Si sente spesso parlare di “coma farmacologico”, Ma di che si tratta? E soprattutto: quali differenze ci sono tra un coma ed un coma farmacologico? Qual è più pericoloso per la salute? Coma e coma farmacologico sono due situazioni del tutto distinte: cerchiamo di spiegarlo con una spiegazione sintetica e semplice.
Coma
Con “coma” (anche chiamato “stato comatoso“) in medicina si indica un profondo stato di incoscienza che non risponde né cessa con stimoli tattili, uditivi o dolorosi, in cui il paziente – chiamato “soggetto comatoso” – non può essere risvegliato, ha gli occhi chiusi, non compie azioni volontarie ed ha perso il ciclo sonno/veglia. Il coma viene trattato inizialmente nei reparti di terapia intensiva. In seguito alle lesioni che hanno determinato il coma, il paziente può morire durante quest’ultimo senza mai riprendere coscienza; in altri casi, se e quando le condizioni del soggetto si sono stabilizzate (in genere dopo un periodo variabile di alcune settimane), egli può passare in uno stato vegetativo o in uno stato di minima coscienza. In questi casi il paziente viene spostato in corsia e, se la condizione si prolunga, ai domiciliari o in strutture RSA. Un coma può essere provocato da svariate patologie o condizioni che interessano, direttamente o indirettamente, il tessuto cerebrale (ictus cerebrali ischemici o emorragici, overdose, alterazioni metaboliche, intossicazioni, traumi cerebrali, meningiti…).
Coma farmacologico
Con “coma farmacologico” (anche chiamato “coma indotto” o “coma artificiale“) si indica uno stato di coma (quindi con paziente incosciente) provvisorio provocato attivamente dal medico grazie ad una dose controllata di farmaci ipnotici (barbiturici, benzodiazepine, oppiacei). Il coma farmacologico si usa in tre situazioni principali:
- negli interventi chirurgici per causare incoscienza, ridurre le risposte riflesse allo stress e la sensibilità al dolore in modo da poter operare in tranquillità e sicurezza;
- nelle Unità di Terapia Intensiva per proteggere l’encefalo in caso di malattie critiche (ustioni estese, shock settico, avvelenamenti), riducendo il metabolismo e il consumo di ossigeno;
- nell’epilessia refrattaria, come trattamento di ultima risorsa.
Differenza tra coma e coma farmacologico
In entrambi i casi il paziente è incosciente ma mentre il coma è uno stato di incoscienza patologico, NON voluto dal medico e determinato da una patologia (generalmente grave), al contrario il coma farmacologico è uno stato di incoscienza indotto volontariamente dai medici, per favorire il recupero da situazioni traumatiche, per proteggere l’encefalo da una carenza di ossigeno e per ridurre sedazione profonda ed insensibilità al dolore negli interventi chirurgici. Parlando in modo generico si può quindi dire che il coma è una situazione più grave e più difficilmente gestibile rispetto al coma farmacologico. Ciò ovviamente non vuol dire che le situazioni che richiedono l’uso del coma farmacologico siano lievi, potendo anzi spesso essere anche molto gravi e mettere a rischio la salute del paziente.
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