La pressione sanguigna rappresenta la pressione, cioè la forza, esercitata dal sangue sulle pareti dei vasi sanguigni arteriosi e venosi. La pressione impressa dal cuore alla massa ematica avviene grazie alla sistole ventricolare (cioè la contrazione dei ventricoli cardiaci) che spinge il sangue distendendo le pareti arteriose, che accumulano energia elastica da liberare nella successiva fase di diastole ventricolare (rilassamento dei ventricoli). L’energia accumulata durante la sistole viene quindi ceduta lentamente alla colonna ematica diretta in periferia; in questo modo le arterie contribuiscono a trasformare i flotti ematici intermittenti provenienti dal cuore, in un flusso continuo (laminare), essenziale per consentire i normali scambi a livello capillare. Se le pareti delle arterie fossero rigide la pressione sistolica salirebbe rapidamente, per poi lasciare spazio ad un’altrettanto brusco calo pressorio nella fase diastolica. Questo è il motivo per cui l’invecchiamento, ed i diversi stati patologici (come l’aterosclerosi) che portano a perdita di elasticità vasale, si accompagnano ad un aumento della pressione arteriosa (ipertensione). Nelle arterie di grosso e medio calibro (pensiamo ad esempio all’aorta) la pressione arteriosa conserva comunque un andamento pulsatile, che varia con le fasi del ciclo cardiaco: è massima durante la sistole, e minima durante la diastole. Ricapitolando:
- pressione sistolica: la pressione nei vasi durante la sistole ventricolare (chiamata anche “pressione massima”);
- pressione diastolica: pressione nei vasi durante la diastole ventricolare (chiamata anche: “pressione minima”).
I valori della pressione massima e minima vengono espressi in valori numerici seguiti da “mmHg“, cioè “millimetri di mercurio“. Quindi quando vedete un valore pressorio espresso con “110 mmHg”, per leggerlo correttamente, dovrete dire “110 millimetri di mercurio”. I valori normali di minima e massima possono variare molto in base a vari fattori come età, stato di salute generale, forma fisica ed eventuali patologie come l’ipertensione arteriosa, tuttavia negli adulti valori normali di massima oscillano tra 120 e 130 mmHg, mentre quelli di minima tra 70 ed 80 mmHg. La pressione arteriosa si misura con uno strumento chiamato “sfigmomanometro“.
Cos’è la pressione differenziale e come si misura?
Abbiamo appena visto che i valori di pressione massima (pressione sistolica) e minima (pressione diastolica) sono diversi tra loro: la differenza tra il valore di pressione massima e quella minima, corrisponde alla “pressione arteriosa differenziale” o, più semplicemente, “pressione differenziale” anche detta “pressione pulsatoria” o “pressione di pulsazione”.
pressione massima – pressione minima = pressione differenziale
Ad esempio se la pressione massima è 130 mmHg e quella minima è 80 mmHg, la pressione differenziale sarà:
130 mmHg – 80 mmHg = 50 mmHg
Se la pressione massima è 120 mmHg e quella minima è 75 mmHg, la pressione differenziale sarà:
120 mmHg – 75 mmHg = 45 mmHg
La pressione differenziale (chiamata in inglese pulse pressure) si differenzia dalla pressione arteriosa media: quest’ultima rappresenta la media pressoria all’interno delle arterie durante tutto un ciclo cardiaco e dipende dalla portata cardiaca e dalle resistenze arteriose periferiche. La pressione arteriosa media è calcolabile matematicamente empiricamente sui valori di pressione arteriosa sistolica e diastolica, evitando al paziente una invasiva misurazione della pressione venosa centrale.
Pressione differenziale “normale”
La pressione differenziale generalmente tende ad oscillare tra i 40 ed i 50 mmHg. E’ necessario tuttavia ricordare che tale valore non è sufficiente per escludere un problema relativo al sistema cardiovascolare. Immaginiamo ad esempio un paziente che abbia una pressione massima di 200 mmHg ed una minima di 155 mmHg: la pressione differenziale sarà quindi 45 mmHg, cioè un valore in teoria “normale”, tuttavia in questo caso la nostra attenzione deve focalizzarsi sui valori massimi e minimi, che sono decisamente troppo alti rispetto al normale. Semplificando: un valore normale di pressione differenziale non indica necessariamente l’assenza di patologie e va osservato nell’ottica dei valori di pressione massima e minima.
Pressione differenziale “bassa”
Più la pressione minima e quella massima sono “ravvicinate”, più la pressione differenziale sarà bassa, ad esempio se la pressione massima è 135 mmHg e quella minima è 100 mmHg, la pressione differenziale sarà: 35 mmHg, che è considerata una pressione differenziale bassa.
Pressione differenziale “alta”
Più la pressione minima e quella massima sono “distanti”, più la pressione differenziale sarà alta, ad esempio se la pressione massima è 160 mmHg e quella minima è 85 mmHg, la pressione differenziale sarà: 75 mmHg, che è considerata una pressione differenziale alta.
Cosa indicano una pressione differenziale alta e bassa?
Non c’è una risposta univoca a questa domanda dal momento che non il valore pressorio differenziale, preso singolarmente, non permette di fare nessuna diagnosi di certezza, bensì deve essere usato dal medico assieme a dati ricavati da altri esami (pressione diastolica, sistolica, elettrocardiogramma, ecocolordoppler, radiografie, analisi del sangue venoso o arterioso…) per poter fare ipotesi diagnostiche. Generalmente una pressione differenziale bassa tende a preoccupare di più perché spesso indica una eccessiva pressione minima, il che è più frequentemente correlato a problemi cardiovascolari, anche se questa non è una regola fissa. Per approfondire:
- Perché la pressione minima alta è pericolosa? Cause, sintomi, cure
- Perché la pressione arteriosa alta (ipertensione) è pericolosa?
Strumenti necessari per misurare la pressione
Per misurare la pressione arteriosa, sono necessari uno sfigmomanometro ed uno stetoscopio.
Sfigmomanometri manuali
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Sfigmomanometri automatici digitali
Se non sapete come utilizzare uno sfigmomanometro manuale potete leggere la nostra guida, oppure acquistare uno strumento digitale che misura in modo automatico la pressione: è necessario solo indossare l’apposito bracciale e dare avvio alla procedura senza neanche avere lo stetoscopio, che è invece necessario con gli strumenti manuali. La scelta dell’apparecchio adatto a volte può risultare difficile, vista l’enorme quantità di prodotti attualmente sul mercato: a tale scopo il nostro Staff sanitario ha selezionato per voi i migliori sfigmomanometri automatici sul mercato:
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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