L’avvelenamento da cobalto” (anche detto “intossicazione da cobalto”; in inglese “cobalt poisoning“, “cobalt intoxication“) è una rara malattia potenzialmente grave dovuta all’esposizione accidentale o volontaria, acuta o (più spesso) cronica, al cobalto, che porta a livelli eccessivi di cobalto nel corpo. Il cobalto è un elemento essenziale per la salute degli animali in piccole quantità come componente della vitamina B12 (o “cobalamina”). Un eccesso di cobalto nell’organismo può determinare danni gravi alla salute, tuttavia anche una carenza di cobalto, che è molto rara, è potenzialmente letale e – poiché la vitamina B12 supporta la produzione di globuli rossi – porta all’anemia perniciosa. Sono comunque necessarie quantità molto piccole di cobalto affinché l’organismo umano rimanga in salute, ottenibili con una alimentazione bilanciata o grazie all’ausilio di integratori alimentari. Un livello di cobalto nel sangue (cobaltemia) < 1,8 μg/L indica una quantità normale di esposizione al cobalto. Una concentrazione di cobalto nel sangue ≥ 1,8 μg/L indica un’elevata esposizione al cobalto e il rischio di intossicazione da cobalto. La potenziale esposizione al cobalto può avvenire per via orale, respiratoria e cutanea.
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Classificazione
La quantità di cobalto nel sangue e nei tessuti, nonché il tempo ed il tipo di esposizione, determinano la tipologia di avvelenamento e la sua gravità. L’avvelenamento da cobalto può essere di due tipi principali:
- avvelenamento da cobalto acuto: è causato da esposizione intensa all’cobalto, ma di breve durata (più raro);
- avvelenamento da cobalto cronico: è causato da esposizione ripetuta ad un basso livello di cobalto, ma per un periodo prolungato (più frequente).
L’avvelenamento acuto è raro: è estremamente più frequente un avvelenamento cronico, soprattutto a causa di consumo prolungato di cibi contenenti cobalto.
Livelli di cobalto nel sangue e nelle urine
Il livello di cobalto nel sangue (cobaltemia) delle persone sane, in genere oscilla tra 0,1 e 1,2 μ/L. Una concentrazione di cobalto < 1,8 μg/L indica una quantità normale di esposizione al cobalto. Una concentrazione di cobalto ≥ 1,8 μg/L indica un’elevata esposizione al cobalto e il rischio di intossicazione da cobalto. L’intervallo di riferimento normale per il cobalto nelle urine è compreso tra 0,1 e 2,2 μ/L.
DL50 (dose letale 50)
Il valore LD50 per i sali di cobalto solubili è stato stimato tra 150 e 500 mg/kg, pertanto per una persona di 100 kg il LD50 sarebbe di circa 20 grammi. Ricordo al lettore che “DL50” sta per dose letale 50 (in inglese LD50 da Lethal Dose 50) e si riferisce alla quantità di una sostanza in grado di uccidere, in una unica somministrazione, il 50% (la metà) di una popolazione campione di animali da esperimento; allo stesso modo viene definita la DL90, in relazione al 90% di una popolazione. Questa misurazione, dato il modo di somministrazione, è un modo per testare il potenziale tossico di una sostanza solo a breve termine (tossicità acuta) e non si riferisce alla tossicità a lungo termine (cioè dovuta a contatto con modiche quantità di una certa sostanza per lunghi periodi).
Epidemiologia e cenni storici
Storicamente, l’esposizione al cobalto si è verificata soprattutto a causa dell’uso di cloruro di cobalto e bevendo birra in cui era stato aggiunto solfato di cobalto come stabilizzante della schiuma. Le attuali fonti di esposizione al cobalto includono set di prodotti chimici, coloranti, attività minerarie e impianti ortopedici. La fonte potenziale più significativa di esposizione al cobalto è nella produzione del metallo duro carburo di tungsteno. Diverse epidemie di cardiomiopatie e di gozzo indotti da cobalto furono identificate tra gli anni ’50 e ’70. I primi casi identificati di cardiomiopatia furono nel Nebraska nel 1966, con 64 casi e 30 decessi. Altri 48 casi furono identificati in Quebec con un tasso di mortalità del 46% e altri 20 casi a Minneapolis dal 1964 al 1967 con un tasso di mortalità del 43%. I ricercatori hanno scoperto che tutti i casi erano associati alla birra con solfato di cobalto aggiunto come stabilizzante della schiuma. Le popolazioni colpite in questi casi erano costituite in gran parte da uomini che bevevano birra ogni giorno in grande quantità. Nella popolazione generale, attualmente, è probabile che la fonte più comune di cobalto sia sotto forma di integratori alimentari assunti in modo sconsiderato. Le cattive pratiche di smaltimento da parte delle fabbriche che trattano cobalto o carburo di tungsteno storicamente hanno portato alla contaminazione ambientale e all’esposizione di coloro che si trovano nelle aree circostanti. Il carburo di tungsteno viene creato dalla sinterizzazione di cobalto e tungsteno in polvere ad alte temperature (1550 C°) in presenza di idrogeno. Gli studi hanno dimostrato che la concentrazione di cobalto e tungsteno nell’aria all’interno delle fabbriche può essere dieci volte maggiore rispetto alle concentrazioni atmosferiche. Altre potenziali esposizioni professionali possono verificarsi nella manutenzione delle lame e nella lucidatura dei diamanti. La risultante inalazione di cobalto disciolto e ionizzato sotto forma di aerosol derivante dal taglio e dalla lucidatura provoca la malattia dei metalli duri (HMD). L’asma professionale è anche comunemente associata all’esposizione al cobalto da sola o in un contesto di carburo di tungsteno. L’effettiva incidenza dell’HMD non è ben definita. In una serie di casi, a 5 pazienti su 320 che si sono presentati in una clinica respiratoria occupazionale in più di tre anni è stata diagnosticata la HMD. Altre serie di casi descrivono 11 dei 290 lavoratori esposti con infiltrati interstiziali alla radiografia del torace e 22 casi di asma indotta da cobalto in un periodo di 36 anni. Più recentemente, è stata sollevata la preoccupazione che gli atleti professionisti possano utilizzare i sali di cobalto per il doping, aumentando le prestazioni atletiche grazie al fatto che il cobalto promuova l’eritropoiesi, sebbene i potenziali effetti avversi lo rendano un metodo di doping di fatto tutt’altro che ideale.
Cause e fattori di rischio
La causa dell’avvelenamento da cobalto risiede nell’esposizione, acuta o cronica, dell’organismo, al cobalto. L’esposizione può essere accidentale o (più raramente) volontaria. L’esposizione al cobalto può verificarsi:
- bevendo acqua contenente cobalto;
- mangiando cibi contenenti cobalto;
- respirando aria inquinata;
- lavorando in industrie che trattano sostanze chimiche;
- a causa dell’uso o dello smaltimento improprio di cobalto e di oggetti contenenti cobalto.;
- tramite il contatto prolungato del cobalto con la pelle.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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