Il gruppo sanguigno è una delle numerose caratteristiche di un individuo e viene classificato tramite la presenza o l’assenza di antigeni sulla superficie dei globuli rossi. Questi antigeni possono essere proteine, carboidrati, glicoproteine o glicolipidi dipendenti dal sistema di classificazione usato e alcuni di essi sono presenti anche sulla superficie di altri tipi di cellule di vari tessuti (praticamente in tutte eccetto che in quelle nervose, tanto che il termine “gruppo sanguigno” viene usato solo perché è nelle cellule del sangue che questi antigeni sono stati scoperti). Il gruppo sanguigno è geneticamente determinato/ereditato alla nascita e presenta contributi da entrambi i genitori. La scoperta dei gruppi sanguigni è stata fatta nel 1900 dall’austriaco Landsteiner (premio Nobel per la medicina nel 1930).
Esistono otto diversi tipi di sangue comuni, determinati dalla presenza o dalla assenza di antigeni – sostanze che possono innescare una risposta immunitaria se sono estranei al corpo. Dal momento che alcuni antigeni possono innescare il sistema immunitario del paziente per attaccare il sangue trasfuso, nelle trasfusioni è necessaria la compatibilità dei gruppi.
Di seguito, una tabella che ricostruisce le possibilità di donazione tra i vari gruppi:
Gli individui del gruppo AB+ possono ricevere qualunque tipo di sangue e sono perciò detti riceventi universali, mentre le persone di gruppo 0- sono donatori universali e possono ricevere solo sangue di gruppo 0-.
Ciò implica che gli ospedali debbano avere ampia disponibilità dei vari gruppi sanguigni e soprattutto una ingente scorta di gruppo 0 Rh-, una sorta di salvavita, da utilizzare quando non si conosce il gruppo del paziente e non si ha tempo di effettuare le analisi per trasfondere lo stesso gruppo durante le emergenze.
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Cosa si dona e in quanti modi si può donare
Se il donatore, in base ai criteri d’idoneità alla donazione di sangue, ha valori ematici che gli consentono di effettuare sia la donazione di sangue intero sia quella in aferesi (plasma e piastrine) può scegliere che tipo di donazione effettuare “con il consiglio del medico trasfusionista”.
Può accadere che qualche donatore, pur non avendo situazioni patologiche, abbia valori di emoglobina (pigmento che trasporta l’ossigeno nel sangue) o di ematocrito (percentuale di globuli rossi rispetto alla parte liquida del sangue) o di ferritina (riserva di ferro) al limite minimo o più basso dei livelli idonei per donare il sangue intero. In questo caso il donatore sarà indirizzato alla donazione di plasma, al fine di non ridurre ulteriormente questi componenti del sangue. Viceversa, al donatore con valori di globuli rossi, emoglobina ed ematocrito elevati sarà da sconsigliare la plasmaferesi e prediligere la donazione di sangue intero e saltuariamente le piastrine.
Le possibili tipologie di donazione sono 4, le seguenti:
- sangue,
- aferesi,
- dedicata.
- autodonazione.
La donazione di sangue intero è la donazione più comune, La quantità di sangue donato è stabilita per legge ed è di 450 ml con variazioni del 10% in rapporto al peso corporeo, all’età e al sesso. L’intervallo tra due donazioni di sangue intero deve essere di almeno 90 giorni. Per le donne fino alla menopausa la frequenza è di un massimo di 2 donazioni di sangue intero all’anno. Una donazione di sangue intero dura in genere meno di 12 minuti. Il donatore oltre al possesso dei requisiti generici, al momento della donazione dovrà possedere un valore di emoglobina(Hb) superiore a 13,5g./dl se di sesso maschile, superiore a 12,5 g/dl se di sesso femminile.
L’alternativa alla donazione tradizionale è quella che impiega la procedura di aferesi. In questo caso ci si avvale di una apparecchiatura, chiamata Separatore Cellulare, che separa i diversi componenti del sangue in un circuito sterile, chiuso e monouso (senza rischio di inquinamenti o di contagio). In questo modo è possibile prelevare soltanto il plasma (plasmaferesi), soltanto le piastrine (piastrinoaferesi) o prelevare due componenti (per esempio aferesi di plasma e piastrine, doppia donazione di globuli rossi, globuli rossi e plasma, ecc.). Una donazione di plasma da aferesi dura circa 30-40 minuti, e si dona fino ad un massimo di 600ml, una donazione di piastrine, invece, raggiunge i 50-60 minuti.
La donazione dedicata viene effettuata da un donatore contattato direttamente dal ricevente, basandosi sulla convinzione che essendo da lui conosciuto offra una maggiore sicurezza dei donatori abituali. Questa tipologia di donazione non viene attualmente considerata del tutto sicura e valida, in quanto:
- è difficile per chiunque conoscere a fondo una persona, in particolare far emergere se ha avuto comportamenti a rischio che possono nuocere al ricevente;
- il rischio aumenta quando si debba ricorrere a più di un donatore;
- il partner non deve donare per una donna fertile che possa avere future gravidanze per il rischio di malattia emolitica neonatale;
- in caso di consanguineità i linfociti del donatore attaccano i tessuti del paziente causando una grave reazione trasfusionale.
Infine, non va dimenticato che il sangue di donatori periodici di cui si conosce la storia sanitaria da più garanzie.
L’autodonazione è una procedura trasfusionale che consiste nel trasfondere al soggetto unità del suo stesso sangue, può essere richiesta dal chirurgo che opererà il paziente. I pazienti che devono eseguire interventi chirurgici programmati per cui è prevista una consistente perdita di sangue ≥ 20% del volume ematico totale.
Il metodo più utilizzato per effettuare questa tipologia di donazione è il predeposito: il sangue prelevato viene conservato secondo i metodi tradizionali e quindi trasfuso, in caso di necessità. Alcuni giorni prima dell’intervento vengono prelevate alcune (di solito 2-3) unità di sangue dal paziente, in fasi successive, a distanza di circa 1 settimana l’una dall’altra, fino a raggiungere la quantità prevedibilmente necessaria, in modo da consentirne l’eventuale utilizzo durante l’intervento operatorio e/o successivamente allo stesso.
I vantaggi dell’autotrasfusione sono i seguenti:
- eliminazione delle reazioni di incompatibilità;
- eliminazione del rischio di trasmissione di malattie infettive;
- riduzione del rischio di immunizzazione da antigeni diversi, con possibili manifestazioni a distanza.
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Come viene utilizzato il sangue donato
Il sangue viene utilizzato per rimpiazzare quella particolare componente di cui il paziente è gravemente carente. Nello specifico:
- globuli rossi, nell’anemia acuta per emorragia e nelle anemie croniche;
- piastrine, nel paziente con tumori o col midollo osseo danneggiato dall’effetto di farmaci;
- plasma, nel paziente ustionato o con gravi problemi della coagulazione.
La maggior parte del plasma viene utilizzata per la produzione di plasmaderivati, in modo che in un piccolo volume si concentri una grande quantità di sostanza e si renda più efficace la cura di particolari patologie:
- albumina per i malati in stato di shock, gli ustionati, i malati con insufficienza epatica o renale, i pazienti con gravi carenze proteiche, ecc.;
- fattori della coagulazione per gli emofilici e per altre gravi forme di carenza di questi fattori, con rischi emorragici;
- gammaglobuline per alcune malattie infettive come il tetano, la meningite, l’epatite virale, il morbillo, ecc.
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