Con disturbo d’ansia (in inglese “anxiety disorder”) in medicina ed in particolare in psichiatria, si identifica uno stato mentale caratterizzato da diverse forme di paura e di ansia patologica che si accompagnano spesso a manifestazioni psicosomatiche e che creano notevole disagio all’individuo, andando ad interferire con la sua vita sociale, relazionale e/o professionale. I più comuni disturbi d’ansia sono il disturbo d’ansia generalizzato, il disturbo da attacchi di panico e le fobie. Il disturbo ossessivo-compulsivo, una volta inserito tra i disturbi d’ansia, nel DSM-5 è stato inserito in una nuova categoria specifica, denominata Disturbi ossessivo-compulsivi e disturbi correlati. Il disturbo post-traumatico da stress, precedentemente inserito tra i disturbi d’ansia, nel DSM-5 è stato inserito nella categoria denominata Disturbi correlati a trauma e stress. In alcuni casi un disturbo d’ansia può associarsi ad un disturbo dell’umore, come la depressione. Il disturbo da attacchi di panico (da cui l’acronimo DAP), anche chiamato disturbo di panico, in inglese denominato panic attack o panic disorder (da cui gli acronimi PA e PD), è un tipo specifico di disturbo d’ansia caratterizzato da improvvisi ed intensi stati di fortissima ansia accompagnati da altri sintomi psicologici e fisici. Gli stati d’ansia, denominati “attacchi di panico“, si presentano in maniera imprevedibile, generalmente senza una causa scatenante razionale e specifica oppure, se presente, tale causa è rappresentata da un evento che, per la persona sana, non rappresenta fonte di timore. In alcuni casi un disturbo da attacchi di panico può associarsi ad una fobia.
Terapia
La terapia d’elezione per il disturbo da attacchi di panico (e più in generale dei disturbi d’ansia) è la psicoterapia, volta ad indagare le cause psicologiche del disturbo e ad elaborare strategie per affrontarlo. Nel caso di disturbo grave e persistente o qualora la psicoterapia non sortisca risultati consistenti può venire in aiuto la terapia farmacologica. L’associazione della psicoterapia al trattamento farmacologico raggiunge, nella maggioranza dei casi, i risultati migliori, tuttavia l’utilizzo dei farmaci troppo prolungato nel tempo, anche in virtù degli effetti collaterali, non è raccomandato. La caffeina, in alcuni soggetti, è stata trovata essere una causa dell’emergere o del peggiorare degli attacchi di panico, per cui in questi casi può esserne raccomandata la sospensione o comunque l’assunzione moderata.
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Psicoterapia cognitivo-comportamentale
La psicoterapia cognitivo-comportamentale (in cui vengono trattati i pensieri distorti e le convinzioni erronee) e la positive self-talk specifica per attacchi di panico, sono gli approcci psicoterapici più efficaci e più utilizzati nel trattamento della patologia. Diversi studi mostrano che, almeno nell’85% dei casi, i pazienti sottoposti a terapia cognitivo-comportamentale smettono di avere attacchi nell’arco di 12 settimane di trattamento continuato.
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Terapia di esposizione
La terapia di esposizione, un tipo di terapia comportamentale in cui il paziente viene messo a confronto con alcune sue paure come gli intensi e sgradevoli sintomi fisici di un attacco di panico, può essere d’aiuto. Ad esempio, ai pazienti che hanno paura di svenire viene chiesto di roteare su una sedia o di iperventilarsi fino a sentirsi svenire, per apprendere così che non perderanno i sensi quando avranno questo sintomo nel corso di un attacco di panico. Una respirazione lenta e superficiale (controllo respiratorio) aiuta a padroneggiare l’iperventilazione.
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Terapia farmacologica
I farmaci che possono essere utilizzati per il trattamento del disturbo da attacchi di panico che non risponde efficacemente alla terapia psicologica sono gli ansiolitici (specie le benzodiazepine) e gli antidepressivi (che al di là del nome possiedono consistenti effetti ansiolitici). Questi farmaci possono prevenire o ridurre di molto l’ansia anticipatoria, l’evitamento fobico e la frequenza e intensità degli attacchi di panico. Le benzodiazepine hanno un effetto molto rapido (in genere pochi minuti) e permettono di risolvere l’attacco di panico ma possiedono numerosi effetti collaterali come sonnolenza, atassia e problemi di memoria, oltre ad indurre dipendenza e tolleranza (perdita di efficacia nel tempo). Sono perciò utili per un trattamento sintomatico e al bisogno ma non sono però adatte ad un’assunzione prolungata. Gli antidepressivi sono preferiti quando si necessita un trattamento prolungato allo scopo di evitare le recidive e diminuire l’intensità degli attacchi. I più utilizzati sono gli “Inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina” (SSRI) sia per la loro efficacia che per la loro tollerabilità. Numerose altre classi di antidepressivi (in particolare i triciclici, gli inibitori delle monoaminossidasi ed alcuni antidepressivi atipici) sono efficaci nel trattamento della patologia e potrebbero essere usati qualora i trattamenti di prima linea non venissero tollerati a causa degli effetti collaterali. Questi farmaci, tuttavia, non sono adatti all’uso al bisogno perché il loro effetto si instaura gradualmente nel corso delle prime settimane di trattamento.
Terapie alternative
L’agopuntura può essere efficace nei casi di attacco di panico, soprattutto in presenza di sintomi di iperattivazione del sistema nervoso simpatico, quali tachicardia, sudorazione e tremori, oppure se vi è dispnea. Questi effetti sono spiegabili con la capacità dell’agopuntura di incrementare il tono del sistema parasimpatico, come dimostrato da molti studi sulla variabilità della frequenza cardiaca (HRV). L’agopuntura sembra anche in grado di attenuare l’iperventilazione associata agli attacchi di panico. Alcuni studi dimostrano infine significativi effetti dell’agopuntura sui circuiti difensivi di sopravvivenza del cervello implicati nelle risposte di lotta-fuga, in particolare sull’amigdala. Tecniche di rilassamento, meditazione (come la mindfulness) e l’esercizio fisico (in particolare quello aerobico) in alcuni studi si sono dimostrati efficaci nel ridurre frequenza e intensità degli attacchi di panico e possono pertanto essere consigliati come terapia aggiuntiva.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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