Infibulazione: cos’è, etimologia, scopi, conseguenze, in Italia, leggi

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO BAMBINO PEDIATRA OSPEDALECon “infibulazione” si intende una mutilazione genitale femminile che consiste nell’asportazione del clitoride, delle piccole labbra, di parte delle grandi labbra vaginali con cauterizzazione, con seguente la cucitura della vulva. L’infibulazione lascia aperta solo un foro che permettere la fuoriuscita dell’urina e del sangue mestruale. E’ una tecnica che viene usata in donne molto giovani e bambine, comunque prima dell’adolescenza. Ad oggi è praticata in molte società dell’Africa, della penisola araba e del sud-est asiatico.

Infibulazione: etimologia

Il termine “infibulazione” deriva dal latino “spilla” ad indicare l’oggetto usato per cucire la vulva.

Scopo dell’infibulazione

Lo scopo dell’infibulazione è quello di impedire che la donna abbia rapporti prima del matrimonio in modo che arrivi vergine a tale evento. Altro scopo è quello di diminuire il piacere sessuale provato dalla donna, in modo da diminuire il rischio che ella tradisca il proprio marito, diventato quindi più “controllabile”.

Defibulazione

Con “defibulazione” si intende l’atto della scucitura della vulva, generalmente effettuata dal marito la prima notte di nozze.

Reinfibulazione

La reinfibulazione è una seconda infibulazione: le puerpere, le vedove e le donne divorziate sono infatti sottoposte a reinfibulazione con lo scopo di ripristinare la situazione prematrimoniale di purezza.

Effetti dell’infibulazione

L’infibulazione determina varie conseguenze nella donna. A causa della cucitura della vulva, l’apertura della vagina non permette la penetrazione di un pene o di un altro oggetto di pari dimensioni: i rapporti sessuali vengono quindi impossibilitati fino alla defibulazione, che viene effettuata direttamente dallo sposo prima della consumazione del matrimonio. Dopo la defibulazione, i rapporti sessuali vaginali sono comunque dolorosi e difficoltosi, con le ferite che spesso sono fonte di infezione. Il piacere sessuale femminile viene fortemente inibito grazie all’asportazione del clitoride, che impedisce l’orgasmo clitorideo.

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Rischi per la donna

A causa sia della infibulazione, che delle defibulazione (eseguite spesso in ambienti sporchi o non sterili) spesso insorgono cistiti, uretriti, ritenzione urinaria, ematuria (sangue nelle urine), piuria (pus nelle urine), vulviti e vaginiti anche gravi. Tali rischi sono elevati anche nel periodo che va dall’infibulazione alla defibulazione a causa dell’eventuale accumulo di sporco e smegma favorito dalla cucitura.

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Rischi durante il parto

Nonostante la defibulazione, possibili danni si hanno nel momento del parto poiché il nascituro deve attraversare una massa di tessuto cicatriziale e reso poco elastico a causa delle mutilazioni; in quel momento il feto non è più ossigenato dalla placenta e il protrarsi della nascita toglie ossigeno al suo cervello: ciò rischia di determinare danni neurologici permanenti al neonato. Nelle zone dove si pratica l’infibulazione è inoltre frequente la rottura dell’utero durante il parto, con conseguenze letali per la madre e, spesso, anche del bambino.

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Infibulazione in Italia

L’infibulazione è una pratica che non viene svolta in Italia, tuttavia negli ultimi anni, a causa dei flussi migratori provenienti dall’Africa, si presume che tali pratiche vengano praticate ad oggi sul nostro suolo, illegalmente.

Infibulazione e legge

Con la legge 9 gennaio 2006, n. 7, il Parlamento italiano ha provveduto a tutelare la donna dalle pratiche di mutilazione genitale femminile, in attuazione degli articoli 2, 3 e 32 della Costituzione e di quanto sancito dalla Dichiarazione e dal Programma di azione adottati a Pechino il 15 settembre 1995 nella quarta Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sulle donne. Al codice penale è aggiunto l’articolo 583-bis che punisce con la reclusione da quattro a dodici anni chi, senza esigenze terapeutiche, cagiona una mutilazione degli organi genitali femminili. Per mutilazione il legislatore intende, oltre all’infibulazione, anche la clitoridectomia, l’escissione della clitoride o comunque (norma di chiusura) qualsiasi pratica che cagioni effetti dello stesso tipo. Allo stesso modo, chi, in assenza di esigenze terapeutiche, al fine di menomare le funzioni sessuali, provoca lesioni agli organi genitali femminili diverse da quelle indicate al primo comma, da cui derivi una malattia nel corpo o nella mente, è punito con la reclusione da tre a sette anni. Le disposizioni di questo articolo si applicano anche quando il fatto è commesso all’estero da cittadino italiano o da straniero residente in Italia, ovvero in danno di cittadino italiano o di straniero residente in Italia.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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