Attendibilità e validità di un test psicodiagnostico e strumenti per valutare la personalità

MEDICINA ONLINE MEDICO PAZIENTE CONSULTO DIAGNOSI MEDICO DI BASE FAMIGLIA ANAMNESI OPZIONI TERAPIE STUDIO OSPEDALE AMBULATORIO CONSIGLIO PARERE IDEA RICHIESTA ESAME LABORATORIO ISTOLOGICO TUMORE CANCRODal punto di vista tecnico gli strumenti di misura che si applicano per quantificare le caratteristiche individuali, sia di personalità sia cognitive, si definiscono “test“. La definizione di test è Continua a leggere

Le emozioni, le modalità per descriverle, i meccanismi di difesa per nasconderle

MEDICINA ONLINE COME RICONQUISTARE EX RAGAZZA RAGAZZO FIDANZATA FIDANZATO MARITO MOGLIE MATRIMONIO COPPIA DIVORZIO SEPARATI SEPARAZIONE AMORE CUORE FIDUCIA UOMO DONNA ABBRACCIO LOVE COUPLE WALLPAPER PHOTO HDUn definizione precisa di “emozione” è piuttosto complessa dal momento che è difficile
includere in un’ espressione sintetica tutti gli Continua a leggere

Elementi stabili e dinamici della personalità

MEDICINA ONLINE CERVELLO MASCHILE FEMMINILE DIFFERENZE ENCEFALO PSICOLOGIA AMORE PENSIERI OBIETTIVI PROBLEM SOLVING SOLUZIONE ITER MECCANISMI MEMORIA RAGIONAMENTOLa personalità è un insieme stabile di caratteristiche e tendenze che determinano quegli aspetti comuni e quelle differenze del comportamento psicologico delle Continua a leggere

Cos’è la personalità? Approccio nomotetico e idiografico

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Sindrome frontale o ipofrontalità: cause, sintomi, conseguenze, diagnosi, cure

MEDICINA ONLINE CERVELLO CERVELLETTO SISTEMA NERVOSO LOBI LOBO FRONTALE TEMPORALE OCCIPITALE CORTECCIA BRAIN CEREBELLUS PICS PICTURE PHOTO WALLPAPER HI RESOLUTION HI RES NERVECon “sindrome frontale” (o “sindrome prefrontale”, precedentemente chiamata “sindrome pseudodepressiva” o “sindrome pseudopsicopatica” o “sindrome disesecutiva”) si indica in Continua a leggere

Differenza tra egosintonico e egodistonico in psicologia e psichiatria con esempi

MEDICINA ONLINE MORTE CLINICA BIOLOGICA MORTE CEREBRALE END LIFE OSPEDALE LETTO VENTILATORE MECCANICO STACCARE LA SPINA BRAIN DEATH ELETTROENCEFALOGRAMMA PIATTO FLAT EEG SNC CERVELLO TERMINALE MALATO COMA STATO VEGETATIVOIn psicologia

In psicologia si dice “egodistonico” qualunque comportamento o idea che NON sia in armonia con i bisogni dell’Io, o specificatamente Continua a leggere

Disturbo di personalità multipla: sintomi, terapie e film in cui è presente

MEDICINA ONLINE DISTURBO DI PERSONALITA MULTIPLA MULTIPLE DISSOCIATIVO IDENTITA DISORDINE PSICHIATRIA CARATTERE SPLIT FILM ENEMY FIGHT CLUB CINEMA TWO FACE FACCIA PAZZIA MAD PSICOLOGIA NARCISO IPOCRITA IPOCRISIA FALSO BUGIA.jpgIl Disturbo dissociativo dell’identità (DDI o DID) anche chiamato “Disturbo di personalità multipla”, è una patologia psichiatrica definita nel 1994 da una serie di criteri diagnostici e fa parte del gruppo dei “disordini dissociativi“. La diagnosi di DID richiede almeno due personalità che prendano il controllo del comportamento  dell’individuo con una perdita di memoria, andando oltre la solita dimenticanza; inoltre i sintomi possono essere l’effetto temporaneo dell’abuso di sostanze o di una condizione medica generalizzata. Il DID è meno comune rispetto ad altri disturbi dissociativi, che si verificano in circa l’1% dei casi ed è spesso in comorbilità con altri disturbi. Durante il XIX secolo in alcuni casi l’epilessia veniva erroneamente considerata un fattore di rischio per la nascita del DID.

I disordini dissociativi sono un gruppo di patologie psichiatriche accomunate dalla “dissociazione” cioè l’interruzione o discontinuità tra processi psichici e fisici solitamente integrati nell’individuo. In particolare, quando un’esperienza viene “dissociata”, non entra a far parte dell’usuale senso di sé dell’individuo, creando una discontinuità nella consapevolezza cosciente.

Sintomi del Disturbo di personalità multipla

Secondo il DSM, il DID implica “la presenza di due o più identità o stati di personalità separate che a loro volta prendono il controllo del comportamento del soggetto, accompagnato da un’incapacità di evocare i ricordi personali”. In ogni individuo affetto da DID i sintomi variano e il comportamento può essere spesso inadeguato in situazioni particolari. I pazienti possono avvertire sintomi che sarebbero simili ad epilessia, ansia, disturbi dell’umore, disturbo post traumatico da stress e disturbi alimentari. I sintomi come l’amnesia dissociativa, la depersonalizzazione e la fuga dissociativa sono correlati alla diagnosi del DID e non vengono mai diagnosticati separatamente. Gli individui possono essere spaventati dai sintomi del DID (pensieri intrusivi o emozioni) e dalle loro conseguenze. La maggior parte dei pazienti affetti da DID aveva subito abusi sessuali o fisici, ma la natura dei rapporti tra il DID e questo genere di traumi rimane controversa. Queste identità dissociative, dette anche alters, cioè “altri”, possono avere un impatto sulla conoscenza e la memoria del paziente, che può avere conseguenze drammatiche nella vita di quest’ultimo. I pazienti vittime di abusi non vogliono parlare di questi sintomi perché hanno un legame con il trauma subito, la vergogna e la paura.

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Caratteristiche del Disturbo di personalità multipla

La caratteristica principale di questa condizione psicopatologica è l’interruzione dell’identità, caratterizzata dalla presenza nella persona di due o più stati di personalità distinti, ognuno con proprie modalità relativamente stabili di percepire, relazionarsi e considerare l’ambiente e il Sé (DSM 5, APA 2013). Tali stati di personalità possono essere connotati da caratteristiche molto diverse, come il nome, l’età, il sesso, il tono di voce, la gestualità, il temperamento, la calligrafia, abilità diverse e memorie autobiografiche diverse. I diversi stati del sé dissociati vengono manifestati alternativamente a seconda degli stimoli provenienti dall’ambiente. Benché la caratteristica principale del DID sia la presenza di due o più stati di personalità distinti, solo un numero limitato di pazienti manifesta esplicitamente diversi stati del sé. Quando le identità alternative non sono visibili, la dissociazione dell’identità può presentarsi con una discontinuità del senso di sé (DSM 5, APA 2013). Ad esempio i soggetti affetti da DID possono sentirsi depersonalizzati, osservando “dal di fuori” il loro linguaggio e/o le loro azioni (spesso con la sensazione di non avere il potere di fermarsi o controllarle), o derealizzati, relazionandosi a persone care o con l’ambiente come se fossero sconosciuti, strani, non reali. Talvolta possono riportare di sentire i loro corpi “diversi”, come il corpo di un bambino o di una persona del sesso opposto. Inoltre, attitudini e preferenze personali possono improvvisamente modificarsi e poi ritornare quelle precedenti.
La seconda caratteristica cardine del disturbo è rappresentata dalle amnesie (perdite di memoria), di portata eccessiva per poter essere spiegate come normali dimenticanze (DSM 5, APA 2013). I pazienti affetti dal DID mostrano tipicamente difficoltà nel ricordare eventi del passato (interi periodi di vita nell’infanzia oppure eventi specifici, come quelli traumatici), ma anche del presente (azioni quotidiane e informazioni personali). Ad esempio, dopo un episodio di amnesia, questi soggetti possono ritrovarsi in posti diversi da quelli ricordati per ultimi e non sapere come vi siano arrivati e il motivo per cui vi si trovano; possono scoprire oggetti o appunti scritti che non riconoscono e non riescono a giustificare; possono non ricordare di aver fatto alcune cose e non sapere come motivare alcuni cambiamenti nel proprio comportamento.

Il paziente sa di avere la patologia?

Il soggetto affetto da DID può essere o non essere consapevole delle diverse identità. Talvolta può riferire di udire “conversazioni interiori” tra gli stati di personalità o voci delle altre identità che si rivolgono a lui o ne commentano il comportamento. In generale, l’interscambio tra gli stati del sé e la (relativa) mancanza di consapevolezza del comportamento delle altre identità rende caotica e confusa la vita delle persone che soffrono di questo disturbo, conducendo ad un disagio significativo. Inoltre, nei soggetti affetti da DID sono comuni atti autolesivi, tentativi di suicidio, abuso di sostanze e flashback degli eventi traumatici. Al distubro si accompagnano spesso altri problemi psicopatologici, come depressione, ansia (attacchi di panico), sintomi somatoformi, disturbi alimentari, disturbi del sonno e disfunzioni sessuali (DSM 5, APA 2013).

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Cause del Disturbo di personalità multipla

Le cause di DID non sono ancora del tutto certe, tuttavia appare chiaro ai ricercatori che sia legato all’interazione del paziente con stress intensi, traumi antecedenti, storie di nutrizioni inadeguata durante l’infanzia e un’innata capacità di dissociare i ricordi o esperienze vissute. Un’alta percentuale di pazienti affetti da DID segnalano di aver subìto abusi di varia natura durante l’infanzia, soprattutto quelli che ne sono stati vittime durante la prima e la seconda infanzia. Tali esperienze traumatiche possono riguardare abusi fisici, sessuali ed emotivi, esperienze di maltrattamenti e abbandono. Quando i bambini vivono esperienze così estreme, non sono costituzionalmente in grado di sostenerle. Non hanno le capacità di coping e cognitive dall’adulto di comprendere la situazione, valutare ciò che sta loro capitando e ciò che possono fare. Si trovano a sperimentare emozioni di estremo terrore, solitudine, dolore, abbandono e impotenza. Ecco che allora la dissociazione diviene per questi bambini un modo per ignorare, ottundere, dimenticare il fatto drammatico: essa permette di compartimentare l’angoscia lontano da loro stessi, portandoli a credere di non stare sperimentando l’abuso, che sta invece capitando “a qualcun altro”. Così, mentre il corpo subisce l’abuso, un bambino può fluttuare fino al soffitto e guardare ciò che sta capitando a “un’altra persona” (cioè ad una parte dissociata del sé, ad un’altra identità). Allo scopo di sopravvivere in una condizione fortemente ostile, il bambino può creare sé alternativi con funzioni, personalità, caratteristiche e ruoli diversi.

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Esempi di personalità

Esempi di personalità che tipicamente coesistono nel paziente con DID:

  • personalità indifesa: può ospitare i pensieri e le emozioni di impotenza;
  • personalità creativa: ospita gli aspetti fantasiosi;
  • personalità aggressiva: ospita le reazioni di risposta alle situazioni fastidiose, cioè le reazioni di rabbia;
  • personalità adattata: ospita gli aspetti di adattamento alla realtà.

In ognuna personalità, il paziente ha generalmente un tipo particolare di forma di linguaggio specifica e/o movenze fisiche specifiche. Ad esempio nella personalità indifesa il paziente può parlare lentamente e con linguaggio infantile e tenere la testa bassa, invece nella personalità aggressiva può parlare a voce alta, usare turpiloquio e sfidare con lo sguardo l’interlocutore. Il passaggio tra le varie personalità avviene in tempi variabili, più spesso in modo repentino, in modo spontaneo o determinato da un evento o una situazione particolare, ad esempio uno stress improvviso o la vista di una persona amata/odiata dal paziente.

Mitigare i traumi

La dissociazione e l’incapsulamento delle esperienze traumatiche (ricordi, affetti, sensazioni, comportamenti intollerabili) in stati comportamentali personificati (cioè rudimentali identità alternative) ha l’effetto di mitigare l’effetto dei traumi sullo sviluppo infantile. Tali processi possono servire a proteggere le relazioni con le figure di accudimento (anche quando queste sono state abusive o inadeguate) e permettere la maturazione in altre aree di sviluppo (ad esempio quella intellettuale, sociale e artistica). Col tempo, tali stati rudimentali del sé vanno incontro ad un processo di strutturazione secondaria, dando vita alle identità alternative tipiche del disturbo. La dissociazione consente quindi alla persona di canalizzare il dolore entro percorsi che la aiutano nella sopravvivenza, tanto che alcuni autori l’hanno definita un fattore di resilienza evolutiva. I “compagni” che il soggetto che soffre di DID ha sviluppato nel suo percorso l’hanno aiutato a sopravvivere in una situazione drammatica ed ostile. Tuttavia, gli stessi meccanismi attivati dalla mente a scopo difensivo per fronteggiare momenti estremamente dolorosi e travolgenti, divengono successivamente dannosi e patologici per la persona stessa. Il DID, dunque, non si sviluppa da una mente matura e unificata che “si frantuma”, ma è il risultato del fallimento di una normale integrazione dello sviluppo.

Terapia del Disturbo di personalità multipla

La maggior parte delle malattie mentali sono curabili, almeno parzialmente, ed il disturbo dissociativo non fa eccezione. Nei casi in cui non si giunge ad una completa guarigione – che corrisponderebbe ad una integrazione tra le diverse identità del soggetto in un’unica identità – il disturbo può comunque essere gestito efficacemente, anche se è vero che generalmente, per raggiungere tale obiettivo, possono essere necessari anche molti anni, e ciò comporta un intenso impegno da parte del paziente, dei suoi famigliari e del personale sanitario. E’ comunque del tutto possibile per qualcuno che soffre di DID possa condurre una vita normale e soddisfacente. Il trattamento deve essere condotto da professionisti della salute mentale, come psicoterapeuti e psichiatri, evitando il “fai da te”. I metodi di trattamento includono la psicoterapia a cui si può integrare l’utilizzo di farmaci che agiscono sulla sintomatologia correlata al disturbo (ad esempio sulla depressione o l’ansia, come alcuni farmaci antidepressivi).

Nella cultura di massa

Il DID è stato spesso tematica centrale di numerose opere, tra cui i seguenti film in cui viene usato in modo più o meno fantasioso (ATTENZIONE SPOILER!):

  • Fight Club, di David Fincher (1999);
  • Psyco, di Alfred Hitchcock (1960);
  • Identità, di James Mangold (2003);
  • Doppia personalità, di Brian De Palma (1992);
  • Secret Window, di David Koepp (2004);
  • Nascosto nel buio, di John Polson (2005);
  • Enemy, di Denis Villeneuve (2013);
  • Number 23, di Joel Schumacher (2007);
  • Shelter – Identità paranormali, di Måns Mårlind e Björn Stein (2010);
  • The Ward – Il reparto, di John Carpenter (2010);
  • L’inquilino del terzo piano, di Roman Polanski (1976);
  • Shutter Island, di Martin Scorsese (2010);
  • Split, regia di M. Night Shyamalan (2016);
  • Schegge di paura, di Gregory Hoblit (1996);
  • K-PAX – Da un altro mondo, di Iain Softley (2001);
  • Strade perdute, di David Lynch (1997).

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Differenza tra i vari tipi di disturbo di personalità

MEDICINA ONLINE Un film di Denis Villeneuve. Con Jake Gyllenhaal, Mélanie Laurent, Isabella Rossellini, Sarah Gadon, Stephen R. Hart. Thriller psicologico, durata 90 min. - Canada, SpagI disturbi di personalità sono dieci e la psichiatria li divide in tre gruppi principali chiamati cluster:

  • cluster A: caratterizzato da comportamenti “strani”, “bizzarri” (disturbi paranoide, schizoide, schizotipico);
  • custer B: caratterizzato da comportamenti “drammatici”, “instabili” (disturbi antisociale, borderline, istrionico, narcisistico);
  • cluster C: caratterizzato da comportamenti “ansiosi”, “timorosi (disturbi evitante, dipendente e ossessivo compulsivo).

In realtà difficilmente un disturbo della personalità si presenta in maniera così netta e distinta nel paziente: spesso più disturbi coesistono nella stessa persona in modo sfumato.

Cluster A (disturbo paranoide, schizoide, schizotipico)

1. Disturbo Paranoide di Personalità

Il Disturbo di Personalità Paranoide è caratterizzato da una sfiducia diffusa verso gli altri, comprese le persone familiari come gli amici e il partner. La persona teme costantemente che gli altri vogliano nuocergli ed è costantemente alla ricerca di indizi per confermare le sue paure. Questi soggetti sono di indole diffidente e guardinga, e tendono ad interpretare negativamente intenzioni e azioni altrui. Sulla base della loro sospettosità, possono arrivare frequentemente ad attuare rappresaglie e addirittura azioni legali contro le altre persone. In generale, questi soggetti possono aver la tendenza a vivere una vita ritirata e avere difficoltà a impegnarsi in relazioni strette.

2. Il Disturbo Schizoide di Personalità

Coniato da Bleuler nel 1908, il termine ‘schizoide’ designa una naturale tendenza a dirigere l’attenzione verso la vita interiore piuttosto che sul mondo esterno. Nel Disturbo di Personalità Schizoide, la persona è distaccata e distante dal mondo esterno e incline all’introspezione e alla fantasia. Questi soggetti non hanno alcun desiderio di relazioni sociali, affettive o sessuali, sono indifferenti agli altri, alle norme sociali e alle convenzioni, e mancano di risposta emotiva, fino a poter apparire freddi ed insensibili. Raramente questa patologia arriva all’attenzione clinica, in quanto i soggetti affetti da questo disturbo non provano disagio per il loro isolamento, né sono eccessivamente preoccupate dal fatto di avere poche relazioni. Una visione alternativa è che i soggetti affetti da questo disturbo siano molto sensibili: nonostante abbiano un profondo desiderio di intimità, trovano l’iniziare e il mantenere una relazione troppo difficile ed angosciante, e ciò li conduce a ritirarsi nei loro mondi interiori. Per approfondire leggi anche:

3. Il Disturbo Schizotipico di Personalità

Il Disturbo Schizotipico di Personalità è caratterizzato da bizzarrie nell’aspetto, nel comportamento e nella comunicazione, unite ad anomalie di pensiero simili a quelle che si osservano nella schizofrenia. Le anomalie del pensiero possono includere credenze strane, pensiero magico (=convinzioni che i propri pensieri o parole influenzino il mondo, ad esempio possono temere di danneggiare qualcuno facendo pensieri aggressivi), sospettosità, ruminazioni ossessive ed esperienze percettive insolite. Le persone con disturbo schizotipico spesso temono le interazioni sociali e vedono gli altri come malintenzionati. Hanno inoltre “idee di riferimento”, cioè impressioni fugaci che oggetti, persone o situazioni abbiano un significato speciale per loro (ad esempio, possono pensare che i segnali di una vigilessa in mezzo al traffico siano una modalità con cui gli viene comunicato il loro destino). In media, le persone che soffrono di disturbo schizotipico hanno una probabilità relativamente maggiore di sviluppare successivamente schizofrenia.

Leggi anche:

Cluster B (disturbo antisociale, borderline, istrionico, narcisistico)

4. Disturbo Antisociale di Personalità

Il Disturbo Antisociale di Personalità, molto più comune negli uomini piuttosto che nelle donne, è caratterizzato dalla messa in atto di condotte che ledono i sentimenti e i diritti altrui. Questi soggetti tipicamente ignorano le regole e gli obblighi sociali, sfruttano gli altri per ottenere vantaggi personali, sono impulsive e irresponsabili, ostili e violenti e, a fronte dei danni che causano agli altri, non provano colpa. Inoltre, non si prendono la responsabilità dei propri comportamenti ma incolpano gli altri. Questi soggetti sono inclini all’abuso di alcol, di sostanze e non di rado hanno precedenti penali. In molti casi, non ha difficoltà a trovare relazioni, e possono anche apparire personaggi affascinanti (il cosiddetto ‘psicopatico affascinante’). Tuttavia, i loro rapporti sono di solito “di fuoco”, turbolenti e di breve durata.

5. Disturbo Borderline di Personalità

Nel Disturbo di Personalità Borderline, la persona sperimenta cronici sentimenti di vuoto, paure di abbandono e instabilità emotiva. Le relazioni sono intense ma gravemente instabili e tumultuose, caratterizzate da frequenti discussioni, rotture e cambiamenti drammatici nella visione degli altri, con oscillazione tra sentimenti di idealizzazione e totale svalutazione. Gli sforzi disperati per evitare l’abbandono (anche limitato) da persone significative si esplicano in minacce di suicidio e atti di autolesionismo, motivo per cui le persone con questo disturbo giungono più frequentemente di altri all’attenzione clinica. Vi è una inoltre una marcata instabilità nell’immagine di sé, nell’umore (con cambiamenti repentini), esplosioni di rabbia e di violenza (in particolare in risposta alle critiche) e una marcata impulsività, che si manifesta in abuso di sostanze, promiscuità sessuale, abbuffate e altre condotte rischiose.

6. Il Disturbo Istrionico di Personalità

Le persone con Disturbo di Personalità Istrionico cercano sistematicamente l’attenzione e l’approvazione degli altri, dalle quali dipendono fortemente. Spesso possono drammatizzare l’espressione dei sentimenti e apparire come se “recitassero una parte” (‘istrionico’ deriva infatti dal latino ‘histrionicus’, ‘appartenente all’attore’), nel tentativo di attirare l’attenzione. Le modalità di questi soggetti sono vivaci ed espressive, dedicano tipicamente molta attenzione al loro aspetto fisico e si comportano in modo sessualmente provocatorio o impropriamente seducente. Tuttavia, spesso non desiderano una relazione sessuale ma il loro comportamento esprime un desiderio di essere considerati ed accuditi. Date le modalità relazionali utilizzate, le altre persone possono con facilità coinvolgersi emotivamente con questi soggetti, ma i rapporti sono spesso superficiali e poco sinceri. Questo è particolarmente doloroso per loro, che sono particolarmente sensibili alla critiche e al rifiuto.

7. Disturbo Narcisistico di Personalità

Il Disturbo di Personalità Narcisistico prende il nome dal mito di Narciso, un bellissimo giovane che si innamorò del suo riflesso nell’acqua. Nel disturbo narcisistico di personalità, la persona ha tipicamente un senso esagerato del proprio valore (detto “grandiosità”), ha costantemente bisogno di essere ammirato e manca di empatia verso gli altri. Dal momento che credono di essere “speciali” e “superiori”, questi soggetti si aspettano di essere ammirati ed invidiati e si sentono autorizzati a sfruttare gli altri per i propri fini. Agli occhi degli altri, possono sembrare egocentrici, egoisti, insensibili e controllanti. Possono essere molto sensibili a fallimenti, sconfitte e critiche. Se vengono offesi o ridicolizzati, possono essere presi da un impeto di rabbia distruttiva e vendetta detta “rabbia narcisistica”.

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Cluster C (disturbi evitante, dipendente e ossessivo-compulsivo di personalità)

8. Disturbo Evitante di Personalità

Nel Disturbo di Personalità Evitante, la persona presenta un forte desiderio di affetto e accettazione sociale ma evita i rapporti intimi e le relazioni per timore di essere inadeguata, inferiore, poco attraente e, di conseguenza, di venire criticata e rifiutata. Questi soggetti sono molto trattenuti nelle relazioni sociali, timidi ed isolati, evitano di incontrare persone a meno che non siano certi di piacere, e evitano di esporsi a qualsiasi novità o rischio. A differenza dai soggetti schizoidi, soffrono molto per la loro condizione di isolamento. Questo disturbo è fortemente associato ad esperienze di rifiuto reale o percepito durante l’infanzia. La personalità evitante è simile al disturbo d’ansia sociale.

9. Disturbo Dipendente di Personalità

Il Disturbo di Personalità Dipendente caratterizza persone con bassa autostima e con un bisogno eccessivo che gli altri si prendano cura di loro. Chi è affetto da questo disturbo tende a percepirsi come inadeguato ed incapace di badare a se stesso, tanto che delega decisioni circa questioni quotidiane e responsabilità ad altre persone. Ciò è dovuto in parte anche al fatto che questi soggetti sono riluttanti ad esprimere le proprie opinioni per paura di entrare in conflitto con le persone che si prendono cura di loro. Visto che temono fortemente l’abbandono, fanno di tutto per mantenere le relazioni di cui hanno bisogno. Spesso immaginano di essere “un tutt’uno” con questi altri protettivi, li idealizzano come “competenti” e “potenti” e si comportano nei loro confronti in modo sottomesso. Le persone con disturbo di personalità dipendente spesso si accompagnano con persone con disturbo di personalità di CLUSTER B, che si nutrono di questa considerazione incondizionata.

10. Disturbo Ossessivo-Compulsivo di Personalità

Il Disturbo di Personalità Ossessivo-Compulsivo (o personalità anancastica) è caratterizzato da tendenza al controllo, perfezionismo e dedizione al dovere e alla produttività a scapito del tempo libero. Questi soggetti sono eccessivamente preoccupati per i dettagli, le regole, le liste, l’organizzazione o gli schemi. Sono persone affidabili, responsabili, metodiche, ma anche rigide e inflessibili. Faticano a prendere decisioni e sono inclini al dubbio poiché sono abituati a considerare tutte le possibili opzioni da vagliare con i relativi pro e contro. Non tollerano gli errori e le imperfezioni, hanno dunque difficoltà a portare a termine le attività iniziate. Sono spesso tese, e tale ansia di fondo nasce dalla percepita mancanza di controllo sulle cose del mondo, che vorrebbero (illusoriamente) controllare. Di conseguenza tollerano difficilmente le “zone grigie” e tendono a semplificare l’universo in azioni o “assolutamente giuste” o “assolutamente sbagliate”. I soggetti con personalità ossessivo-compulsiva sono spesso uomini di successo, in particolare in campi intellettuali. Tuttavia, l’eccesso di coscienziosità li porta a non godere mai dei loro successi. Tipicamente non sono a loro agio nelle situazioni (emotive e relazionali) in cui non hanno controllo o quando sono esposti al cambiamento. Questo disturbo di personalità si differenzia dal Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC), che invece è caratterizzato da pensieri ossessivi indesiderati e azioni che il soggetto si sente obbligato a compiere per scacciare le ossessioni, a tal proposito leggi anche: Che cos’è il Disturbo ossessivo-compulsivo di personalità, come si riconosce, come si cura e come si distingue dal Disturbo ossessivo-compulsivo

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