Cosa sono gli “zoo umani”?

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO ZOO UMANO SHOW SPETTACOLO ANIMALI FREAK SHOW FENOMENI DA BARACCONE AFRICANIUno zoo umano, noto anche come esposizione etnologica, è una esposizione pubblica di persone provenienti da popolazioni straniere ed “esotiche”, in genere catturate, imprigionate e obbligate a restare chiuse in recinti o gabbie, diffusa soprattutto tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 (19° e 20° secolo) ma esistente ancora oggi in alcune parti del mondo.

Gli esseri umani esposti in questi zoo, assimilabili concettualmente agli spettacoli dei fenomeni da baraccone (freak show), erano di etnia diversa rispetto a quella del pubblico e venivano mostrati in genere in condizioni di schiavitù, esposti solitamente in un cosiddetto stato primitivo, all’interno di una sorta di scenografia che ricordava il loro “habitat naturale”. Le mostre, frutto di cultura coloniale e razzista, enfatizzavano le differenze tra gli stili di vita europei occidentali e quelli di altri popoli europei o non europei, sottolineando la presunta superiorità della “società occidentale”, attraverso luoghi comuni che vedevano i gruppi emarginati come “selvaggi“.

L’idea di “essere umano selvaggio” deriva in particolare dai viaggi di Cristoforo Colombo e dal modo di vedere l’umanità che ne derivò, che riteneva la cultura europea rimasta pura, mentre le altre culture erano viste come impure o “selvagge”, e questo stereotipo si basa fortemente sull’idea che diversi modi di vivere fossero “cacciati via da Dio“, poiché le culture diverse da quelle europee non conoscevano il cristianesimo.

Gli zoo umani erano basati su una concezione razzista e coloniale dell’umanità, intrisa spesso di razzismo scientifico e darwinismo sociale; alcune di queste teorie collocavano i popoli nativi soprattutto dell’Africa, dell’Oceania, Asia e Americhe, in una scala evolutiva inferiore, a metà tra le grandi scimmie e gli europei. Per tutta la loro esistenza tali “mostre” hanno suscitato polemiche sulla loro natura umiliante, dispregiativa e disumanizzante.

Gli albori degli zoo umani

Pur essendo diffusi soprattutto intorno agli ultimi anni dell’800, gli zoo umani esistevano già da centinaia di anni. Nell’emisfero occidentale, uno dei primi zoo conosciuti, quello di Montezuma in Messico, consisteva non solo in una vasta collezione di animali, ma esponeva anche esseri umani, ad esempio persone affetta da nanismo ed albini. Durante il Rinascimento, i Medici svilupparono un grande giardino zoologico umano in Vaticano. Nel XVI secolo, il cardinale Ippolito Medici aveva una collezione di persone di razze diverse e animali esotici. Si dice che possedesse una “collezione” di cosiddetti “selvaggi”, che parlano più di venti lingue; c’erano anche mori, tartari, indiani, turchi e africani. Nel 1691, l’inglese William Dampier espose un nativo tatuato di Miangas che acquistò quando era a Mindanao. Una delle prime mostre umane pubbliche moderne è stata la mostra organizzata dall’imprenditore P. T. Barnum di Joice Heth il 25 febbraio 1835 e, successivamente, dei gemelli siamesi Chang e Eng Bunker. Queste mostre erano comuni negli spettacoli da baraccone. Un altro famoso esempio fu quello di Saartjie “Sarah” Baartman del Namaqua, spesso indicata come la “Venere ottentotta”, che – a causa della forma steatopigica del suo corpo con glutei accentuati – fu esposta a Londra e in Francia fino alla sua morte nel 1815. Durante il 1850, Maximo e Bartola, due bambini microcefalici di El Salvador, furono esposti negli Stati Uniti e in Europa con i nomi di Aztec Children e Aztec Lilliputians. Gli zoo umani diventeranno molto diffusi solo negli anni ’70 dell’Ottocento, nel periodo del Nuovo Imperialismo.

Zoo umani alla fine ‘800

Negli anni ’70 dell’Ottocento, le mostre delle cosiddette “popolazioni esotiche” divennero popolari in tutto il mondo occidentale. Gli zoo umani potevano essere visti in molte delle più grandi città d’Europa, come Parigi, Amburgo, Londra, Milano, così come in città americane come New York e Chicago.

Carl Hagenbeck, un commerciante di animali, fu uno dei primi imprenditori a sfruttare questa nuova “moda”: nel 1874, su suggerimento di Heinrich Leutemann, decise di esporre individui Sami nella “Mostra dei Lapponi“. Ciò che differenziava la mostra di Hagenbeck dalle altre, era il fatto che mostrava a queste persone, con animali e piante, di “ricreare” il loro “ambiente naturale”, esattamente come avveniva con gli zoo degli animali. Carl Hagenbeck nel 1876 inviò un collaboratore in Sudan per portargli alcune bestie selvatiche e Nubiani. La “Mostra di Nubiani” riscosse molto successo in Europa e in tour a Parigi, Londra e Berlino. Nel 1880 inviò un agente a Labrador per procurarsi alcuni Eschimesi dalla missione morava di Hebron; questi Inuit furono esibiti nel suo Tierpark Hagenbeck in Amburgo.

Geoffroy de Saint-Hilaire, direttore del Jardin zoologique d’acclimatation di Parigi, decise nel 1877 di organizzare due spettacoli etnologici in cui esibire Nubiani e Inuit. Quell’anno il pubblico del Jardin raddoppiò, toccando il milione. Tra il 1877 e il 1912 circa trenta mostre etnologiche furono presentate al Jardin.

In entrambe le Esposizioni universali del 1878 e del 1889 tenutesi a Parigi fu mostrato un “villaggio negro” (village nègre). Visitato da 28 milioni di persone, l’esposizione del 1889 mostrò 400 indigeni come attrazione principale. L’esposizione del 1900 presentò il famoso diorama vivente in Madagascar, mentre le Esposizioni coloniali in Marsiglia (1906 e 1922) e in Parigi (1907 e 1931) esibirono umani in gabbia, spesso nudi o seminudi. L’Esposizione coloniale parigina del 1931 fu di così grande successo da attirare 34 milioni di persone in sei mesi, mentre una contro-mostra più piccola, intitolata La verità sulle Colonie, organizzata dal Partito Comunista Francese, attirò ben pochi visitatori — nella prima sala erano ricordati Albert Londres e André Gide, critici del lavoro forzato nelle colonie. Erano mostrati anche villaggi senegalesi nomadi.

Nel 1883 i nativi del Suriname furono messi in mostra nella Internationale Koloniale en Uitvoerhandel Tentoonstelling di Amsterdam, che si tiene dietro il Rijksmuseum. Alla fine del 1800 Carl Hagenbeck organizzò mostre di popolazioni indigene da varie parti del mondo, in particolare una manifestazione pubblica di Singalesi autoctoni del subcontinente indiano e una mostra di Sami-Lapponi in Amburgo-Saint Paul.

Zoo umani all’inizio ‘900

All’Esposizione panamericana del 1901 e alla fiera Colombiana di Chicago del 1893, Little Egypt eseguì la danza del ventre e i fotografi Charles Dudley Arnold e Harlow Higginbotham scattarono foto denigratorie e presentarono gli indigeni con un elenco di stereotipi e con legende sarcastiche. Nel 1896, per aumentare il numero di visitatori, lo Zoo di Cincinnati invitò cento nativi Americani Sioux a stabilire un villaggio locale. I Sioux vissero nello zoo per tre mesi.

Nel 1904 apaches Igorots furono messi in mostra col soprannome di “primitivi”, all’Esposizione internazionale della Luisiana in occasione delle Olimpiadi del 1904. In seguito alla guerra ispano-americana, gli USA avevano appena conquistato nuovi territori come il Guam, le Filippine e Porto Rico, poterono così mettere in mostra alcuni degli abitanti nativi.

Nel 1906 l’antropologo Madison Grant, capo della Wildlife Conservation Society, espose il congolese pigmeo Ota Benga allo zoo del Bronx di New York insieme a scimmie e altri animali. Agli ordini di Grant, un importante eugenista, il direttore dello zoo William Hornaday mise Ota Benga in mostra in una gabbia con gli scimpanzé, poi con un orango di nome Dohong e un pappagallo, e lo definì l’anello mancante, ad indicare che in termini evolutivi gli africani come Ota Benga fossero più vicini alle scimmie che agli Europei. Benga colpiva bersagli con arco e frecce, tesseva dello spago e combatteva con l’orango. Sebbene alcuni, secondo il New York Times, “espressero obiezioni alla vista dell’essere umano in una gabbia con scimmie come compagni”, la controversia scoppiò davvero soltanto quando gli ecclesiastici di colore nella città manifestarono la grande offesa ricevuta. “Riteniamo che la nostra razza sia sufficientemente sottomessa anche senza la necessità di esporre in pubblico con le scimmie uno di noi” affermò il reverendo James H. Gordon, sovrintendente dell’Howard Colored Orphan Asylum di Brooklyn. “Riteniamo di essere degni di essere considerati umani che possiedono un’anima.”

Nel 1925 una mostra al Belle Vue Zoo di Manchester, in Inghilterra, fu intitolata “I cannibali” ed esibiva africani neri rappresentati come selvaggi. Nel maggio 1940 a Napoli fu inaugurata nella Mostra d’Oltremare la “I Mostra Triennale delle Terre Italiane d’Oltremare”, con l’allestimento nel Padiglione Libia di villaggi eritrei ed etiopi in capanne in tucul. Furono fatti venire 60 indigeni da Eritrea ed Etiopia, in costumi tradizionali, sotto la vigilanza della Polizia dell’Africa Italiana. L’esposizione fu ben presto interrotta dall’entrata dell’Italia in guerra. Nell’ambito dell’Esposizione mondiale portoghese del 1940, i membri di una tribù delle Isole Bissagos della Guinea-Bissau furono esposti su un’isola in un lago nel Giardino Botanico Tropicale di Lisbona.

Zoo umani dalla seconda metà del ‘900 ai giorni nostri

Pur se meno diffusa rispetto agli anni precedenti, la pratica dello zoo umano ha degli esempi che vanno dalla seconda metà del secolo scorso, fino ad oggi:

  • Nel 1958 un villaggio congolese è stato esposto all’Esposizione Universale di Bruxelles del 1958.
  • Nell’aprile 1994, un esempio di villaggio della Costa d’Avorio è stato presentato nell’ambito di un safari africano a Port-Saint-Père, vicino a Nantes, in Francia, poi chiamato Planète Sauvage.
  • Nel luglio 2005, lo zoo di Augusta in Germania ha ospitato un “villaggio africano” con artigianato africano e spettacoli culturali africani. L’evento è stato oggetto di ampie critiche. I difensori dell’evento hanno affermato che non era razzista poiché non prevedeva l’esibizione di africani in modo umiliante, come era stato fatto in passato negli zoo. I critici hanno affermato che presentare la cultura africana nel contesto di uno zoo ha contribuito a esoticare e stereotipare gli africani, ponendo così le basi per la discriminazione razziale.
  • Nell’agosto 2005, lo zoo di Londra ha mostrato quattro volontari umani che indossavano foglie di fico per quattro giorni.
  • Nel 2007, lo zoo di Adelaide ha organizzato una mostra dello zoo umano che consisteva in un gruppo di persone che, nell’ambito di un esercizio di studio, avevano chiesto di essere ospitate nell’ex recinto delle scimmie di giorno, ma poi tornavano a casa di notte. Gli abitanti hanno preso parte a diverse esercitazioni e agli spettatori sono state chieste donazioni per un nuovo recinto delle scimmie.
  • Sempre nel 2007, gli artisti pigmei al Festival of Pan-African Music (Fespam) sono stati ospitati in uno zoo a Brazzaville, in Congo. Sebbene i membri del gruppo di 20 persone, tra cui un bambino di tre mesi, non fossero ufficialmente in mostra, era necessario che “raccogliessero legna da ardere nello zoo per cucinare il cibo, e venivano fissati e filmati da turisti e passanti».
  • Nel 2012 è emerso un video che mostrava un “safari umano” nel Golfo del Bengala. Il viaggio safari includeva la presentazione della tribù Jarawa delle Isole Andamane nella propria casa. Questa tribù indigena non aveva avuto molti contatti con gli estranei e ad alcuni è stato chiesto di esibirsi in danze per i turisti. All’inizio del safari c’erano cartelli che dicevano di non “nutrire” le tribù, ma i turisti portavano comunque cibo da dare alle tribù. Nel 2013, la Corte Suprema indiana ha vietato questi viaggi safari.
  • Nell’agosto 2014, nell’ambito dell’Edinburgh International Festival, lo spettacolo Exhibit B del produttore teatrale sudafricano Brett Bailey è stato rappresentato nella Playfair Library Hall, Università di Edimburgo; poi a settembre al The Barbican di Londra. Questo ha esplorato la natura degli zoo umani e ha sollevato molte polemiche sia tra gli artisti che tra il pubblico.
  • I safari umani, per visitare popolazioni isolate (ad esempio aborigeni), sono diffusi ancora oggi, nel 2023.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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