La fitoterapia è la disciplina che più si avvicina alla medicina convenzionale in quanto si basa sull’uso di sostanze chimiche naturalmente presenti nelle piante, dotate di attività biologica. Del resto è da sottolineare che il 30% dei farmaci convenzionali deriva da sostanze vegetali, a partire dall’acido salicilico contenuto nell’aspirina, estratto dal salice. La pianta medicinale pertanto può essere considerata come una sorta di contenitore naturale di sostanze chimiche talvolta isolate ed utilizzate come tali in terapia, in altri casi fonte di materia prima per la produzione di farmaci, oppure come base per la produzione di fitoterapici veri e propri. Questi ultimi per essere denominati tali devono contenere tutti gli elementi costitutivi di una pianta o di una combinazione di piante.
Le piante o le parti delle piante contenenti il principio attivo (per esempio la radice, il fiore o le foglie) sono utilizzate per tinture (estratti alcolici), decotti (bollite in acqua),
polveri o infusioni (tisane) o capsule e pomate. Viene utilizzata in oncologia sia a scopo preventivo come immunostimolante sia come terapia complementare alla chemio e radioterapia o alla chirurgia, in particolare per il trattamento di disturbi gastrointestinali, per combattere sintomi quali la stanchezza, depressione, stipsi e gli effetti collaterali cutanei della radioterapia. Le sostanze di origine vegetale possono essere anche tossiche, causare gravi interazioni con i farmaci di sintesi assunti contemporaneamente, o essere responsabili di reazioni allergiche. Per tali motivi devono sempre essere utilizzati estratti idonei, qualitativamente controllati, standardizzati nei principi attivi utili, depurati da quelli inutili o pericolosi, ed utilizzati sempre su prescrizione medica.
Fitoterapia nella cura del cancro mammario
Alcuni fitoterapici sono utili nel trattamento complementare del tumore al seno, da accostare ai trattamenti classici (chirurgia, terapia ormonale, radioterapia e chemioterapia).
È stata provata l’attività antiproliferativa in vitro nei confronti di alcune linee di cellule tumorali e l’attività immunostimolante di ben 12 erbe della farmacopea cinese. La prunella vulgaris, la glycyrrhizae uralensis, il ginseng avrebbero un effetto antiestrogenico, sarebbero quindi utili nel coadiuvare i farmaci usati a tale scopo. Un flavonoide estratto dalla liquirizia è un inibitore dell’aromatasi. L’azione antineoplastica del tè verde è stata provata anche in occidente. Questo tè contiene sostanze che ostacolerebbero la proliferazione tumorale e la neoangiogenesi e promuoverebbero la risposta immunitaria; inoltre:
- la «kava» è utile contro l’ansia;
- il «guarana» contro la fatica;
- la «valeriana» e i «fiori d’arancio» contro l’insonnia;
- l’«iperico» contro la depressione;
- la «menta» e la «melissa» danno giovamento in caso di disturbi digestivi.
IMPORTANTE: In nessun caso i trattamenti complementari devono sostituire o anche solo ritardare l’uso di terapie tradizionali (chirurgia, terapia ormonale, radioterapia e chemioterapia), le uniche di comprovata efficacia scientifica nel trattamento del tumore al seno. Chiedete sempre consiglio al vostro medico prima di iniziare una terapia complementare.
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