Fibrinogeno alto o basso: valori normali ed interpretazione

MEDICINA ONLINE LABORATORIO BLOOD TEST ESAME SANGUE ANALISI CLINICHE GLOBULI ROSSI BIANCHI PIATRINE VALORI ERITROCITI LEUCOCITI ANEMIA TUMORE CANCRO LEUCEMIA FERRO FALCIFORME MEDITERRANEIl fibrinogeno è una proteina presente nel plasma sanguigno. È conosciuta anche con altri nomi:

  • Fattore I
  • Fibrinogeno attivo
  • Antigene del fibrinogeno

Viene prodotto dal fegato e dal tessuto endoteliale, cioè dal tessuto che riveste la superficie interna dei vasi sanguigni, dei vasi linfatici, e la superficie interna del cuore, cioè atri, ventricoli e vasi sanguigni cardiaci.

FIBRINOGENO: le funzioni

Il fibrinogeno svolge due funzioni principali, entrambe fondamentali per il processo di emostasi cioè per fermare le emorragie:

  • Aiuta le piastrine ad aderire alle pareti dei vasi sanguigni (durante la fase piastrinica dell’emostasi);
  • Si trasforma in fibrina per permettere la coagulazione (durante la fase coagulativa dell’emostasi).

Il nome fibrinogeno infatti significa letteralmente “produttore di fibrina”. Per far coagulare il sangue, la trombina trasforma il fibrinogeno in fibrina, dando il via al processo di coagulazione.

FIBRINOGENO: i valori normali

I valori considerati normali vanno da un minimo di 200 milligrammi per decilitro fino ad un valore massimo di 400 milligrammi per decilitro. Per le donne il valore massimo può essere un po’ più alto. Valori normali di questa proteina nel nostro organismo, indicano un corretto funzionamento del processo di coagulazione del sangue.

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FIBRINOGENO alto

Se i valori del fibrinogeno sono troppo alti, questo potrebbe indicare che sono in corso alcune alterazioni nel nostro corpo, ma che non si tratta necessariamente di una malattia. Ad esempio, in gravidanza e durante le mestruazioni, il livello di fibrinogeno nel sangue si alza. Può trattarsi anche della conseguenza di un intervento chirurgico, di una ferita o di un’ustione, di uno stato di infiammazione o di infezione. Altre volte invece il valore di questa proteina presente nel sangue si alza come conseguenza di alcune patologie:

  • Artrite o febbre reumatica
  • Ictus o infarto
  • Epatite
  • Malattie dei reni
  • Polmonite
  • Tubercolosi
  • Uremia
  • Tumori

Fibrinogeno basso

I valori bassi di fibrinogeno possono dipendere da alcune condizioni legate alla gravidanza, come nel caso del distacco della placenta o dell’aborto, ma possono essere anche legate ad anemia e malnutrizione o trasfusioni di sangue e possono derivare da infezioni molto gravi. Escludendo queste situazioni, i principali motivi per un valore del fibrinogeno basso sono dovuti a queste cause:

  • Malattie del sangue come:
    • Afibrinogemia ereditaria
    • Disfibrinogemia
    • Embolia
    • Emofilia
    • Coagulazione intravascolare disseminata
    • Fibrinolisi
  • Eclampsia
  • Malattie del fegato
  • Tumori, come la leucemia

FIBRINOGENO: quando fare un test

Gli esami dei livelli di fibrinogeno sono molto utili per individuare la presenza di alcune malattie e per prevedere se c’è un’elevata possibilità di svilupparle. In particolare, il test è consigliato nelle seguenti situazioni:

  • A seguito di sanguinamento
  • A seguito di trombosi
  • Per controllare il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari (come ictus e infarto)
  • Quando altri esami del sangue fanno pensare a problemi di coagulazione
  • In caso di malattie ereditarie o acquisite che interferiscono con la coagulazione
  • Quando è importante valutare la coagulazione di un paziente (ad esempio per un intervento chirurgico)

FIBRINOGENO: i tipi di test 

Per testare il fibrinogeno si fa un esame del sangue. Il test specifico condotto attraverso il sangue può essere di due tipi:

  • il test quantitativo, che misura la concentrazione del fibrinogeno in una certa quantità di sangue, ovvero quanti milligrammi di questa proteina sono presenti in ogni decilitro di sangue. Con questo test si può vedere quanto fibrinogeno c’è ma non se funziona bene;
  • il test qualitativo, o test di attività del fibrinogeno, per misurare la sua funzionalità durante la fase di formazione del coagulo.

Mentre i test quantitativi sono molto precisi e danno l’esatta quantità di fibrinogeno presente nel sangue, i test qualitativi sono più complessi.

FIBRINOGENO: i test qualitativi dell’attività

I test qualitativi del fibrinogeno vengono eseguiti in provetta “mimando” quello che avviene nel corpo durante la coagulazione. Al campione di sangue prelevato dal paziente viene aggiunta della trombina per iniziare il processo di coagulazione e controllare se questo avviene nei tempi giusti e se dà origine ad un coagulo stabile. Nonostante tali test in provetta non possano descrivere esattamente quello che succede nel corpo del singolo paziente durante l’intero processo di coagulazione (che include molti fattori per cui è impossibile riprodurli tutti in provetta), esistono comunque strumenti adatti ad analizzare la funzionalità di ogni singolo elemento che partecipa alla coagulazione. Per avere una risposta precisa, si aggiunge una quantità fissa di trombina e si misura il tempo di coagulazione, in particolare misura quanto tempo impiega in fibrinogeno a trasformarsi in fibrina. Se il tempo è troppo lungo, ciò sta ad indicare che il fibrinogeno contenuto in quello specifico campione di sangue è presente in quantità troppo bassa o che la sua funzionalità è più bassa del normale.

FIBRINOGENO: come ci si prepara al test?

Per molti esami del sangue è necessaria una certa preparazione, come ad esempio il digiuno dalla mezzanotte del giorno precedente.

Nel caso degli esami del sangue per il fibrinogeno, non è necessario alcun tipo di preparazione particolare. È importante comunque dare a chi dovrà analizzare le analisi alcune informazioni importanti sul nostro stato di salute e su alcune situazioni particolari, come ad esempio fumo, gravidanza, mestruazioni in corso nel giorno del prelievo di sangue, eventuali donazioni o trasfusioni di sangue avvenute nei giorni precedenti al prelievo.

Il sangue verrà prelevato normalmente da una vena del braccio: è un esame quasi indolore e  dura pochi secondi: se si è preoccupati per il prelievo di sangue, basta informare il personale sanitario presente il giorno del prelievo in modo che ci dia tutto il supporto necessario per superare l’esame.

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FIBRINOGENO: cosa si scopre con il test? Come si leggono i risultati?

Come abbiamo scritto poco sopra, i test del livello di fibrinogeno sono test quantitativi e servono per valutare la quantità di questa proteina nel sangue. I test qualitativi servono invece per valutare il tipo di attività della proteina.

In merito ai test quantitativi, il fibrinogeno aumenta rapidamente quando c’è un’infezione o un’infiammazione acuta in corso. Un alto livello di questa proteina nel sangue può indicare quindi la presenza di una malattia che con altri tipi di esame non si è riusciti a scoprire. Partendo da un test col fibrinogeno alto, si stringe il cerchio delle ipotesi possibili e ci si concentra solo sulla ricerca delle malattie che fanno alzare il suo livello nel sangue. Per questo è importante avvisare il medico di situazioni particolari (gravidanza, mestruazioni, aborto, trasfusione di sangue, malattie in corso), in modo che possa leggere con precisione i risultati del test. Generalmente, un test per il fibrinogeno alto è utile per valutare quanto estesa sia un’infezione o un infiammazione, qualunque sia la sua origine.

In merito ai test qualitativi, questi risultati descrivono la qualità della capacità di coagulare. Un fibrinogeno con una buona attività permette una buona coagulazione: se invece l’attività del fibrinogeno è bassa questo significa che la coagulazione è debole e che il corpo non riesce a produrre dei coaguli sufficientemente resistenti. Quando la funzionalità del fibrinogeno è troppo bassa, il medico la deve valutare assieme agli esami quantitativi. Se vari esami funzionali indicano sempre una bassa funzionalità della proteina questo può una malattia congenita, che il paziente ha dalla nascita. Le patologie congenite sono principalmente tre:

  • Afibrinogenemia, cioè la totale assenza di fibrinogeno, che causa forti emorragie in quanto il sangue non riesce a coagulare bene e in tempi rapidi;
  • Ipofibrinogenemia, cioè livelli di fibrinogeno cronicamente bassi con una diminuita funzionalità;
  • Disfibrinogenemia, cioè fibrinogeno con una struttura molecolare anormale, che causa malfunzionamenti nella coagulazione.

FIBRINOGENO E DINTORNI: per saperne di più

Il processo di emostasi (coagulazione sangue) consta di tre fasi che servono per fermare l’emorragia e sono:

  1. Fase vascolare: i vasi sanguigni della zona ferita si restringono per diminuire la perdita di sangue;
  2. Fase piastrinica: in pochi minuti, le piastrine aderiscono alle pareti dei vasi sanguigni ed iniziano a richiamare altre piastrine fino a formare un primo tappo piastrinico fragile per chiudere la ferita;
  3. Fase coagulativa: fibrina e piastrine insieme formano un tappo più solido, necessario quando la ferita è particolarmente profonda.

Piastrine: dette anche trombociti, sono i più piccoli elementi presenti nel sangue. Non si tratta di vere e proprie cellule, ma di corpuscoli prodotti principalmente dal midollo osseo.

Fibrina: è una proteina con una particolare struttura a maglie e filamenti, molto elastica, che funziona esattamente come una toppa di stoffa. Il nome stesso deriva da “fibra”. Grazie alla sua struttura, costruisce una specie di rete che intrappola gli altri elementi presenti nel sangue (ad esempio i globuli rossi) e crea il coagulo, ovvero un tappo di sangue che si rapprende e chiude la ferita, fermando l’emorragia in un primo momento e permettendo successivamente alla pelle di riformarsi al di sotto del coagulo.

Trombina: è un’altra proteina presente nel sangue. Ha una forma a sfera a sua funzione è quella di trasformare il fibrinogeno in fibrina quando è necessario chiudere una ferita.

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