Il celebre conduttore Fabrizio Frizzi, 60 anni compiuti lo scorso 5 febbraio, è morto nella notte tra il 25 ed il 26 marzo all’ospedale Sant’Andrea di Roma. A dare l’annuncio è la sua famiglia in una nota: “Grazie Fabrizio per tutto l’amore che ci hai donato”. Il 23 ottobre dello scorso anno Fabrizio Frizzi era stato colto da una ischemia cerebrale, durante la registrazione di una puntata del programma televisivo “L’Eredità“. Venne ricoverato al Policlinico Umberto I di Roma dove fu dimesso alcuni giorni dopo in buone condizioni. Frizzi era tornato a lavoro in tv lo scorso dicembre, forse troppo presto per riprendersi del tutto dal precedente evento ischemico.
Frizzi lascia la moglie Carlotta Mantovan, sposata nel 2014, e la figlia Stella, di 4 anni e mezzo.
L’intero staff è realmente dispiaciuto per la scomparsa del conduttore: tutti noi siamo cresciuti con il suo sorriso e le sue trasmissioni, a partire da “Scommettiamo che“. Uomo d’altri tempi, sempre con un fare garbato ed elegante che piaceva a tutti ma capace anche di sconvolgere – ad esempio con la sua straordinaria imitazione di Piero Pelù a “Tale e quale show” – lo riconosciamo come l’unico conduttore italiano che “ha messo tutti d’accordo” insieme a Corrado a cui non a caso Fabrizio si ispirava nel modo di condurre. Nell’ultima intervista rilasciata al Corriere della Sera il 25 gennaio, diceva:
Ho avuto spesso la fortuna di essere molto vicino alla gente: a 40 anni ho avuto il privilegio di poter donare midollo osseo a una persona salvandogli la vita. E quando a ottobre mi sono trovato in ospedale con tanti malati, ho avuto la fortuna di sentirmi confortato dal loro affetto, mi hanno fatto forza. […] Ora devo essere attento soprattutto per mia moglie e mia figlia: lotto per continuare a veder crescere la mia creatura, per esserle d’aiuto e un punto di riferimento.
Causa della morte
La causa della morte del conduttore è un ictus emorragico, cioè un ictus cerebrale causato dalla perdita di sangue da un vaso sanguigno cerebrale che determina ischemia e necrosi del tessuto nervoso. La perdita di sangue è causata dalla rottura di un vaso sanguigno generalmente determinata da un trauma cerebrale o da un picco ipertensivo, che possono agire su un vaso “normale” o alterato, ad esempio quando è permanentemente dilatato (aneurisma cerebrale) e quindi a maggior rischio di rottura. La maggior parte degli ictus cerebrali si verifica alle prime ore dell’alba, quando nell’organismo si ha un picco di pressione arteriosa. Obesità, stress cronico, ipertensione e fumo di sigaretta sono alcuni dei più diffusi fattori di rischio modificabili per l’emorragia cerebrale che tuttavia si può presentare in individui all’apparenza sani, specie se in età avanzata o con una storia clinica di precedenti eventi ischemici (infarto ed ictus). Nelle ultime ore si è anche andata diffondendo la notizia che Fabrizio Frizzi soffrisse di tumore al polmone o al cervello addirittura con metastasi, informazione che non è però stata ufficialmente confermata ed al momento appare priva di fondamento. Il giornalista Alfonso Signorini avrebbe detto che Frizzi era malato di “tumori diffusissimi ed inoperabili” e che lui, nonostante sapesse di non aver scampo, ha voluto continuare a lavorare.
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Danno al sistema nervoso
Il danno al sistema nervoso è determinato sia dal fatto che una parte di tessuto cerebrale non è più irrorata dal sangue e quindi in breve tempo va in necrosi (cioè muore), sia dall’accumulo di sangue (ematoma) che comprime le strutture vicine e – verificandosi in una struttura rigida come il cranio – determina una ipertensione intracranica che danneggia ulteriormente le strutture cerebrali ed impedisce al sangue in arrivo dal cuore di giungere normalmente al cervello: un vero e proprio circolo vizioso rapidamente letale. Può ancor di più aggravare la situazione anche una contemporanea inadeguatezza del flusso sanguigno che può dipendere da fattori come l’insufficienza cardiaca (spesso associata ad ipertensione cronica) e l’aterosclerosi.
Conseguenze di una emorragia cerebrale
Le possibili conseguenze di una emorragia cerebrale sono estremamente varie, soggettive e di difficile previsione, dipendendo da moltissimi fattori come: gravità della lesione, tempi di intervento, bravura del medico, età del paziente ed eventuali altre patologie presenti come diabete, ipertensione e/o cancro. Nei casi meno gravi il paziente può tornare ad una vita normale, con esiti lievi e non invalidanti, ma quando il danno al tessuto nervoso è esteso – perché l’emorragia è grave ed ha avuto durata elevata – nonostante cure adeguate, gli esiti possibili sono solitamente gravi: alcuni pazienti sopravvivono riportando danni irreversibili (come difficoltà a parlare o a muoversi) che solo in parte possono migliorare grazie ad adeguato intervento fisioterapico. Nei casi più gravi il paziente può morire immediatamente o può superare la fase acuta ed entrare in uno stato di coma che generalmente dura circa uno/due mesi e successivamente evolve nel suo decesso, oppure in uno stato vegetativo o di minima coscienza che ha durata estremamente variabile.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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