Münchhausen per procura: perché una mamma tortura il proprio bambino?

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO NEONATO PIANGE TRISTE NERVOSO DEPRESSIONE POST PARTO PARTUM GENITORI PANNOLINI BIBERON LATTEPer meglio comprendere l’argomento trattato in questo articolo, cioè la Sindrome di Münchhausen per procura, vi consiglio di leggere prima l’articolo che parla della Sindrome di Münchhausen.

Come già accennato nel precedente articolo, la Sindrome di Münchhausen è un disturbo psichiatrico in cui le persone colpite fingono di avere una patologia o un trauma psicologico per attirare l’attenzione e il conforto degli altri. Nel caso invece della Sindrome di Münchhausen per procura chi soffre di tale patologia finge, per attirare l’attenzione, che sia malato un altro soggetto, solitamente non autosufficiente e di cui ha la responsabilità.

Malattia dei genitori, non dei figli

Il caso classico è quello di una madre che – spinta dal desiderio di essere al centro dell’attenzione – attribuisce al proprio figlio una malattia che non ha, costringendolo ad assumere farmaci ed a svolgere continue visite mediche all’ospedale e dal proprio medico di famiglia, intaccando realmente la sua salute (fisica e mentale). Quindi la Sindrome di Munchausen per procura  è una malattia di chi si prende cura del bambino, in genere i genitori, non del bambino stesso. Viene anche detta Sindrome di Münchausen by proxy ed anche Sindrome di Polle dal nome del figlio del Barone di Münchausen, morto da bambino in circostanze misteriose.

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Madre giovane in cerca di attenzione

Il soggetto che tipicamente viene colpito da tale patologia è una madre, solitamente giovane e casalinga, che si sente sola ed irrealizzata e con un marito che è spesso fuori casa, magari per lavoro. Tale donna – all’apparenza normale ed anzi a detta di tutti i conoscenti molto amorevole nei confronti del proprio bambino – si ritrova a passare la maggior parte del tempo da sola assieme al bimbo, che è pienamente affidato alla sua responsabilità. Ritrovandosi in uno stato di insoddisfazione, la mamma cerca importanza ed attenzione degli altri e si accorge che il suo ruolo diventa rilevante quando il bambino è malato e necessita di maggiori cure che solo lei gli può dare. Succede quindi che anche quando il bimbo è assolutamente sano, la madre inventi letteralmente dal nulla una sua malattia in modo che, prendendosi cura del bambino “malato”, ottenga l’attenzione delle persone che la circondano. E’ una vera e propria forma di grave abuso nei confronti del bambino.

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Difficile fare una diagnosi precoce

Questa lenta tortura del piccolo, può purtroppo protrarsi per mesi prima che qualcuno si accorga della situazione. Ciò che rende difficile diagnosticare questa malattia psichiatrica è che la madre è apparentemente amorevole, si preoccupa molto del proprio figlio ed è autoconvinta di agire per il bene del bambino, modellandosi addosso una maschera di mamma perfetta con maniacale maestria. Perfino il marito è convinto che il proprio figlio sia al sicuro nelle braccia amorevoli della donna. Altro fatto che rende difficile una diagnosi precoce è che i sintomi provocati o riferiti dalla madre, non differiscono dalle malattie vere: sono imitati così bene da ingannare i pediatri che – fidandosi del racconto della madre – si prodigano con una serie infinita di esami sempre più invasivi per chiarire la situazione del bambino, ciò può arrivare a provocare forti disagi nel bimbo, disagi che la madre strumentalizza per continuare a “prendersi cura” di lui.

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Madre martire

Talvolta la storia si prolunga anche per anni com’è avvenuto per la famosa Kathy Bush che causò alla figlia 200 ricoveri, 40 interventi chirurgici, senza contare le migliaia di esami e terapie eseguite. Ci fu anche una sottoscrizione pubblica di fondi per aiutare la signora che fu acclamata come un’eroina, una martire, una madre meravigliosa. Il denaro servì per costruire una piscina nel giardino di casa e per pagare vacanze ed automobili lussuose. Nel caso di Kathy Bush la madre iniettava materiale fecale nella flebo della bambina che presentava così febbri altissime. Tutto questo avveniva, in maniera eclatante, nel 1996 ma le stesse situazioni si ripetono anche ai giorni nostri, seppure più sfumate.

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Circolo vizioso

Nella S. di Münchausen per procura la madre o, più raramente il padre, riferisce ai medici un insieme di sintomi che il bambino presenterebbe da tempo. I sintomi caratterizzano un ben definito insieme di malattie che il medico va ad indagare con gli esami adeguati che, però, risultano negativi. Al termine del ricovero viene, in genere, formulata una diagnosi abbastanza generica che non soddisfa il genitore. A questo punto la madre si rivolge ad un altro presidio ospedaliero per avere una diagnosi precisa e terapie più adeguate, in genere aggressive, e così via in un circolo vizioso senza apparente fine.

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Osservare la madre, proteggere il bambino

Nei casi più frequenti i sintomi sono realmente presenti (ovviamente causati dalla madre stessa) ma sono ingigantiti dalla donna e sono sempre meno gravi di quanto gli esami di laboratorio e la diagnostica per immagini confermino. La storia si protrae fino a quando qualcuno del personale sanitario giunge al sospetto della S. di Münchausen by proxy che comporta una osservazione attenta del genitore quando è solo con il bambino.
La sindrome di Münchausen, per quanto rara possa essere, va conosciuta da tutti (medici, infermieri ed OSS) perché quando si ravvisano gli elementi per sospettarla bisogna avvisare il pediatra di famiglia, i servizi sociali, gli insegnanti del bimbo in modo da attivare una rete di protezione per il bambino che gli eviti i danni psicologici e fisici indotti dalla Sindrome di Münchausen by proxy.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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