Con il termine “emorroidi” si identifica un gruppo di strutture vascolari appartenenti al canale anale che proteggono i muscoli dello sfintere anale durante il passaggio delle feci e giocano un ruolo molto importante nella continenza fecale; quando le emorroidi sono gonfie ed infiammate, diventano “patologiche” e causano una sindrome nota come malattia emorroidaria. Nel linguaggio comune, con il termine “emorroidi“, ci si riferisce proprio alla malattia emorroidaria, quindi “emorroidi” è ormai un sinonimo di “malattia delle emorroidi“.
Complicanze delle emorroidi
La complicanza più tipica e frequente della malattia emorroidaria è rappresentata dalla trombosi tanto che si può dire che il suo quadro si integra strettamente con quello delle
emorroidi. Impropriamente definito “crisi” o “attacco emorroidario”, può insorgere in pazienti che già presentano una patologia anale oppure come prima manifestazione delle emorroidi. È opportuno distinguere la trombosi propria delle emorroidi interne, che può rimanere confinata all’interno del canale anale, e la forma che si esteriorizza con un’ estensione variabile nel cosiddetto strangolamento emorroidario, e infine la trombosi del margine anale che si configura nell’edema perianale o nell’ematoma anale. Tutti questi quadri possono presentarsi variamente associati. In questo articolo ci occuperemo in particolare della trombosi del prolasso.
TROMBOSI DEL PROLASSO
Il prolasso emorroidario può essere di vario grado in relazione sia alla fuoriuscita delle emorroidi dal margine anale che del coinvolgimento di uno solo o più gavoccioli o di. tutta la circonferenza emorroidaria. La trombosi del prolasso, parziale o totale che sia, realizza quello che viene definito “strangolamento emorroidario”, secondo alcuni impropriamente perchè in realtà I’irriducibilità che ne deriva è dovuta all’edema peritrombotico più che al restringimento da parte dello sfintere. È quasi sempre una complicanza a carico dei grossi gavoccioli di secondo, terzo o quarto grado che restano bloccati all’interno dello sfintere mentre sono prolassati. Ne deriva congestione e trombosi così che i gavoccioli diventano voluminosi, dolorosi e irriducibili. Contemporaneamente si forma un notevole edema nella cute perianale e nel sottocutaneo circostante.
Prolasso trombizzato localizzato
Il prolasso trombosato può interessare un quadrante o la semi circonferenza anale. Si nota un edema periferico cutaneo, pallido con una zona centrale mucosa rossastra, estremamente dolorosa con aree scure che indicano l’inizio della necrosi. Le zone edematose sono molli ed alternate ad aree più dure contenenti dei trombi.
Prolasso trombizzato a tutta circonferenza
Si evidenzia una corona perianale voluminosa completamente irriducibile con gli aspetti descritti in precedenza. Nell’un caso come nell’altro, nella forma isolata o diffusa, l’esplorazione digitale è estremamente dolorosa e l’anoscopia è generalmente impossibile.
Il processo evolve generalmente verso la risoluzione spontanea e sebbene le forme diffuse possano immobilizzare un paziente anche per 15-20 giorni, in effetti dopo i primi giorni l’edema si riduce e le emorroidi prolassate rientrano nel canale anale. Può succedere che le emorroidi alla fine risultino ridotte di volume rispetto a prima dell’ attacco e migliori così la sintomatologia sia per il prolasso che per il sanguinamento.
Vi sono casi in cui l’edema conduce a necrosi e ad ulcerazione dei uno o più gavoccioli. La porzione devitalizzata gradualmente si stacca, lasciando un’ulcera che poi si riepitelizza.
L’infezione è un fatto soltanto locale e la trasformazione in ascesso perianale è improbabile e contrasta con l’eziologia riconosciuta nella grande maggioranza degli ascessi. Così pure l’estensione della trombosi o l’infezione all’addome sono eccezionali.
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