Con “abilismo” (in inglese “ableism” o “disablism“) si descrive è la discriminazione nei confronti delle persone con disabilità ed il presupporre che tutte le persone abbiano un corpo abile. In parole semplici, l’abilismo è una forma di razzismo verso i disabili. Dal punto di vista di un abilista, la disabilità è vista come un difetto invece che un aspetto della varietà umana. Mentre l’abile è considerato la norma, la persona con disabilità è vista come un individuo inferiore, negativo, con meno valore e – nei casi più gravi di abilismo – da evitare. L’abilismo viene perpetrato verso ogni tipo di disabilità, che sia fisica, sensoriale, intellettiva o di altro tipo.
Caratteristiche e forme di manifestazione
L’abilismo si manifesta in molti modi ed in varie situazioni, ad esempio:
- pregiudizi e stereotipi: le persone diversamente abili vengono spesso percepite come meno capaci, meno intelligenti o meno degne di rispetto delle persone senza disabilità;
- discriminazione nell’accesso ai servizi e alle opportunità: le persone con disabilità possono essere escluse da opportunità educative, lavorative, ricreative e sociali;
- abilismo invisibile: l’abilismo può manifestarsi anche in modo invisibile, attraverso l’assunzione di barriere architettoniche o culturali che rendono difficile o impossibile alle persone con disabilità partecipare pienamente alla società.
Esempi di abilismo
Alcuni esempi specifici di abilismo, sono:
- dare per scontato che una persona con disabilità non possa guidare una macchina;
- assumere per certo che una persona con disabilità non possa svolgere bene alcun valore;
- dare per scontato che una persona con disabilità non possa in alcun modo vivere una vita normale;
- assumere per scontato che una persona con disabilità non possa portare nessun valore aggiunto alla società, ma che anzi sia un peso per essa;
- negare l’accesso a determinati luoghi/attività/mezzi di trasporto per via di barriere architettoniche e/o sensoriali;
- posteggiare negli appositi parcheggi riservati ai disabili pur avendone diritto;
- attaccare fisicamente o verbalmente per via della disabilità;
- deridere o bullizzare una persona con disabilità;
- fare mobbing nei confronti di un collega con disabilità;
- usare nomi di patologie o condizioni che possono indurre disabilità, come offese (down, cerebroleso, spastico, ritardato mentale, handicappato, mongoloide…)
- trattare le persone disabili con pietismo o come se fossero eroi per il solo fatto di vivere una vita normale;
- negare l’esistenza di determinate disabilità mentali o fisiche;
- un’azienda che non offre servizi di accesso per le persone con disabilità;
- un governo che non investe in politiche di inclusione per le persone con disabilità.
Conseguenze
L’abilismo è purtroppo radicato nella nostra cultura e nelle nostre istituzioni, al punto che alcuni lo danno per scontato ed immutabile. È spesso visto come normale o addirittura naturale discriminare i disabili, ma in realtà è una forma di oppressione che limita le possibilità delle persone con disabilità. L’abilismo può avere un impatto negativo sulla vita delle persone con disabilità in molti modi. Può limitare le loro opportunità educative, lavorative, ricreative e sociali; può creare attorno alla persona con disabilità un clima di insofferenza, derisione e bullismo; può portare la persona diversamente abile a provare angoscianti sentimenti di isolamento, vergogna e depressione con, nei casi più gravi, idee suicidarie.
“Disabile” o “diversamente abile”
Il termine “disabile” pur essendo socialmente accettato e non rappresentando in sé un esempio di abilismo, può lasciare spazio ad un fraintendimento a causa della sua etimologia: il prefisso “dis-” è infatti un peggiorativo ed indica “mancanza”, quindi “disabilità” significa letteralmente “mancanza di abilità“. A tal proposito è preferibile usare, al posto di “disabile”, l’espressione “diversamente abile“: l’individuo non è più quindi considerato una persona con meno abilità dell’abile, bensì come una persona che semplicemente ha delle abilità di tipo diverso, che possono essere espresse appieno se viene creato attorno a questa persona, il contesto adatto per poterlo fare. Inoltre il termine “disabilità“, potrebbe essere considerato da alcuni come una malattia (cronica, per giunta) in sé, cosa che non è: la “diversa abilità” è invece concettualmente una condizione di momentanea di difficoltà, rimovibile se la società tutta si impegna per creare un contesto più inclusivo.
Contrastare l’abilismo
Ci sono molte cose che possiamo fare per combattere l’abilismo. Possiamo ad esempio:
- educare noi stessi, i nostri figli, i nostri studenti, i nostri amici e la società tutta sull’abilismo e sulle sue conseguenze negative;
- concentrarsi sul fatto che trattare con pietismo ed in maniera diversa una persona diversamente abile, ad esempio avvantaggiandolo rispetto ad un abile nella gestione di un compito, pur se fatto in buona fede, può farla sentire discriminata;
- sostenere le organizzazioni che lavorano per l’inclusione delle persone con disabilità;
- parlare con gli amici e con la famiglia dell’importanza dell’inclusione;
- avere ogni giorno consapevolezza del problema ed impegnarci per contrastarlo, per costruire una società più inclusiva e accessibile per tutti;
- vedere la persona con disabilità non più come “disabile” o come “malato”, bensì come “diversamente abile” e capace di esprimere appieno le proprie abilità, costruendo il giusto contesto di inclusività.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine