L’osteoporosi è una osteopatia caratterizzata dalla riduzione quantitativa della massa ossea (si riduce il quantitativo minerale osseo in particolare di calcio) per unità di volume e da alterazioni della microarchitettura dell’osso con conseguente aumentata fragilità ossea ed aumento del rischio di fratture da traumi minimi.
L’osso ha una matrice proteica mineralizzata composta soprattutto da collagene tipo I, proteine, fosfato di calcio e cristalli di idrossiapatite. Le cellule principali dell’osso sono gli osteoblasti e gli osteoclasti. I primi servono per l’apposizione di calcio a livello del tessuto osseo mentre i secondi per il riassorbimento del calcio. L’osso costituisce il maggior deposito di calcio dell’individuo e mediante il rimodellamento del calcio stesso, permette, qualora fossero presenti dei deficit di calcio nella dieta, di mantenere l’omeostasi del calcio nella posizione fisiologica ideale per il mantenimento delle funzioni vitali legate al calcio ematico, attraverso il riassorbimento a livello osseo. Importante anche il modellamento durante la crescita cioè la ricorrezione fisiologica che avviene soprattutto nelle ossa lunghe durante l’accrescimento che avviene sotto il controllo dell’ormone della crescita (GH) e in parte anche degli ormoni tiroidei.
Bisogna ricordare che l’osso è una struttura complessa che deve rispondere a due caratteristiche: deve essere sufficientemente robusto per sopportare il carico corporeo e pesi di una certa entità, ma allo stesso tempo deve essere anche leggero per consentire la locomozione e il movimento in modo agevole.
Molto importante anche il ruolo del paratormone (PTH), che ha un’azione diretta a livello dell’osso. È un ormone secreto dalle quattro ghiandole paratiroidee, disposte lateralmente sopra e sotto la tiroide. La secrezione viene regolata attraverso la percezione della quantità di calcio che è presente nel sangue grazie a un recettore transmembrana detto recettore G presente sulla paratiroide. Qualora vi sia una riduzione della percentuale di calcio ematico, vi è l’aumento della secrezione del PTH. In questo modo il PTH serve a regolarizzare l’assorbimento del calcio nella dieta ed eventualmente a un riassorbimento di calcio dall’osso.
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Differenza tra osteoporosi e osteopenia
Si parla di “osteopenia” quando i livelli di densità, quindi di massa ossea, scendono al di sotto della norma, ma ancora non si verificano le condizioni dell’osteoporosi.
Quanto è diffusa l’osteoporosi ed altre percentuali interessanti
Dall’ultima indagine ISTAT si dichiara ammalato di questa patologia solo il 4,7% della popolazione totale e il 17,5% delle persone con oltre sessantacinque anni. Il dato reale in realtà, è molto più alto: il 23% delle donne di oltre 40 anni e il 14% degli uomini con più di 60 anni è affetto da osteoporosi (studio epidemiologico multicentrico nazionale ESOPO). Solo una donna su due affetta da osteoporosi sa di esserlo. Stessa mancanza di consapevolezza su questa patologia riguarda un uomo su cinque. Il 50% delle persone che pensano di essere ammalate di osteoporosi non lo sono, mentre la metà di quelli realmente affetti dalla malattia non sa di esserlo (studio condotto da Istituto superiore di sanità, Istat, Ars della Toscana e Asl di Firenze).

Fonte: Maggi S. et al., Quantitative heel ultrasound in a population-based study in Italy and its relationship with fracture history: the ESOPO study, Osteoporos Int (2006)
Cause e fattori di rischio dell’osteoporosi
L’osteoporosi si divide in:
- primaria: tipica della post-menopausa e dell’età senile;
- secondaria: causata da malattie non ossee, da farmaci (principalmente corticosteroidei) e sostanze tossiche.
Le donne sono più colpite da questo problema: per esempio negli Stati Uniti ne soffrono 25 milioni di persone, di cui il 90% è di sesso femminile. La maggiore incidenza della malattia nelle donne con il progredire dell’età, è rapportata alla diminuzione dell’estrogeno, che si ha nella menopausa, anche se non si sa esattamente come quest’ormone eserciti un’azione protettiva nei confronti dell’osteoporosi. Una delle ipotesi più accreditate è che gli estrogeni favoriscano l’assunzione del calcio da parte delle ossa e ne inibiscano la loro distruzione, con conseguente perdita di calcio. L’uomo è più protetto, sia perché ha una certa produzione di estrogeni, sia perché ha un livello di testosterone che dura quasi tutta la vita, che in parte viene convertito in estrogeni. Questo fa sì che dai 50 anni in poi gli uomini perdano lo 0,4% del calcio corporeo all’anno, mentre nelle donne già dai 35 anni la perdita è già il doppio del valore maschile. In più per le donne i problemi aumentano con l’avvento della menopausa, perché le ovaie smettono di produrre estrogeni, non compensata dalla piccola quantità che viene comunque prodotta dai muscoli, dal grasso e dal tessuto connettivo. Gli estrogeni calano di colpo, con minor assorbimento di calcio a livello intestinale, una minore produzione di calcitonina che inibisce la demineralizzazione, con il risultato totale che la menopausa accelera in modo importante l’osteoporosi. Con la menopausa la perdita di calcio accelera al ritmo del 3-6% all’anno nei primi cinque anni, per poi scendere all’1% all’anno. A questo ritmo, una donna perde circa il 15% della massa ossea nei primi dieci anni dall’inizio della menopausa e a 70 anni il calo può arrivare intorno al 30%.
Le principali cause e fattori di rischio che possono portare all’osteoporosi sono:
- ridotta assunzione di calcio con la dieta,
- ridotta attività fisica con carico associato,
- ingestione di bevande con ridotto contenuto di calcio (bevande gassate),
- ridotta secrezione di estrogeni,
- stress,
- riduzione di cibi cucinati in casa ma ricchi di conservanti e preconfezionati,
- età femminile superiore di 45 anni,
- menopausa,
- fumo di sigarette,
- vita sedentaria,
- ridotto consumo di latticini,
- assenza o ritardo di gravidanza e anche di allattamento al seno,
- malnutrizione.
Nella stragrande maggioranza dei casi la causa non è una sola, bensì più fattori di rischio concorrono nell’insorgenza dell’osteoporosi.
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Sintomi di osteoporosi
L’osteoporosi si manifesta con sintomi solo quando è abbastanza grave da determinare microfratture o schiacciamento dei corpi vertebrali, con comparsa di dolore alla colonna vertebrale. Nei soggetti anziani, specie di sesso femminile, la frattura del collo del femore può essere provocata semplicemente da un banale passo falso o dal sollevamento di un peso.
Diagnosi di osteoporosi
L’OMS definisce l’osteoporosi utilizzando il parametro T-score. Questo parametro rappresenta la densità ossea del paziente espressa come numero di deviazioni standard (DS) al di sopra o al di sotto rispetto alla densità ossea di un soggetto giovane adulto. Per giovane adulto ci si riferisce ad un soggetto di circa 35 anni di un determinato gruppo etnico, con un normale stato di salute ed una normale attività fisica e che ha una certa densità ossea cioè la quantità minerale contenuta nell’osso. La diminuzione del valore al di sotto di questo parametro ci consente di sapere se siamo in condizioni di osteopenia (modesta riduzione del contenuto minerale osseo) o osteoporosi franca, che può essere più o meno importante e che sottopone a rischio di fratture ossee al minimo trauma.
La tecnica che consente la diagnosi di osteoporosi è la densitometria ossea. La metodica più utilizzata è la densitometria a raggi X a doppia energia (DEXA) che consente la valutazione della quantità di osso sia trabecolare, che corticale. La DEXA permette la misurazione del contenuto minerale osseo a livello del rachide lombare, del femore prossimale e dell’intero scheletro. La densità ossea viene espressa rispetto al picco di massa ossea rispetto al soggetto di controllo.
Osteoporosi
T-score < a -2,5 DS
Osteopenia
T-score compreso tra -1 e -2,5 DS
Normale
T-score < a -1 DS
Il rischio di frattura a qualsiasi età è determinato principalmente dalla massa scheletrica. La massa scheletrica è legata alla massa massima raggiunta alla maturità e dalla successiva percentuale e durata di perdita ossea.
Per quanto riguarda il picco di densità di minerale osseo, che è la quantità massima di minerale osseo accumulata nel corso della propria vita, questo raggiunge il suo valore maggiore intorno ai 35 anni. Può essere influenzato oltre che da fattori genetici anche da fattori ambientali come: normale apporto di calcio con la dieta, normale e costante attività fisica, normale esposizione alle radiazioni ultraviolette che favoriscono la maturazione della vitamina D.
Terapia dell’osteoporosi
La terapia si basa sulla somministrazione di calcio che in alcuni soggetti è in grado di rallentare il processo, ma non di curarlo. Altri farmaci usati sono gli estrogeni: nelle donne in menopausa, anche questi con effetti di prevenzione più che di cura della malattia. Usati anche gli androgeni, la calcitonina, i fluoruri. Di recente utilizzazione nella terapia dell’o. è una nuova classe di farmaci, i bifosfonati, analoghi del pirofosfato, caratterizzati dal legame P-C-P, notevolmente stabile e resistente alla degradazione chimica; la loro azione consiste nella inibizione sia del riassorbimento sia del turn over osseo attraverso l’interazione fisico-chimica con l’idrossiapatite e le modificazioni morfologiche, biochimiche e metaboliche degli osteoclasti (le cellule che degradano il tessuto osseo). Molto importante, come misura di supporto alla terapia farmacologica, sono un’adeguata attività fisica e un’alimentazione equilibrata.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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