Nel cimitero del Verano, qui a Roma, sono numerosissime le tombe monumentali. Alcune sono dei veri capolavori artistici, altre raccontano storie capaci di emozionare perfino le statue stesse. Una di queste rappresenta una ragazza che ci viene incontro tenendo nella mano destra un quaderno. Quando la vidi la prima volta, qualche anno fa per puro caso, mi colpì particolarmente, anche per la giovane età della povera ragazza, morta pochi giorni prima di compiere 14 anni. Mi incuriosiva l’oggetto che teneva in mano: cosa significava quel quaderno e perché era così importante da scolpirlo insieme a lei? Indagando un po’, venne alla luce una storia incredibile, ma ormai da molti dimenticata… Penso sia arrivato il momento per ricordarla a tutti.
All’ora di pranzo del 25 ottobre 1954 a Salerno iniziò a piovere. Sembrava la classica pioggerella autunnale e nessuno ci fece troppo caso. Col passare delle ore, però, la pioggia non solo non smetteva ma aumentava sempre di più. Alle otto di sera era diventata un nubifragio capace di distruggere cose e persone. Colpita non solo Salerno, ma tutta la Costiera amalfitana, soprattutto Vietri sul Mare, Cava de’ Tirreni, Salerno, Molina, Maiori, Minori e Tramonti.
Il disastro cesserà solo nel tardo pomeriggio del 26 ottobre, dopo aver ucciso 318 anime (tra cui anche numerosi bambini) e causato 250 feriti e lasciato 5.500 persone senza una casa e numerosi bimbi orfani. Le devastazioni, anche a causa di un disboscamento dissennato della zona, furono immense: frane, voragini, ponti crollati, strade e ferrovie distrutte in più punti, case spazzate via, scantinati allagati. Oltre 45 miliardi di lire di danni (l’equivalente di circa 720 milioni di euro di oggi). Una tragedia senza precedenti per la città campana e le sue zone limitrofe.
Il 26 ottobre la Rai lanciò un disperato SOS e dette vita ad una pubblica sottoscrizione per aiutare economicamente le angosciate popolazioni colpite. Purtroppo i soldi raccolti erano ben pochi, anche perché l’Italia si stava ancora leccando le ferite dopo la perdita della Seconda Guerra Mondiale, il boom economico degli anni ’60 era ancora lontano e gli italiani erano un popolo povero. Poi però successe un fatto inaspettato.
L’appello radiofonico della Rai arrivò in tutta Italia, anche a Roma, a Testaccio, nella casa della giovane Raffaella La Crociera, di 13 anni, bloccata da circa un anno nel suo letto da una malattia terminale. La sua famiglia era finita completamente sul lastrico per i costi delle cure del suo lupus eritematoso sistemico e lei quindi sapeva di non avere nulla di materiale da offrire ai bambini salernitani. Tuttavia Raffaella aveva un dono molto raro: scriveva poesie e le scriveva benissimo come confermato da tutti i suoi maestri. Si fece dare carta e penna e subito cominciò a scrivere una lettera:
“Cara RAI, sono molto malata da oltre un anno. I miei genitori hanno speso tutto quello che avevano per guarirmi. E io non ho nulla da offrirti per i bambini di Salerno. Ti offro questa mia poesia:
Er zinale
Giranno distratta pe casa,
tra tanta robba sfusa,
ha trovato: ah! come er tempo vola,
er zinale de scola.
Nero, sguarcito,
Un pò vecchio e rattoppato,
è rimasto l’amico der tempo passato.
Lo guarda e come se gnente
a quell’occhioni
spunteno li lucciconi,
e se rivede studente
allegra e sbarazzina
tanto grande, ma bambina.
Lo guarda e come un’eco risente
quelle voci sommesse: Presente!
Li singhiozzi, li pianti,
li mormorii fra li banchi,
e senti… senti…
pure li suggerimenti.
Tutto rivede e fra quer che resta,
c’è la cara sora maestra.
Sospira l’ècchese studente, perché sa
che a scola sua non ce potrà riannà.
Lei cià artri Professori, poverina.
Lei cià li Professori de medicina.”
Il “zinale”, in dialetto romanesco è il grembiule usato a scuola.
Domenica 31 ottobre 1954, alle prime ore del pomeriggio, dai microfoni della rubrica radiofonica “Campo de Fiori” la voce commossa del giornalista romano Giovanni Gigliozzi raggiunse ogni angolo d’Italia con i versi della poesia e la storia della sfortunata Raffaella. Lo speaker comunicò agli ascoltatori l’intenzione della Rai di mettere la poesia all’asta per destinarne il ricavato agli alluvionati. Gli italiani, che tutto si può dire ma non che non siano sensibili a tematiche di questo tipo, subissarono di telefonate la sede di Roma della Rai, per fare offerte.
Centralini impazziti. L’emozionante storia si spinse oltre i confini nazionali. Le offerte si moltiplicarono senza respiro. Numerose furono anche le offerte dirette per supportare le spese mediche di Raffaella e per aiutare la sua famiglia. Come riportato dalle cronache dell’epoca, la contessa Cenci Bolognetti vinse l’asta per la poesia per mezzo milione di lire (8 milioni di euro di oggi), somma devoluta interamente agli orfani ed alle vittime dell’alluvione. La giovane poetessa, che era rimasta sempre in ascolto durante la diretta radiofonica, pianse di gioia.
Il giorno dopo, il primo novembre, la stampa nazionale ed estera dette ampio spazio all’episodio della piccola romana, poetessa in erba. Sempre il primo novembre, un famoso negoziante romano di giocattoli annunciò pubblicamente di averle regalato e spedito una meravigliosa bambola e quella sera Raffaella andò a dormire se possibile ancora più felice. Ma la bambola non arrivò in tempo. Raffaella morì infatti quella notte, nelle prime ore del 2 novembre. La bambola arrivò solo il giorno del suo funerale.
La bambola, su un cuscino di fiori bianchi, precedette la piccola bara tra due ali di gente commossa. Le cronache dell’epoca parlarono di folla oceanica, giunta da tutta Italia per rendere omaggio alla giovane. Oggi numerose strade (tra cui una a Roma ed una a Salerno) sono state intitolate a Raffaella La Crociera. Anche tre scuole, due a Roma e una a Salerno, le sono state dedicate. Alcuni degli edifici ancora oggi presenti a Salerno e nella Costiera amalfitana, esistono anche grazie a Raffaella. L’artista genovese Silvio Minaglia realizzò gratuitamente la scultura posta sulla tomba della giovane, che la rappresenta in piedi, con in mano un quaderno. Ecco perché era così importante: è il quaderno dove scriveva le sue poesie.
Tutto questo mi fa riflettere su una cosa: quando altre persone hanno bisogno di aiuto, chiunque, anche il più povero del mondo, ha qualcosa che può donare, se davvero ne ha la volontà ed il cuore.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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