata – caratterizzata da un aumento della frequenza respiratoria e da rientramenti intercostali. Il più delle volte si risolve spontaneamente e senza conseguenze. Tuttavia, in alcuni casi, può rendersi necessario il ricovero, specialmente al di sotto dei sei mesi di vita. In bambini così piccoli è spesso presente un calo dei livelli di saturimetria (ossigeno nel sangue) e può osservarsi una disidratazione causata dalla difficoltà di alimentazione e dell’aumentata perdita idrica determinata dal lavoro respiratorio. Inoltre, nei pazienti nati prematuri o di età inferiore alle 6 settimane di vita, è aumentato il rischio di apnea (episodio di pausa respiratoria prolungata) e ne vanno pertanto controllati i parametri cardio-respiratori. La frequenza respiratoria generalmente supera i 70 atti respiratori al minuto.

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Diagnosi di bronchiolite

La diagnosi di bronchiolite è clinica, basata sull’andamento dei sintomi, sull’anamnesi e sull’esame obiettivo. Solo in casi particolari, ove ritenuto necessario dal medico, possono essere effettuati alcuni accertamenti di laboratorio e/o strumentali. Tra questi:

  • la ricerca dei virus respiratori sull’aspirato nasofaringeo,
  • la determinazione dell’ossigenazione tramite saturimetro (una saturazione arteriosa <92% è un indicatore di gravità e della necessità di ospedalizzazione),
  • l’emogasanalisi arteriosa (un esame che permette di valutare l’ossigenazione del sangue e, attraverso la misurazione dell’anidride carbonica, l’efficacia degli scambi gassosi).

Molto raramente si rende necessaria la radiografia del torace (si possono riscontrare addensamenti ed aree di assenza di aria in più zone dei polmoni dovute alla alterata ventilazione).

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Come prevenire la bronchiolite nei bimbi?

Alcune semplici norme igieniche possono ridurre il rischio di contrarre la bronchiolite o evitare infezione correlate che possono peggiorare il quadro clinico. Cercare sempre di:

  • evitare il contatto dei bambini più piccoli con altri bambini o adulti affetti da infezioni delle vie aeree;
  • lavarsi sempre le mani prima e dopo aver accudito il bambino;
  • favorire l’allattamento al seno e fornire una quantità adeguata di liquidi;
  • fare frequenti lavaggi nasali con soluzione fisiologica o ipertonica;
  • non fumare mai in casa, anche in ambienti diversi da quelli dove si trova il bambino.

Trattamento della bronchiolite

Un lattante senza difficoltà respiratoria, con SaO2 > 94 % in aria ed in grado di alimentarsi può essere trattato a domicilio sotto le attente cure del pediatra curante. Il paziente con bronchiolite viene in genere trattato con frequenti lavaggi nasali con aspirazione delle secrezioni e terapia aerosolica con soluzione ipertonica al 3%. Quest’ultima aiuta il piccolo a mobilizzare le abbondanti secrezioni mucose catarrali. È possibile utilizzare broncodilatori (farmaci che dilatano i muscoli dei bronchi e quindi migliorano la respirazione) per via inalatoria per 3-4 volte al giorno se si è osservato un miglioramento clinico dopo una prima somministrazione “di prova” nell’ambulatorio pediatrico o a domicilio. La terapia va invece sospesa in mancanza di evidente efficacia. Talvolta viene prescritto il cortisone per bocca ma la più recente letteratura scientifica non dimostra che i bambini sottoposti a questa terapia vanno incontro ad un miglioramento. L’uso routinario degli antibiotici non è raccomandato, tranne in bambini immunocompromessi o in caso si sospetti un’infezione batterica concomitante. È utile frazionare i pasti aumentandone la frequenza e diminuendo le quantità.Quando occorre il ricovero ospedaliero, il bambino viene sottoposto ad una terapia di supporto per garantire:
– un’adeguata ossigenazione del sangue attraverso la somministrazione di ossigeno umidificato e riscaldato (solo nei casi più gravi si somministra ossigeno ad alti flussi);
– un’adeguata idratazione, qualora l’alimentazione risultasse difficoltosa, attraverso la somministrazione di soluzioni glucosaline per via endovenosa.

Durata della bronchiolite, ricadute e prognosi

La maggior parte dei bambini ha un singolo episodio di bronchiolite, altri hanno due o tre episodi di ricaduta a breve distanza, dovuti probabilmente ad agenti diversi; un buon numero presenta successivamente crisi di asma (intorno al 45%), situazione favorita indubbiamente dalla bronchiolite.
In un lattante eutrofico e peraltro in buona salute, la bronchiolite non presenta alcun rischio: essa giunge sempre a guarigione in circa 7/10 giorni. Ma in soggetti cardiopatici o che abbiano presentato un peso molto basso alla nascita o che presentino i segni toracici del rachitismo (eccessiva flessibilità delle coste), la bronchiolite può rappresentare una malattia gravissima, che dura molto più a lungo e purtroppo può mettere in pericolo la vita del bimbo.

Complicanze della bronchiolite

Le complicanze che possono insorgere in corso di bronchiolite sono rappresentate dall’insufficienza respiratoria (con aumento dell’ipercapnia oltre i 50 mmHg), dall’atelectasia, dalle infezioni batteriche secondarie, dallo pneumotorace e dallo pneumomediastino. Anche lattanti che abbiano superato bene la malattia, possono presentare successivamente, anche per qualche mese, un aumento della frequenza respiratoria, sia da svegli che nel sonno.

Bronchiolite: quando è necessario ricoverare il bambino?

In tutti i casi di cattiva ossigenazione o rifiuto dell’alimentazione il bambino, secondo le indicazioni del pediatra curante, dovrà essere valutato dal pediatra del Pronto Soccorso per un eventuale ricovero. Vengono considerati fattori di rischio aggiuntivi: la prematurità o l’età inferiore ai due mesi, la concomitanza di patologie croniche (broncodosplasia, cardiopatie congenite, immunodeficienze, patologie neurologiche), la minor reattività, la difficoltà assistenziale a domicilio da parte dei genitori.

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