Iniezione di alprostadil (PGE1) nella diagnosi della disfunzione erettile

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO OSPEDALE ANAMNESI ESAME OBIETTIVO SEMEIOTICA FONENDOSCOPIO ESAME (4)Gli esami usati per la diagnosi di disfunzione erettile (impotenza), comprendono esami di primo livello (meno invasivi, come gli esami ematochimici) e di secondo livello (generalmente più invasivi). Tra gli esami di secondo livello è incluso anche il test con iniezione nel pene di alprostadil (PGE1), necessario quando il medico sospetti che la componente vascolare sia la causa della disfunzione erettile. Informazioni analoghe al test con PGE 1 possono essere dedotte dal medico dal racconto del paziente relativo agli effetti di una sua assunzione domiciliare di inibitori della fosfodiesterasi (PDE5) in occasione di un rapporto sessuale.

Vedi anche: FOTO DI INIEZIONE SUL PENE

Test con PGE1

L’iniezione intracavernosa di sostanze vasoattive rappresenta un primo test rapido di screening per pazienti con disfunzione erettile, proponibile tra gli accertamenti di secondo livello. Il test è di facile esecuzione e può essere realizzato in qualsiasi realtà ambulatoriale, anche se tuttavia è lievemente fastidioso e molti pazienti sono restii ad effettuarlo dal momento che comporta una iniezione nel pene. L’alprostadil (PGE1) è il farmaco usato dalla maggior parte degli autori e l’unico autorizzato in Italia. L’erezione viene valutata 5-10-20 minuti dopo l’iniezione utilizzando i seguenti criteri obiettivi:

  • 0 = assenza di risposta;
  • 1 = tumescenza, rigidità insufficiente per penetrazione;
  • 2 = rigidità sufficiente per penetrazione;
  • 3 = risposta massimale (massimo turgore).

IMPORTANTE il medico deve valutare che in alcuni casi una piena erezione viene raggiunta dal paziente solo quando questo ha lasciato l’ambulatorio, dove le ovvie condizioni avverse ambientali possono in parte inibire la risposta erettile (vedi paragrafo “Limiti dell’esame”).

Risultati

Una risposta obiettiva che ricada nel criterio 2 o nel criterio 3 (rigidità sufficiente per penetrazione e risposta massimale) nella maggior parte dei casi induce il medico ad escludere la presenza di una principale componente vascolare nel determinismo del disturbo erettile. In parole povere, se il farmaco iniettato determina erezione, il medico ha dati necessari per escludere alcune patologie vascolari che potrebbero determinare deficit erettile (un processo chiamato “diagnosi differenziale”). A tal proposito il nostro gruppo ha dimostrato la presenza di una correlazione significativa tra risposta obiettiva al test con PGE1 e velocità sistolica massima nelle arterie cavernose valutata
dopo PGE1 con l’ecocolordoppler. L’ecocolordoppler dinamico penieno dovrebbe sempre essere eseguito in caso di criterio 0, di criterio 1 o di dubbio diagnostico.

Limiti dell’esame

La principale problematica relativa a questo test è la mancanza di elevata specificità: in parole povere questo test tende relativamente spesso a descrivere come patologico, un paziente che in realtà è sano. Lo stress, indotto dall’esame, può infatti determinare un fisiologico stato di ipertono adrenergico che a livello penieno impedisce un completo rilasciamento della muscolatura liscia cavernosa oltre che un efficace funzionamento dei sistemi di veno-occlusione: lo stress impedisce una erezione che, in assenza di esso, sarebbe in realtà possibile. Si è frequentemente evidenziato la presenza di una forte correlazione tra alti valori di ansia (valutata con test psicometrici somministrati al paziente prima dell’esecuzione del test) e la risposta obiettiva. Il medico dovrà quindi, nell’interpretazione dei risultati del test, tenere conto della sua non così elevata specificità.

Per approfondire la diagnosi della disfunzione erettile, leggi:

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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