Casa Iride: viaggio nella clinica delle vite sospese tra carezze e speranze di risveglio

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma CASA IRIDE CLINICA VITE SOSPESE RISVEGL  Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgC’è un luogo a Roma, dove ci si prende cura delle vite spezzate. Si chiama Casa Iride. Un posto dove le esistenze stanno sospese tra il cielo e la terra, incapaci di esserci e incapaci di andarsene, come Alessandra, che ha poco più di 40 anni e faceva la barista. Nelle foto che la sua mamma ha appeso al muro della stanza sul parco, sembra una concorrente di miss Universo. E’ mora, luminosa e ha gli occhi che dicono: guardami. Anche sua figlia era molto fiera di lei. Poi Alessandra ha sbandato con la macchina sulla strada ghiacciata ed è andata a sbattere contro un albero. Il suo corpo l’hanno tirato fuori dalle lamiere, ma un pezzo di lei si è perso da qualche parte che nessuno sa dove sia. Ecco. Le vite spezzate sono queste. Uomini e donne ridotte allo stato vegetativo a causa di gravi lesioni cerebrali, incastrate in un limbo irreale destinato a durare per un tempo infinito che nessun medico è in grado di pronosticare. Eluana Englaro è stata la più famosa di tutti. Poi è arrivato il silenzio. Come se il problema non esistesse più. Invece esiste ancora. Ed è enorme.  Ogni quindici secondi una persona subisce un trauma cranico. E ogni cinque minuti una di queste persone muore o diventa invalida, trascinando nell’invalidità tutta la famiglia.

Come ci si prende cura delle vite spezzate? A Casa Iride, struttura pubblica unica in Italia, una risposta ce l’hanno. Ci si arriva guidando verso Cinecittà e poi girando in via di Torre Spaccata. La si riconosce perché è incastrata nel verde e perché la struttura, in legno, sembra un quadro norvegese. Lì ci abitano due uomini e quattro donne prigionieri nell’acquario della loro mente, ma di fianco hanno i padri, le madri, i fratelli e le sorelle. «Casa Iride non è un ospedale, ma il posto dove queste persone abitano davvero. Hanno i loro spazi singoli, ma anche spazi condivisi, come la cucina o la palestra. I loro cari possono entrare e uscire quando vogliono, continuando a vivere un’esistenza accettabile. Siamo una grande famiglia». L’avvocato Francesco Napolitano, Claudio Taliento e la neurologa e psichiatra Maria Rachele Zylberman dell’Associazione Risveglio, si sono inventati questa formula che non esisteva poco meno di dieci anni fa. La Città Metropolitana di Roma ha messo a disposizione l’immobile, la Asl garantisce la parte infermieristico assistenziale e l’associazione Risveglio quella organizzativa. Ci sono infermieri, logopedisti, fisiatri, psicoterapeuti. E se uno degli inquilini ha un problema specifico – un’infezione, per esempio – viene portato all’ospedale, curato, e riportato a casa.

Le famiglie non sono più prigioniere e le spese si dimezzano. Patrick, che ha quasi 30 anni ed è arrivato qui quando ne aveva 29, è rimasto incastrato nel limbo per colpa di un incidente in motorino mentre stava andando a giocare a pallone. C’è suo zio che si prende cura di lui, mentre Daniela è arrivata due settimane fa. Ha due figli e un marito che le sta di fianco da mattina a sera. Una famiglia classica straziata da un incidente d’auto. Raffaella invece ha avuto un’ipossia. Anche lei era molto bella. Ed è entrata nel limbo durante un intervento chirurgico. Una anestesia sbagliata. Gianfranco, che faceva il vigile invece è rimasto prigioniero di un versamento cerebrale. Suo fratello non lo molla un momento. Qual è il loro futuro? Difficile dirlo. Non reagisco agli stimoli vocali e neppure a quelli acustici. O almeno così sembra.

Ma gli scienziati americani dicono che: «the absence of evidence is not the evidence of absence». L’assenza dell’evidenza non è l’evidenza dell’assenza. E’ un labirinto complicato come nessun altro. «I circuiti del dolore sono attivi. Ma non è detto che queste persone ne abbiano coscienza», spiega la professoressa Zylberman. Ci provano ogni giorno ad aiutarli un po’. Ma nessuno sa fino a che punto serva. «E’ nostro dovere garantire loro assistenza e attenzione», dice l’avvocato Napolitano.  Per Alice, che con i suoi 21 anni a Casa Iride è la più giovane, qualche speranza di miglioramento c’è. Il suo non è uno stato vegetativo, ma uno stato di minima coscienza. No ha avuto un incidente. Le hanno fatto male. A botte. Una persona che doveva volerle bene, La sua mamma la imbocca fissandola con curiosità, come se volesse orientarsi nella folla di ombre che intasano la testa della figlia. Alice abbozza un sorriso. Forse. E la segue con lo sguardo. Ha piccole reazioni. Il papà le accarezza la testa. Dice: «la mia bambina», con una tenerezza che spacca il cuore. Sei ospiti, una sola esperienza in Italia (che funziona meravigliosamente). Non è un po’ poco? «Lo è. E noi spingiamo perché il modello di Casa Iride si allarghi. La buona notizia è che la Asl ci ha appena comunicato l’intenzione di esportare questa esperienza anche in altri distretti», dice Napolitano. «Le famiglie che passano da noi si sentono più leggere. Aiutarle è un dovere. Mia moglie è rimasta per sei anni in stato vegetativo.

E a me e a mio figlio il mondo è crollato addosso. Poi è stato un tumore a chiudere la sua vita, portandosi via anche un pezzo di me. Eppure ogni volta che una persona spicca il volo personalmente dico: forse è meglio così, lei e la sua famiglia hanno sopportato un peso enorme. Ecco, noi cerchiamo di farci carico di parte di quel peso», dice Claudio Taliento.  E’ mezzogiorno. La cucina è piena. E c’è davvero un’aria casalinga. La mamma di Alice si rimette a imboccare la figlia, continuando con questa forma di accudimento che si spinge fino alle soglie del mistero.

Il figlio di due anni sveglia la mamma in coma con un bacio

Una storia a lieto fine, di quelle che riempiono tutti noi di gioia.

Zhang Rongxiang è uscita dal coma dopo circa tre anni e la sta accudendo il figlio di due anni che mastica il cibo e poi lo passa nella sua bocca. La donna, proveniente da Shuyang nella provincia di Jiangsu in Cina, era in coma dal 2010 dopo un incidente stradale e si è incredibilmente svegliata lo scorso maggio grazie ai baci e alla voce del figlio. Zhang era incinta al momento dell’incidente ma è riuscita con un miracolo a far nascere il bambino che aveva in grembo, grazie al quale si è risvegliata dopo che i medici avevano escluso tale possibilità. Per cinque mesi il marito, Gao Dejin, le è stato vicino fino a quando i medici non sono stati in grado di far nascere loro figlio con un parto cesareo.

Il tutto, quindi, è avvenuto grazie alla benevolenza del figlio nei confronti della madre. Quell’affetto che l’ha spinto a non allontanarsi neppure un attimo da lei, tanto da starle vicino fin da quando era molto piccolo, parlandole, cantando e prendendosene cura fino a quando Zhang non si è risvegliata ed ha potuto conoscerlo. Gao Qianbo non si è mai arreso dal darle assistenza e, seppur in tenerissima età, si è accorto delle difficoltà della madre nel masticare. Così, per evitarle di mangiare solo cibi liquidi, spezzetta i cibi e glieli passa in bocca.

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su YouTube, su LinkedIn, su Tumblr e su Pinterest, grazie!