Terrore notturno in adulti e bambini: cause psicologiche, epilessia, cure

MEDICINA ONLINE TERRORE NOTTURNO ADULTI BAMBINI CAUSE PSICOLOGICHE EPILESSIA CURE SINTIMI NIGHTMARE PAVOR NOCTURNUS LETTO DORMIRE INCUBO SOGNO SCARY DREAM TERROR NOTTE BUIO PAURA MORTE ANSIA STRESS.jpgIl terrore notturno (anche chiamato “disturbo da terrore nel sonno” o  “pavor nocturnus”) è un’alterazione qualitativa del sonno che rientra nel gruppo delle parasonnie, insieme al sonnambulismo ed alle illusioni ipnagogiche.

Individui più colpiti

Generalmente colpisce bambini in età prescolare ma può anche interessare l’adulto, specie come risposta ad uno stress emotivo particolarmente intenso, come un’aggressione, un incidente o un lutto, spesso in associazione con il disturbo post-traumatico da stress o con altre patologie di interesse psichiatrico. Generalmente nei bambini inizia a manifestarsi tra i 2 ed i 4 anni e può continuare fino intorno ai 12 anni, periodo in cui può cessare in modo autonomo. Nell’individuo adulto può invece colpire a qualsiasi età. Nella fascia di età 3-6 anni gli episodi di pavor notturno sono piuttosto frequenti: circa l’8% dei bambini presenta uno o ripetuti episodi del genere. La prevalenza è maggiore tra i 3 e i 10 anni (10-14%) mentre si riduce andando avanti con l’età (3% a 12 anni, 2% a 11 e 1% a 13 anni).

Cause e fattori di rischio

Le cause ed i fattori di rischio sono molto varie e comprendono sia patologie che condizioni, tra cui:

  • un periodo di stress emotivo prolungato;
  • un singolo episodio di stress emotivo estremamente intenso;
  • stimolazioni sonore o luminose durante il sonno;
  • distensione vescicale;
  • famigliarità;
  • otiti medie effusive;
  • ipertrofia o vegetazioni adenoidee;
  • febbre alta;
  • asma;
  • insonnia;
  • reflusso gastroesofageo;
  • deprivazione prolungata di sonno;
  • epilessia ed altre patologie o danni che interessano il sistema nervoso;
  • alterazioni dell’equilibrio idro-salino;
  • apnea del sonno.

Nei bambini generalmente non c’è correlazione tra terrore notturno ealtre patologie psichiatriche, al contrario, in età adulta, è più elevata l’incidenza di problematiche psicopatologiche correlate quali il disturbo post-traumatico da stress e soprattutto i disturbi d’ansia, tra cui:

La componente di famigliarità in questo disturbo è molto elevata: c’è un rischio 10 volte maggiore di sviluppare terrori notturni se almeno uno dei parenti stretti ha sperimentato questo o altre parasonnie (come sonnambulismo o allucinazioni ipnagogiche) nella propria vita. Nella maggioranza dei casi, tuttavia, la causa specifica di un disturbo da terrore nel sonno, restano del tutto sconosciute: in quel caso si parla di “pavor nocturnus idiopatico“.

Leggi anche:

Come si verifica un attacco

L’attacco di pavor nocturnus avviene durante il sonno la notte (raramente nel “sonnellino pomeridiano”) generalmente nella prima metà della notte, in particolare nel lasso di tempo che segue di minimo 15 massimo 90 minuti l’ora in cui il soggetto ha preso sonno. Il disturbo si presenta in maniera improvvisa ed inaspettata, senza alcun sintomo premonitore: il soggetto ad un certo punto si solleva dal letto. A questo punto se il soggetto è un bambino può iniziare a piangere ed urlare in maniera esagerata ed immotivata. I genitori, accorsi con ansia al letto del bambino, provano a chiamarlo per nome, a chiedergli il motivo per cui sta urlando e piangendo, ma lui non sembra reagire ad alcun richiamo o stimolo esterno. Di solito il soggetto ha gli occhi ben aperti ma non riesce a vedere chi ha di fronte, mentre altre volte può restare con gli occhi chiusi. Se si tenta di “consolarlo”, invece di calmarsi, il soggetto, adulto o bambino, reagisce solitamente con maggior terrore ed ulteriori urla. Non è un incubo ed è molto diverso dal sonnambulismo: è una vera e propria crisi di terrore che si verifica nelle fasi 3 e 4 del sonno non-REM, cioè in un momento in cui il soggetto NON sta sognando. Il soggetto, anche se sembra sveglio, in realtà non lo è e per questo non reagisce agli stimoli ambientali. A volte esso può essere la conseguenza diretta di un incubo particolarmente spaventoso, ma nella maggior parte dei casi, il bambino non ricorda nessun incubo. Ricorda solo il terrore paralizzante. Spesso, la mattina dopo non c’è più memoria dell’accaduto.

Altri sintomi

Il soggetto durante l’attacco presenta:

  • sudorazione eccessiva;
  • tachicardia;
  • incoscienza parziale o totale;
  • tachipnea (respiro accelerato);
  • aumento della pressione arteriosa;
  • rigidità muscolare.

Quanto dura un attacco di terrore notturno?

La “crisi” ha durata estremamente variabile: può durare da pochi minuti ad oltre mezz’ora.

Cosa succede al termine dell’attacco?

Generalmente il soggetto, al termine della crisi, si rilassa e riprende a dormire. Più raramente si sveglia al termine dell’attacco, non rendendosi conto del motivo per cui altre persone sono accorse al suo letto nel bel mezzo della notte.

Ricordo dell’episodio

Il soggetto, richiamando successivamente alla memoria l’episodio, potrebbe riconoscere uno stato di coscienza ma al contempo di non consapevolezza di sé e del luogo in cui si trovava al momento dell’attacco, con la sensazione di aver vissuto un’esperienza a metà tra un sogno e lo stato di veglia. Più spesso il soggetto il giorno dopo non ricorda nulla dell’episodio.

Rischi del terrore notturno

Nella maggioranza dei casi, gli episodi non sono pericolosi in sé, anche se – come abbiamo visto – possono essere il campanello di allarme che indica una patologia o una condizione di forte stress emotivo. In casi molto limitati il soggetto può alzarsi dal letto e farsi male inciampando negli oggetti presenti vicino al letto, per tale motivo è importante bloccare porte e scale, oltre a rimuovere gli oggetti per terra. Non sono noti episodi di violenza verso di sé o verso altri, durante il pavor nocturnus. Paradossalmente i “rischi” maggiori sono legati ai famigliari del soggetto, ad esempio i genitori del bambino: col tempo imparano a riconoscere il fenomeno e ad affrontarlo con la necessaria freddezza ma la prima volta è generalmente un evento traumatico.

Diagnosi

L’esame strumentale (polisonnografia) è indicato nel caso in cui si renda necessaria una diagnosi differenziale con episodi di natura epilettica in sonno oppure si sospetti la presenza contemporanea di disturbi respiratori in sonno (che per definizione favoriscono l’insorgenza dei terrori notturni). Per il resto, la diagnosi sulla base della storia clinica può essere sufficiente. La diagnosi differenziale deve essere fatta anche con gli incubi, tipici della fase REM del sonno, da cui si differenziano per l’amnesia dell’episodio (gli incubi generalmente si ricordano) e anche per la fase del sonno interessata (prima parte del sonno nel caso dei terrori notturni, fase centrale/ultima parte nel caso degli incubi). I terrori notturni, inoltre, devono essere distinti anche da episodi di attacchi di panico notturni che consistono in un risveglio associato a tachicardia, sudorazione e sensazione di soffocamento. Generalmente, a differenza dei terrori notturni, questi pazienti ricordano l’episodio al mattino e la durata dell’evento è compresa tra i 2 e gli 8 minuti.

Leggi anche:

Trattamento

Se il disturbo si presenta occasionalmente, non è necessario alcun tipo di intervento medico. I genitori devono evitare di toccare o prendere in braccio il bambino (infatti non farebbero altro che aumentarne il terrore). Spesso, parlare dolcemente al piccolo lo aiuta a calmarsi ed a tornare, lentamente, a dormire. Se il soggetto si presenta oltre i 12 anni di età, oppure negli adulti o in modo continuato, potrebbe essere necessario l’intervento medico per escludere, o eventualmente curare, eventuali cause organiche. Escluse le cause mediche, il paziente con pavor nocturnus potrebbe giovarsi dell’intervento di uno psicoterapeuta, di uno psichiatra o di un neuropsichiatra infantile.

Cura farmacologica e non farmacologica

Se i terrori notturni hanno una frequenza inferiore a 1 settimana e non mettono a rischio di incidenti il bambino, si possono adottare accorgimenti non farmacologici, tra cui:

  • adottare misure di sicurezza in casa (es. bloccare porte e/o scale, rimuovere oggetti che possono costituire intralcio o possono essere dannosi se il soggetto si alza);
  • curare l’igiene del sonno (mantenere un regolare ritmo sonno veglia, evitare caffeina e coca-cola);
  • evitare di risvegliare il bambino durante l’episodio perché potrebbe aumentare l’agitazione e prolungare l’evento;
  • consigliare tecniche di rilassamento, come lo yoga;
  • minimizzare l’intervento dei genitori perché può portare ad aumentare l’agitazione e a prolungare gli episodi;
  • evitare di riferire al bambino il giorno seguente quanto avvenuto durante la notte poiché questo potrebbe causare disturbi d’ansia.

Quando invece sono presenti le condizioni di seguito elencate, si rende necessario un intervento specialistico:

  • diagnosi confermata attraverso uno studio del sonno completo del bambino;
  • presenza di parasonnia del sonno non-REM caratterizzata da episodi di terrore notturno (pianto e grida, sintomi di iperattivazione, reazioni comportamentali di estrema paura);
  • cronicità dei sintomi;
  • frequenza elevata degli episodi (ogni notte o più volte a settimana);
  • gli episodi si manifestano in determinati periodi della notte.

In questi casi, dopo una valutazione clinica approfondita (anamnesi dei disturbi del sonno, polisonnografia), un tipo di trattamento indicato consiste in un protocollo di risvegli notturni programmati per una o più settimane. I risvegli notturni, infatti, alterano i cicli del sonno del bambino, modificando il pattern elettrofisiologico che sottende al disturbo. Si tratta di una strategia comportamentale molto efficace, seppur faticosa, che consiste nel risvegliare il bambino prima dell’orario in cui di solito si verificano gli episodi e, in seguito, predisporlo nuovamente a dormire. Il trattamento farmacologico, utilizzato soltanto in casi estremi (episodi frequenti o rischiosi per l’incolumità del bambino), prevede l’utilizzo di benzodiazepine o antidepressivi. Gli effetti collaterali, però, specialmente nei bambini, sono frequenti, e tra questi possono presentarsi: alterazioni comportamentali, disturbi dell’attenzione e della memoria, astenia e stadi allucinatori. Una valida scelta, utilizzata nei bambini (poiché ha ridottissimi effetti collaterali e non da assuefazione) è il L-5-idrossitriptofano, che determina una stabilizzazione del sonno, riducendo i fenomeni di terrori notturni.

Curiosità

Si fa un accenno al terrore notturno nel film horror del 2012 “Sinister” di Scott Derrickson, con Ethan Hawke.

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su YouTube, su LinkedIn e su Pinterest, grazie!

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.