Con l’espressione “fobia scolare” (anche chiamata “fobia scolastica” o “rifiuto scolastico” o ancora “rifiuto ansioso della scuola”, in inglese ) in medicina e psicologia si indica un disturbo caratterizzato da ansia, paura e angoscia patologiche nel recarsi e restare a scuola. Tali sentimenti sono talmente intensi nel soggetto che spesso arrivano a compromettere in modo anche significativo una regolare frequenza scolastica e quindi il rendimento. Le conseguenze possono riguardare lo sviluppo emotivo, sociale, le acquisizioni scolastiche, la bocciatura e varie difficoltà nei rapporti con la famiglia. In seguito si possono avere difficoltà lavorative e può aumentare il rischio di un’importante compromissione della salute mentale della persona.
Fobia o “semplice” assenza
La fobia scolare non va confusa con l’assenza ingiustificata da scuola (dispersione scolastica): quest’ultimo è un comportamento in cui è assente l’ansia e la paura eccessiva di frequentare la scuola e spesso è associato a comportamenti antisociali e alla mancanza di disciplina, di autorità dei genitori e di interesse per la propria formazione scolastica.
Epidemiologia
La fobia scolare interessa tra l’1% e il 5% dei ragazzi in età scolare senza sostanziali differenze di genere socio-economico. In 8 casi su dieci il soggetto è maschio. La fobia sociale è più frequente in:
- figli unici;
- primogeniti;
- figli prediletti rispetto ai fratelli.
Età di esordio
La fobia scolare esordisce in infanzia intorno ai 5-6 anni, ma colpisce anche i bambini compresi nella fascia di età 10-11 anni; in adolescenza può verificarsi tra i 12 e i 15 anni. Il fenomeno in genere esordisce in alcuni momenti chiave:
- nel passaggio dalla scuola materna alla scuola elementare
- nel passaggio dalle scuole elementari alle scuole medie inferiori;
- nel passaggio dalle scuole medie inferiori a quelle superiori.
Cause e fattori di rischio
Le cause della fobia sociale non sono state ancora ben comprese con esattezza, tuttavia sono state avanzate varie ipotesi che prendono in considerazione vari fattori ambientali. La fobia sociale può essere favorita ed innescata da vari eventi stressogeni, spesso ripetuti nel tempo, che si sono verificati a casa o a scuola, come:
- malattia propria o di un membro della famiglia;
- separazione o divorzio tra i genitori;
- separazione transitoria da uno dei genitori;
- relazioni conflittuali tra i membri della famiglia;
- legame disadattivo con uno dei genitori;
- problemi con l’insegnante;
- problemi con il gruppo dei pari;
- recente trasloco con cambio di scuola;
- ritorno a scuola dopo lunga interruzione o vacanza.
Fattori di rischio sembrano essere:
- sesso maschile;
- essere figlio di coppia separata o divorziata;
- il passaggio da una scuola all’altra;
- essere figlio unico;
- essere il primogenito;
- essere il figlio prediletto rispetto ai fratelli.
I fattori scatenanti la crisi possono quindi essere molteplici e sono riconducibili ad eventi stressogeni: attraverso i comportamenti di evitamento o di fuga da eventi spiacevoli, il bambino ottiene infatti:
- una riduzione dell’ansia provocata dall’evento stressogeno;
- un rinforzo positivo correlato al fatto di stare a casa evitando la scuola;
- maggiore attenzione dalle figure genitoriali.
Per tali motivi ogni evento stressogeno tende nel bambino ad evocare comportamenti che evitano l’ambiente scolastico.
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Sintomi e segni
Il disturbo si caratterizza per i seguenti comportamenti problematici e sintomi somatici:
- elevata reazione di ansia nel momento in cui esce da casa o giunge davanti alla scuola, al punto da presentare sintomi da panico; manifestazione di un ampia serie di sintomi somatici (vertigini, mal di testa, tremori, palpitazioni, dolori al torace, dolori addominali, nausea, vomito, diarrea, dolori alle spalle, dolori agli arti);
- il livello di angoscia può essere elevato fin dalla sera prima e il bambino può riposare male, il sonno può essere disturbato da incubi o risvegli notturni.
Il soggetto, spesso senza nessun preavviso, si rifiuta di andare a scuola mostrando ansia che può evolvere in attacchi di panico nel momento in cui si esce da casa per recarsi a scuola, ci si avvicina all’edificio scolastico o si è davanti al suo ingresso. Il soggetto che soffre di rifiuto scolastico può in alcuni casi recarsi a scuola senza eccessivi problemi per poi però, dopo poche ore o minuti, chiedere di tornare a casa. Altri possibili sintomi e segni, sono:
- malessere generale;
- senso di panico;
- insonnia;
- balbuzie;
- vertigini;
- mal di testa;
- tremori;
- palpitazioni;
- dolori al torace;
- dolori addominali;
- incubi notturni;
- risvegli nel pieno della notte;
- enuresi (“fare la pipì a letto”);
- allucinazioni fatte di fantasmi e mostri (nei bimbi piccoli);
- nausea;
- vomito;
- diarrea;
- dolori alle spalle;
- dolori agli arti;
- crisi di pianto;
- attacchi di collera;
- svenimento.
Tutti questi sintomi compaiono improvvisamente e, altrettanto rapidamente, scompaiono o si attenuano qualora il soggetto colpito capisce che può ritornare/rimane a casa assentandosi da scuola. In genere gli stessi sintomi si ripresentano la mattina successiva. I sintomi possono includere inoltre:
- continue lamentele e rimostranze nel frequentare la scuola;
- ritardi o assenze ingiustificate nelle giornate significative (compiti in classe e interrogazioni);
- richieste frequenti di chiamare o tornare a casa;
- richieste frequenti di recarsi in infermeria a causa di presunti disturbi fisici;
- richieste frequenti di recarsi in bagno a causa di presunta urgenza di minzione;
- riversare le responsabilità del proprio comportamento su non chiare delusioni o attacchi subiti da qualche professore o compagno di classe.
La fobia non colpisce necessariamente chi “va male a scuola” o ha un cattivo rapporto coi compagni di classe, anzi, sovente può interessare anche chi, in precedenza, aveva mostrato un buon rapporto con l’ambito scolastico, buoni risultati e nessun problema nei rapporti sociali tra compagni e docenti.
Patologie associate
Altri disturbi che sono spesso associati alla fobia scolare, sono:
- l’ansia da separazione;
- l’ansia generalizzata;
- la fobia sociale;
- la fobia specifica;
- gli attacchi di panico;
- il disturbo post traumatico da stress;
- la depressione;
- il disturbo della condotta;
- il disturbo oppositivo-provocatorio;
- il disturbo da deficit di attenzione-iperattività;
- i disturbi specifici dell’apprendimento.
Trattamento psicoterapeutico
La terapia cognitiva-comportamentale si è dimostrata molto efficace per i disturbi di ansia, numerosi sono i dati disponibili in letteratura rispetto a molteplici studi controllati. Nello specifico il trattamento cognitivo-comportamentale da utilizzare con bambini che rifiutano la scuola si basa sui fattori di mantenimento che emergono con l’analisi funzionale. In generale l’intervento è individualizzato e prevede vari step e tecniche, in questo percorso graduato sono coinvolti i genitori e la scuola.
All’inizio è utile un apporto psicoeducativo per comprendere la natura e il processo dell’ansia, per poi identificare i pensieri disfunzionali (rispetto a sé, gli eventi, le attività, la separazione dalla figura di attaccamento) verso cui promuovere una ristrutturazione cognitiva.
Ritorno a scuola
Il ritorno a scuola può essere graduale e concordato, nei tempi e nelle modalità, con gli insegnanti e il personale scolastico. Il protocollo di intervento cognitivo-comportamentale basato sull’analisi funzionale è stato utilizzato in molti lavori, i cui risultati hanno mostrato l’utilità di tale trattamento, vista l’eterogeneità di problemi che possono causare il disturbo. L’efficacia della terapia cognitiva-comportamentale è stata dimostrata in termini di riduzione dell’ansia, aumento del senso di autoefficacia personale e ripresa della frequenza scolastica.
Trattamento farmacologico
Accanto all’approccio psicoterapico, in alcuni casi può essere somministrata una terapia a base di farmaci antidepressivi o ansiolitici.
Terapia famigliare
Accanto all’approccio psicoterapico e farmacologico, uno dei percorsi terapeutici percorribili è quello della terapia familiare, che mira a risolvere il problema attraverso la ricerca di nuove forme di comunicazione e collaborazione tra i vari componenti della famiglia. Per la nostra esperienza ciò è tuttavia non sempre facilmente attuabile, dal momento che non tutti i genitori sono in grado di capire il motivo per il quale tutta la famiglia debba occuparsi di un disturbo che affligge un solo membro: in alcuni casi i genitori si rifiutano quindi “mettersi in discussione” e di intraprendere loro stessi un percorso terapeutico, rendendo più complesso il trattamento del disturbo del loro figlio.
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Lo Staff di Medicina OnLine
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