In medicina per definizione un individuo si dice “portatore sano” quando:
- è stato contaminato da un agente patogeno ed ospita il patogeno senza però presentare alcuna patologia: si tratta di solito di soggetti immunologicamente resistenti (di solito grazie ad una immunità acquisita precedentemente), nei quali i microrganismi vivono come saprofiti, ma che possono infettare persone vicine, ad esempio se queste ultime sono meno resistenti per una malattia che determina immunodeficienza. Un individuo infetto da un patogeno, durante l’incubazione, non è invece un “portatore sano”, bensì è un malato “asintomatico”;
- è portatore di una malattia genetica recessiva di cui non manifesta i sintomi dal momento che le malattie genetiche dovute ad alleli recessivi (al contrario di quelle da alleli dominanti) non si manifestano quando il genotipo è eterozigote per il gene interessato, ma rendono il soggetto un portatore sano: un eventuale figlio di due portatori sani potrà manifestare la malattia nel caso riceva entrambi gli alleli recessivi dai genitori.
E’ importante quindi capire il fatto che un “portatore sano” NON ha la malattia, ma può trasmetterla ad altri individui (se la malattia è infettiva) o ai propri figli (se la malattia è genetica).
Talvolta il termine portatore sano viene utilizzato per indicare animali, quali la zanzara tigre, la zanzara anofele o la zecca, in grado di trasportare e trasmettere patologie pericolose o mortali per l’uomo senza essere colpiti dalla malattia; essi in medicina e biologia vengono chiamati più correttamente “vettori”.
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