Con “flebotrombosi” si indica la presenza di uno o più trombi all’interno di una o più vene. La presenza di tali trombi NON è determinata dall’infiammazione della parete del vaso (chiamata “flebite”) fatto questo che differenzia la flebotrombosi dalla tromboflebite. Semplificando: mentre nella flebotrombosi il trombo è causato dalla precedente presenza dell’infiammazione della vena, nella flebotrombosi il trombo è causato da altra condizione e la vena NON è infiammata (anche se può diventarlo in seguito). La flebotrombosi può causare embolia polmonare o – più raramente embolia paradossa, inoltre è causa di sindrome post trombotica con insufficienza venosa cronica (PTS, spesso chiamata anche sindrome post-flebitica).
CONCETTO IMPORTANTE: La flebotrombosi si differenzia dalla tromboflebite in quanto il trombo non è conseguenza dell’infiammazione, la quale infatti esiste in misura molto minore ed è successiva alla formazione del trombo.
Cause e fattori di rischio
Fattori che possono aumentare, direttamente o indirettamente, il rischio di flebotrombosi, sono:
- diabete;
- famigliarità;
- sovrappeso od obesità;
- accidenti vascolari cerebrali;
- recente operazione chirurgica;
- recente frattura di femore;
- cardiopatie;
- vita sedentaria;
- gravidanza;
- vasodilatazione eccessiva e prolungata (ad esempio esposizione prolungata ai raggi solari);
- immobilizzazione prolungata (ad esempio in caso di allettamento da paralisi o da operazione chirurgica);
- ostacolo alla circolazione (ad esempio stando seduti a lungo per lavoro in macchina o aereo, nella sindrome della classe economica);
- insufficienza cardiaca;
- infarto miocardico;
- shock emodinamico;
- traumi;
- farmaci (neurolettici, estrogeni, contraccettivi);
- contraccezione orale;
- fumo;
- sindrome d’iperviscosità;
- età > 50 anni;
- trombosi venosa profonda;
- policitemia vera;
- diuresi forzata;
- fattore V di Leiden;
- tasso di protrombina aumentato;
- deficit in antitrombina AT III;
- iperomocisteinemia E72.1;
- deficit di proteina C e/o di proteina S;
- sindrome anti fosfolipidi;
- trombocitopenia di tipo II;
- tumori (specie addominali).
Sedi preferite
Le sedi preferite delle flebotrombosi sono gli arti inferiori. Altri siti, meno frequenti, sono:
- vene della pelvi;
- rami della vena porta;
- seni della dura madre.
Una flebotrombosi può comunque verificarsi in qualsiasi vena del corpo.
Sintomi
I sintomi di una flebotrombosi variano a seconda della sede e dell’importanza della vena affetta all’interno del tessuto: quanto più è esteso il territorio drenato dalla vena ostruita, tanto più evidenti sono gli effetti dell’impedita. Sintomi tipici sono:
- turgore del letto vascolare venoso;
- edema e succulenza nel territorio dipendente da quel vaso;
- colorito bluastro;
- dolore più o meno intenso.
In alcuni casi una flebotrombosi può essere del tutto asintomatica.
Diagnosi
La diagnosi si basa solitamente su anamnesi, esame obiettivo ed esame ecografico, specie con colordoppler.
Rischi
Se il vaso interessato da flebotrombosi è piccolo e di minore importanza nel contesto del tessuto drenato, la patologia può passare inosservata e guarire spontaneamente senza che neanche il paziente si renda conto di averla. In altri casi, al contrario, si potrebbe manifestare con complicazioni gravi e potenzialmente letali, come l’embolia polmonare. Ricordiamo che il trombo formatosi all’interno della vena aderisce poco alla parete del vaso, per cui può facilmente staccarsi e vagare in circolo, diventando un “embolo” che imprevedibilmente può occludere un vaso lontano che ha un diametro inferiore al suo. Il trombo può quindi obliterare il lume del vaso impedendo completamente il flusso di sangue: tale condizione è potenzialmente letale se si verifica a livello di vasi sanguigni la cui pervietà è necessaria alla sopravvivenza dell’organismo.
Terapia
La terapia specifica dipende dalla causa a monte che ha determinato la flebotrombosi. In genere il trattamento richiede l’immobilizzazione della parte affetta (se si tratta di un arto inferiore o superiore). E’ indicato l’uso di farmaci trombolitici (capaci di favorire la disgregazione del trombo ripristinando il corretto flusso sanguigno). Se il vaso obliterato è importante, potrebbe diventare indispensabile ripristinare la pervietà con un intervento chirurgico.
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