Ho da poco letto un libro del 1993, chiamato “Eutanasia: uscita di sicurezza“, scritto da Derek Humphry ed edito da Elèuthera, che spiega quali sono i metodi migliori per suicidarsi con meno dolore possibile, dedicato ai malati terminali o, in generale, a tutti quei pazienti affetti da patologie neuromuscolari croniche e progressivamente invalidanti che non riescono ad accettare la propria condizione di paralisi parziale o totale, come Piergiorgio Welby (che vedete nella foto in alto), affetto da distrofia muscolare ed impegnato per il riconoscimento legale del diritto all’eutanasia e del rifiuto dell’accanimento terapeutico, che si tolse la vita il 20 dicembre 2006. Dalla lettura del libro prima citato mi è venuta l’idea di scrivere questo post, che NON vuole ovviamente in alcun modo spingervi a suicidarvi, anzi – descrivendo con freddezza quanto possano essere dolorosi praticamente tutti i sistemi per uccidersi – vuole spingervi invece a desistere dai vostri intenti.
IMPORTANTE
Il nostro Staff ha riflettuto molto prima di pubblicare un articolo come questo. Il motivo che ci ha spinto ha farlo è che ci siamo accorti di come ogni giorno ci fossero migliaia di persone in cerca di informazioni per suicidarsi e che ci fossero in giro sul web una quantità sterminata di siti con inquietanti vere e proprie istruzioni “passo passo” per suicidarsi davvero. Con questo nostro articolo speriamo invece di incanalare i potenziali suicidi per convincerli che suicidarsi è molto doloroso, che provare a suicidarsi senza riuscirci può a volta condurre non ad una complicata vita di disabilità, che non è la soluzione ai loro problemi e che non dovrebbero assolutamente farlo, salvo casi selezionati (ad esempio malattie terminali, seguiti da personale medico).
Questo articolo contiene stralci del libro “Eutanasia: uscita di sicurezza” e, ripeto, NON vuole in alcun modo spingere i lettori ad alcun atto autolesionistico, violento o suicidario. Se sei qui perché hai REALMENTE intenzione di suicidarti, leggi SUBITO questo articolo:
Voglio morire: ecco i consigli per convincerti a non suicidarti
oppure chiama IMMEDIATAMENTE il numero verde della Samaritans Onlus 800 86 00 22 per ottenere aiuto.
In alternativa puoi chiedere aiuto chiamando il Numero Unico per le emergenze 112.
Se sei un adolescente, puoi anche chiamare il servizio Emergenza Infanzia del Telefono Azzurro al numero 114, oppure chiama il Telefono Amico al numero 199 284 284 o ancora accedi al servizio Mail@micaTAI disponibile sul sito http://www.telefonoamico.it/.
Assideramento
Il libro “Eutanasia: uscita di sicurezza” spiega, con lucida freddezza, i metodi migliori per farla finita. L’autore consiglia l’assideramento, cioè morire dal freddo: alcuni moderni sostenitori dell’eutanasia hanno adottato questo metodo come il migliore per abbandonare la vita. Bisogna recarsi in alta montagna, sicuri che nessuno se ne accorga, vestiti leggeri, e aspettare la morte. Si tratta di soffrire il freddo, poi si perde coscienza e inevitabilmente si muore. Vi sembra una morte comunque dolorosa? Certo, uccidersi è praticamente sempre molto doloroso: è il modo che ha il nostro organismo per preservare la nostra specie e – se avete in mente di uccidervi – dovreste veramente ascoltarlo e risolvere i vostri problemi in altri modi, ad esempio parlando con amici, famigliari, insegnanti e colleghi delle vostre intenzioni o chiedendo l’aiuto di uno psichiatra, uno psicoterapeuta o uno psicologo. Ad ogni modo Humphry sconsiglia i metodi classici fornendo una giustificazione. Di seguito riportiamo alcuni esempi, che abbiamo arricchito con alcune spiegazioni ed aggiunte dal punto di vista medico.
Bruciarsi vivi
Uccidersi dandosi fuoco può comportare un tempo di diversi minuti o addirittura diverse ore, rendendolo terrificante. La morte può scaturire dall’inalazione di fumo, dallo shock, dal tessuto polmonare carbonizzato o, dopo un periodo di giorni, dal cedimento strutturale dell’organismo. Le persone che sopravvivono possono soffrire per mesi di estese (e dolorosissime) ustioni e rimanere sfigurate per tutta la vita. Non è certamente una buona idea tentare il suicidio in questo modo. Per approfondire: Differenza tra ustione di primo, secondo, terzo e quarto grado
Impiccagione
La morte per impiccagione sopraggiunge molto rapidamente, ma il problema è lo shock che subiranno i familiari o le persone che ti troveranno, oltre il fatto che serve una buona praticità a fare il nodo corretto ed una struttura abbastanza resistente da sorreggere il peso del nostro corpo. Per approfondire: Soffocamento: definizione, cause, sintomi, morte
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- Cosa si prova a morire annegati, dissanguati, decapitati…
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Annegamento
La morte per annegamento sopraggiunge rapidamente per ipotermia se l’acqua è molto fredda, ma c’è sempre il rischio di essere salvati, oltre ad essere una morte considerata dolorosa, mentre altri invece la considerano una morte relativamente dolce dal momento che, dopo i primi due minuti in cui mediamente l’organismo riesce a resistere in apnea, si perde coscienza e la morte sopraggiunge senza che noi ce ne accorgiamo. Per approfondire: In quanto tempo si muore per annegamento? E’ doloroso?
Arma da fuoco
Uccidersi con un colpo di pistola non è così facile come possa sembrare. Una pistola calibro 22 è raramente letale, ed alcuni individui che l’hanno impiegata per suicidarsi in alcuni casi hanno dovuto fare fuoco due o più volte. Più grande è la pistola e più vitali sono gli organi o tessuti contro cui si punta (cuore, cervello, polmoni, grandi arterie come l’aorta…), maggiori sono le probabilità di riuscire a suicidarsi. Un proiettile con la punta smussata produce una ferita più larga e potenzialmente mortale anche se non puntata verso organi vitali in virtù della copiosa emorragia che può provocare. Che una pistola provochi una morte violenta e sanguinosa è fuori discussione, ma molti la preferiscono perché è veloce, sicura e indolore. Questo metodo non è favorito dal movimento per l’eutanasia perché è… antiestetico. Per approfondire: Elenco di varie tipologie di armi suddivise per tipo
Tubi di scarico (avvelenamento da monossido di carbonio)
La morte per avvelenamento in questo caso di solito sopraggiunge per intossicazione, poiché i globuli rossi creano un legame chimico più forte con la molecola di CO (monossido di carbonio) di quanto facciano con l’ossigeno, il complesso chimico è chiamato Carbossiemoglobina. Il monossido di carbonio è utilizzato perché è facilmente accessibile quale prodotto di una combustione incompleta: per esempio, è rilasciato dalle autovetture e da altri mezzi di trasporto come prodotto di scarico. Il monossido di carbonio è un gas inodore e incolore, perciò la sua presenza non può essere riconosciuta alla vista o all’olfatto, arreca danni all’organismo umano poiché le sue molecole si legano irreversibilmente all’emoglobina del sangue, rimpiazzando le molecole di ossigeno e abbassando progressivamente il livello di ossigenazione del corpo umano fino alla morte. L’inconveniente principale di questo metodo è la possibilità che il motore si arresti e le alte probabilità di essere scoperti. Il tempo richiesto varia in base alla densità del gas, tuttavia sembra che la perdita di coscienza preceda una morte dolce e lenta. Per approfondire: Intossicazione da monossido di carbonio: sintomi, danni permanenti, morte
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Scarica elettrica
Il suicidio mediante folgorazione è determinato da uno shock elettrico capace di alterare ed interrompere i normali meccanismi che permettono la sopravvivenza di un essere umano. Una tensione elettrica (voltaggio) sufficientemente elevata può sopraffare la resistenza elettrica della pelle e infliggere una potente scarica di corrente elettrica a tutto il corpo; una forte corrente alternata attraverso il corpo può seriamente corrompere i segnali nervosi e indurre una fibrillazione ventricolare del cuore determinando un arresto cardiaco che conduce alla morte. Questo meccanismo è alla base del funzionamento della sedia elettrica, strumento usato per le condanne a morte per elettrocuzione. Molti si suicidano in questa maniera: si immergono nell’acqua di una vasca e successivamente gettano nel liquido un apparecchio elettrico collegato alla presa di corrente. E’ un metodo efficace ma doloroso per togliersi la vita. Per approfondire: Causticazione, folgorazione, calore e radiazioni: i diversi tipi di ustione
Buttarsi da grandi altezze
Lanciarsi nel vuoto è sicuramente uno dei modi più “sicuri” e semplici per togliersi la vita: bisogna però accertarsi di lanciarsi da un’altezza di almeno 145 metri, necessaria per raggiungere la velocità di 200 chilometri l’ora, e ricordarsi di cadere al suolo con la testa in avanti, contrariamente all’istinto che cerca di farci atterrare di piedi, cosa che – anziché ucciderci rapidamente – ci lascerebbe vivi e con dolorosi traumi multipli. Il lanciarsi nel vuoto deve essere fatto verso superfici rigide (non capaci di assorbire gradatamente l’energia cinetica di caduta): ciò provoca la morte per emorragia, quando in seguito a fratture multiple scomposte, le ossa assumono profili taglienti che lacerano arterie, vene e organi vitali, oppure per sindrome da schiacciamento, per la forte compressione che causa la rottura delle fibre muscolari), con liberazione nel sangue di un’abnorme quantità di elettroliti, come potassio, calcio, o di proteine, come mioglobina. Il rischio è sopravvivere con gravi paralisi che potrebbero impedirci per sempre di “portare a termine” il progetto suicidario.
Tagliarsi le vene
Partiamo da una precisazione: per suicidarsi davvero non si dovrebbero tagliare le “vene”, bensì le arterie, dove la pressione elevata determina una perdita di coscienza (e morte) in pochi minuti. Per morire in questo modo, bisogna sapere come e dove tagliarsi, non è così semplice come nei film, perché le arterie sono molto profonde e resistenti, molto più che le vene. Il taglio dovrebbe essere profondo e longitudinale (non superficiale e trasversale) e la fuoriuscita di sangue potrebbe essere favorita dall’essere immersi in una vasca con acqua calda: essa infatti dilata i vasi sanguigni e favorisce l’emorragia. Il taglio è molto doloroso, ma la morte vera e propria sopraggiunge in modo piuttosto “dolce”. Per approfondire: Differenza tra taglio di vena, arteria e capillare
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Sostanze chimiche contenute nei prodotti per la casa
Prodotti letali sono certamente presenti in ogni abitazione: candeggina, soda caustica e i prodotti in genere impiegati per le pulizie, possono uccidere un uomo adulto. Questo modo di morire è però estremamente doloroso e non sempre efficace. C’è stata gente che dopo avere bevuto della soda caustica si è gettata agonizzante dalla finestra.
Piante e cibi velenosi
Assolutamente sconsigliati per l’eutanasia: pur esistendo realmente piante e cibi velenosi che possono uccidere un essere vivente, sono uno strumento troppo inaffidabile ed in ogni caso è generalmente un modo molto doloroso di lasciare questo mondo.
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Esplosivi
Il suicidio mediante l’uso di esplosivi comporta l’introduzione di esplosivi in orifizi del corpo o posti in prossimità del proprio corpo. Una quantità adeguata di esplosivo può causare la morte istantanea, nella maggior parte dei casi riducendo il corpo in pezzi. Negli altri casi la morte sopravviene a causa delle ustioni, del dissanguamento o delle emorragie interne. Il problema fondamentale in questo caso è la difficoltà nel reperire esplosivi abbastanza potenti. E’ comunque un sistema che può non uccidervi e lasciarvi invece con parti del corpo mutilate.
Medicinali esenti da prescrizione medica
E’ certamente possibile togliersi la vita con farmaci acquistati senza prescrizione medica (“farmaco” viene dalla parola greca che significa “veleno”) ma la morte, che comunque non è sicura, sarà lenta e dolorosa. Massicce dosi di farmaci come l’aspirina, per esempio, potranno ulcerare le pareti interne dello stomaco per diversi giorni oppure favorire una emorragia a causa della sua azione antiaggregante. Il tempo richiesto perché questi farmaci comincino a fare effetto rende quasi inevitabile la scoperta del proposito suicida e il viaggio in ambulanza verso l’ospedale, per non dire dei rischi di lesioni fisiche o cerebrali permanenti.
Overdose da droghe
Analoga alla morte tramite overdose di farmaci, ma caratterizzata da una intenzionalità suicida ancora più sfumata e difficilmente individuabile, è la morte causata da abuso ed eccesso di sostanze stupefacenti come l’eroina o i barbiturici. Spesso l’abuso non ha alla radice una volontà suicida, ma in alcuni casi, soprattutto quelli di chi fa uso in modo occasionale o improvviso di queste sostanze, il confine fra l’errore di dosaggio o di assunzione della sostanza e l’azione concretamente volta a togliersi la vita è di difficile demarcazione. Ovviamente dirime la questione la presenza di messaggi indicanti le intenzioni del soggetto, come ad esempio bigliettini lasciati prima dell’assunzione della droga.
Alcuni libri che troverai molto interessanti:
- La prevenzione del suicidio, di Maurizio Pompili: https://amzn.to/2jDj1sk
- Uccidersi. Il tentativo di suicidio in adolescenza di Gustavo Pietropolli Charmet e Antonio Piotti: https://amzn.to/2rraSLP
- Liberi di morire. Le ragioni dell’eutanasia, di Derek Humphry: https://amzn.to/2HW0VQR
- Suicidio: La guerra contro se stessi. Cause e prevenzione, di Mario Polito: https://amzn.to/2IiLykP
- Il suicidio. Voglia di vivere, voglia di morire di Anna M. Pandolfi: https://amzn.to/2KFO5E6
- La morte e la vita dopo la morte «morire è come nascere» di Elisabeth Kübler-Ross: https://amzn.to/2HWghov
- Cyberbullismo. Come aiutare le vittime e i persecutori di Federico Tonioni: https://amzn.to/2jBXznE
- Fragile e spavaldo. Ritratto dell’adolescente di oggi, di Gustavo Pietropolli Charmet: https://amzn.to/2rsF9cx
- Il lutto. Psicoterapia cognitivo-evoluzionista e EMDR, di Antonio Onofri e Cecilia La Rosa: https://amzn.to/2HWfvI7
- Come affrontare la perdita di una persona cara. Un percorso emozionale consapevole e attivo per elaborare il lutto, di Sibylle Krüll: https://amzn.to/2JYKdNd
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Lo staff di Medicina OnLine
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