Con paraplegia in medicina si intende una condizione di diplegia in cui la parte inferiore del corpo è affetta da paralisi motoria e/o carenza funzionale parziali o totali, associati a disturbi della sensibilità. La lesione midollare che provoca paraplegia è sottostante alla prima vertebra toracica (T1). Si distingue dalla tetraplegia che interessa tutti e quattro gli arti e si verifica in caso di lesione cervicale del midollo spinale.
Paraplegia: etimologia del termine
Paraplegia (accento sulla “i”) è una parola che deriva dal greco παραπληγία, composto da παρα- (“para” che significa “vicino, intorno a”) e -πληγία (“plegìa” che significa “colpisco”).
Diffusione di paraplegia e tetraplegia in Italia
In Italia ogni anno si verificano mediamente 906 nuovi casi di paraplegia all’anno, 625 di tetraplegia, con i seguenti rapporti: il 67% di origine traumatica di cui il 53% rappresentati da incidenti stradali, il 21% da cadute, il 10% da incidenti sul lavoro e il 33% di origine non traumatica. Il rapporto maschi/femmine è 4:1 ed è stato rilevato un incremento annuo di 20/25 nuovi casi, con età compresa tra 10 e 40 anni (picco intorno ai 20), con circa 80 mila persone con lesione midollare attualmente residenti nel nostro paese.
Cause di paraplegia
La lesione midollare che provoca paraplegia è sottostante alla prima vertebra toracica (T1). Tale lesione può essere provocata da svariate cause:
- lesioni infettive;
- lesioni traumatiche della zona lombare o dorsale del midollo spinale, ad esempio in incidenti stradali o spirtivi;
- disciti;
- tumori;
- lesioni vascolari;
- sclerosi a placche;
- da malformazioni congenite del canale midollare, come nella spina bifida.
Sintomi di paraplegia
I sintomi principali connessi a una paraplegia possono verificarsi anche immediatamente dopo la lesione del midollo spinale, ad esempio nelle lesioni da trauma. Variano molto in base alla gravità della lesione. Essi comprendono:
- paralisi degli arti inferiori;
- deficit di movimento;
- riflessi più lenti del solito;
- disturbi intestinali;
- incontinenza urinaria e fecale;
- difficoltà respiratorie;
- sterilità ed infertilità;
- disfunzione erettile;
- alterazione della sensibilità orgasmica;
- alterazione nell’eiaculazione (aneiaculazione, eiaculazione retrograda, astenospermia…).
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A livello della lesione si ha:
- distruzione completa delle cellule nervose;
- rottura dell’arco riflesso;
- paralisi flaccida dei muscoli innervati dai segmenti del midollo spinale che sono stati distrutti.
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Disturbi motori nella paraplegia
Nelle lesioni midollari si hanno quadri clinici diversi a seconda che il danno sia completo o meno. Una lesione midollare fa sì che nei muscoli innervati dai segmenti midollari sottolesionali compaia un’impossibilità al reclutamento volontario delle unità motorie. Queste ultime, che sono anatomicamente integre, terminata la fase di shock spinale (da 1 settimana ad alcuni mesi), saranno soggette ad una abnorme attività (spasticità) per il deficit del controllo motorio soprasegmentale.
Disturbi della sensibilità nella paraplegia
In seguito ad una lesione midollare tutti i tipi della sensibilità possono essere più o meno compromessi. L’anestesia o ipoestesia può interessare in misura diversa la sensibilità:
- tattile superficiale e profonda;
- dolorifica;
- pressoria;
- termica;
- statestesica;
- cinestesica.
La persona con lesione midollare può accusare dolori che si possono distinguere in:
- dolori vertebrali;
- dolori metamerici di origine radicolare;
- dolori sottolesionali non hanno distribuzione metamerica, si tratta di parestesie dolorose tipo pizzicori, formicolii, la cui origine è incerta;
- dolori viscerali proiettati in genere rapporto (poco chiaro) alla distensione di un organo cavo (vescica, intestino);
- dolori psicogeni.
Disturbi respiratori nella emiplegia
Nel paziente con emiplegia si verifica una modificazione del meccanismo della respirazione dopo una lesione midollare. I deficit respiratori che si vengono ad instaurare originano sostanzialmente dai seguenti fattori:
- paralisi completa o deficit della muscolatura inspiratoria ed espiratoria;
- alterazione della meccanica toraco-addominale;
- riduzione della compliance polmonare;
- riduzione della compliance della parete toracica.
Conseguenze e complicazioni
La paraplegia porta purtroppo con sé varie problematiche legate alla riduzione della mobilità, con diminuzione della qualità della vita del paziente. La gravità della paralisi dipende dal grado di lesione cui è stato sottoposto il midollo spinale. Molte persone affette da paraplegia sono obbligati all’uso di sedie a rotelle per muoversi. In seguito alla diminuzione o perdita delle funzioni degli arti inferiori, la paraplegia può comportare anche una serie di complicazioni mediche che includono:
- lesioni da pressione;
- trombosi;
- polmonite;
- danni mio-osteo-articolari: limitazioni articolari, retrazioni muscolo-tendinee;
- complicanze psicologiche: disturbo post traumatico da stress, depressione, pensieri suicidari;
- complicazioni nervose.
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Diagnosi
La persona ferita e colpita da presunta paraplegia va urgentemente ricoverata presso una struttura dotata di unità spinale. Un team specializzato provvederà ad effettuare rapidamente approfonditi esami per individuare la collocazione della lesione e valutarne il grado di gravità attraverso test neurologici, TAC, analisi radiologiche con liquido di contrasto alle membrane delle meningi, oltre a stimolazioni magnetiche del cranio per valutare la funzionalità dei circuiti che riconducono al Sistema Nervoso Centale.
Cura e riabilitazione nel paziente con paraplegia
L’obiettivo generale del trattamento riabilitativo in Unità Spinale o nei Centri Riabilitativi consiste nell’aiutare la persona con lesione midollare (plm) a raggiungere la massima autonomia/indipendenza possibile nelle attività della vita quotidiana in relazione alle potenzialità residue (tipo e livello di lesione), all’età, alle condizioni generali della persona, alla presenza o meno di complicanze, alla motivazione, al sostegno della famiglia. Il paziente che afferisce all’Unità Spinale o ai Centri di Riabilitazione chiede l’ottimizzazione delle proprie risorse onde riprendere, degnamente, il suo posto nella società. Come un preparatore atletico, il fisioterapista deve far raggiungere alla plm le capacità fisiche che le permettano, sotto la guida dell’équipe riabilitativa, di compiere il gesto funzionale. All’interno del processo riabilitativo l’intervento si esplica fondamentalmente in due ambiti:
1) RIEDUCATIVO
Finalizzato al recupero della massima capacità funzionale attraverso:
- il recupero neurologico se esso si verifica;
- il rafforzamento della muscolatura rimasta integra;
- la ricerca di compensi e strategie motorie che permettono il riapprendimento e la riacquisizione di abilità funzionali nelle attività quotidiane, lavorative, luduche, etc.;
- l’individuazione di strategie di coping che promuovono il “riadattamento” all’evento disabilità.
2) EDUCATIVO
Finalizzato alla conoscenza e corretta gestione delle problematiche inerenti la lesione midollare (educazione sanitaria).
Le tecniche riabilitative più usate per tentare il recupero delle funzioni neurologiche sono:
- Metodo Kabat;
- Metodo Bobath;
- Metodo Perfetti.
A queste si aggiungono:
- Mobilizzazioni articolari;
- Stretching;
- Terapia respiratoria;
- Trattamento di disturbi sfinterici;
- Terapia occupazionale.
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