Cos’è il fattore reumatoide?
Il fattore reumatoide (FR) è un autoanticorpo molto rilevante nell’artrite reumatoide ed in altre malattie autoimmuni. Un autoanticorpo è un anticorpo “alterato” che – anziché essere diretto contro agenti estranei come virus e batteri -, attacca i tessuti propri dell’organismo. Il fattore reumatoide – in particolare – è diretto verso la porzione Fc delle IgG (cioè le immunoglobuline G). Il fattore reumatoide e le IgG concorrono alla formazione di immunocomplessi in grado di contribuire al processo patologico. Non tutti i soggetti con artrite reumatoide possiedono livelli sierici rilevabili di fattore reumatoide; tuttavia, questi soggetti, non sono da considerare sieronegativi. Il fattore reumatoide è anche una “crioglobulina” cioè un anticorpo che precipita dopo raffreddamento di un campione ematico. Può essere sia una crioglobulina di tipo 2 (IgM monoclonale contro IgG policlonali) sia crioglobulina di tipo 3 (IgM policolonale contro IgG policlonale). L’analisi nel sangue con analisi del fattore reumatoide permette di misurare la quantità dell’anticorpo nel sangue, il che può aiutare il medico nella diagnosi dell’artrite reumatoide e di altre malattie autoimmunitarie.
Quando è importante determinare il fattore reumatoide?
La determinazione del fattore reumatoide deve avvenire in tutti i pazienti nei quali si ha rilievo clinico di artrite. È importante considerare che un rilievo positivo non indica necessariamente artrite reumatoide e che, viceversa, un rilievo negativo non la esclude. In parole povere:
- avere un valore troppo alto di fattore reumatoide non indica necessariamente il fatto di essere malati,
- avere un valore normale non indica necessariamente il fatto di NON essere malati.
Nonostante ciò, il valore del fattore reumatoide assume notevole importanza diagnostica e prognostica se associato all’obiettività di altri rilievi tipici dell’artrite reumatoide. In parole semplici: se il valore è alterato e se durante la visita il medico trova importanti segni di una data malattia, diventa più probabile il fatto che il fattore reumatoide positivo indichi realmente la presenza di quella malattia.
Se il fattore è alterato, quali patologie potrebbe indicare?
L’esame è utile nella diagnosi di artrite reumatoide o di sindrome di Sjögren, ma può avere un esito positivo anche in altri casi, tra cui il lupus eritromatoso sistemico e la sclerodermia. Il fattore è anche presente nei pazienti affetti da diverse altre malattie, ad esempio infezioni batteriche, virali e parassitiche protratte e da alcuni tipi di tumore. Il fattore reumatoide generalmente non è utilizzato per monitorare l’andamento della malattia reumatica, anche se può aiutare con l’uso di alcuni farmaci biologici recenti.
Valori normali di fattore reumatoide
Per essere considerato normale, il valore di fattore reumatoide deve essere al di sotto di 20 U.I./ml. In questo caso il fattore reaumatoide viene detto “negativo”. Al di sopra di tale valore, il fattore reumatoide viene detto “positivo”.
Interpretazione dei valori di fattore reumatoide
Alti livelli di FR (sopra a 20 IU/mL) sono indicativi per:
- artrite reumatoide (presente in almeno l’80% dei casi);
- Sindrome di Sjögren (presente nel 95% dei casi);
- Lupus Eritromatoso Sistemico (50% dei casi);
- Sclerodermia (50% dei casi).
Inoltre, c’è una connessione tra i livelli di FR e la gravità della malattia. C’è una buona possibilità di incorrere in falsi positivi, dovuti alla presenza di alcune malattie o di disordini autoimmuni. Queste includono:
- epatiti croniche,
- leucemia,
- dermatomiosite,
- mononucleosi,
- sclerodermia,
- tiroidite di Hashimoto,
- lupus eritematoso sistemico.
In percentuale inferiore al 30% il FR può indicare:
- neoplasie,
- connettiviti,
- paraproteinemie,
- disglobulinemie,
- epatopatie croniche attive,
- infezioni batteriche e virali acute o croniche,
- parassitosi,
- sarcoidosi,
- fibrosi polmonare,
- diabete.
Scarsa specificità e sensibilità del test
Una certa percentuale non trascurabile di persone perfettamente sane potrebbe risultare positiva all’esame, infatti a causa della scarsa specificità e sensibilità del test non può essere usato come esame di screening o come esame che “da solo fa la diagnosi”, ma deve essere inserito in una più ampia indagine diagnostica. Importante notare che la frequenza di esiti falsi positivi dell’esame aumenta con l’età del paziente (dal 5% fino al 20% e oltre negli ultrasessantacinquenni).
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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