Quello che vedete qui in alto sul lato sinistro della figura è il celebre dipinto denominato “Ritratto dei coniugi Arnolfini“, di Jan Van Eyck (1434), attualmente conservato nella National Gallery di Londra. E’ un dipinto a olio su tavola, di media grandezza. Le sue misure sono 81,80 cm di altezza e 59,40 cm di larghezza.
I numerosi simbolismi
Universalmente considerato un capolavoro della pittura fiamminga, presenta moltissimi particolari enigmatici e simbolismi che si prestano a numerose interpretazioni e fanno discutere ancora oggi, dopo 600 anni. L’opera ritrae il ricco mercante di Lucca Giovanni Arnolfini con la prima moglie Costanza Trenta (alla quale fu sposato dal 1426 fino alla morte della donna, avvenuta nel 1433, senza che da lei ebbe figli). Costanza appoggia una mano sul proprio ventre, con un gesto che fa pensare ad una gravidanza presente o prossima, come se l’opera fosse un’allegoria della maternità. altri invece pensano che sia una allusione ad una gravidanza che non è stata portata a termine a causa della morte della donna oppure a causa di un aborto. Una delle possibili interpretazioni e che l’allusione sia al fatto che la donna sia morta di parto.
Matrimonio, lutto o esorcismo?
La posizione dei personaggi è cerimoniosa, simile a quella che potrebbe essere tenuta ad un matrimonio o ad un lutto (ricordo che il dipinto è stato eseguito quando la donna era già deceduta, anche se gli schizzi sono precedenti a tale evento). Sul lampadario è posta una sola candela, accesa, dal lato dell’uomo, come a simboleggiare il fatto che lui sia vivo mentre la donna sia morta. Si è parlato anche di un possibile esorcismo o una cerimonia “magica” per recuperare la fertilità, poiché Arnolfini e la sua seconda moglie (Giovanna Cenami, sposata nel 1497) non ebbero figli. In questo caso, la donna ritratta non sarebbe Costanza Trenta (la prima moglie), bensì Giovanna Cenami: era un tipo di cerimonie abituale all’epoca. Dietro le mani unite dei protagonisti vi è una gargolla sorridente che potrebbe simbolizzare la sfortuna che aleggia nel matrimonio, come punizione del fatto che Giovanni Arnolfini, come alcuni storici credono, fosse un adultero e donnaiolo.
Lo specchio
Uno dei particolari senza dubbio più interessanti dell’opera è lo specchio convesso appeso alla parete posteriore della scena. Lo specchio misura appena 5.5 cm e nonostante ciò, avvicinando gli occhi ad esso, possiamo notare come il pittore lo abbia dipinto in modo estremamente realistico e ricco di dettagli, tanto che – tramite i suoi riflessi – riusciamo letteralmente a vedere la scena dal punto di vista opposto rispetto all’osservatore. Si può notare che, oltre ai due coniugi, sono presenti altre due figure riflesse, di cui una è probabilmente il pittore stesso (in una sorta di microscopico autoritratto) e di una donna, forse una testimone del matrimonio. Il Ritratto dei coniugi Arnolfini di Jan Van Eyck è il primo esempio conosciuto di pittura che mostra il retroscena della scena dipinta oltre ad essere uno dei più antichi esempi conosciuti di pittura che ritrae personaggi viventi, anziché le scene religiose tipiche dell’epoca.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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