L’indigestione, anche detta “cattiva digestione” o, in termini medici, “dispepsia”, è un’alterazione delle funzioni digestive dello stomaco che determina una sindrome (insieme di sintomi e segni) ancora oggi di difficile inquadramento e definizione dal punto di vista scientifico. Attualmente si definisce dispepsia un insieme di sintomi, episodici o persistenti, avvertiti prevalentemente a livello della porzione superiore dell’addome e riferibili a disordini del tratto prossimale del tubo digerente, in assenza di una malattia organica, metabolica o psichiatrica che li giustifichi.
Chi si ammala?
Quasi tutti gli individui nel corso della vita hanno provato uno o più episodi di dispepsia e quindi mancano dati epidemiologici reali perché spesso si ricorre all’automedicazione e non ci si rivolge al medico, tuttavia alcuni studi hanno messo in evidenza che una percentuale che varia dal 10% al 40% della popolazione generale presenta sintomi cronici o ricorrenti di cattiva digestione.
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Cause
Poiché i disturbi spesso sono vaghi e aspecifici, si ritiene siano le possibili cause alla base di una indigestione, come ad esempio alterazioni della secrezione acida gastrica, stress, fattori psicologici, alterata percezione viscerale, alterazioni della motilità gastrointestinale. Poiché il 70% dei pazienti con questa malattia presenta l’infezione da un batterio chiamato Helicobacter pylori, è stato ipotizzato che tale patogeno possa avere un ruolo determinante, ma i numerosi studi condotti fino a oggi non sono risultati concordi nel dimostrare la regressione o la scomparsa dei sintomi dopo l’eradicazione del germe. La dispepsia, a seconda delle cause, può essere classificata come:
- organica o secondaria: causata da patologie del tratto digestivo superiore come esofagite, gastrite, duodenite, pancreatite, epatite e malattie della via biliare. La dispepsia è inoltre un sintomo comune di deficit enzimatici (pancreatite cronica) o di colestasi. La dispepsia si associa anche a intossicazioni alimentari, sbagliate combinazioni alimentari protratte nel tempo, abuso di sostanze (es: eroina) o all’assunzione di farmaci (ad esempio metformina, FANS, bifosfonati, oppiacei, chemioterapici);
- funzionale o primitiva: è un disordine cronico e/o ricorrente caratterizzato da dolore e fastidio localizzato ai quadranti addominali superiori per il quale non è possibile identificare una causa organica, biochimica o strutturale indagata mediante endoscopia e/o ecografia.
Una dispepsia occasionale è più probabilmente causata da un abuso di cibo (magari avariato) e/o alcolici; una dispepsia cronica e magari associata a sintomi più gravi, potrebbe essere invece causata da varie patologie, tra cui:
- gastrite acuta e cronica;
- pseudo-ostruzione intestinale e patologie intestinali motorie (ileo meccanico o paralitico);
- esofagite;
- gastroduodenite;
- sindrome del colon irritabile;
- pancreatite;
- neoplasie a livello di stomaco, pancreas, intestino;
Forme particolari sono la dispepsia cardiaca da cardiopatia e la dispepsia isterica, causata da turbamenti emotivi e malattie psichiatriche.
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Fattori di rischio
Possibili fattori di rischio sono:
- sovrappeso od obesità;
- dieta sbilanciata ed ipercalorica;
- frequenti abbuffate;
- mangiare pochi pasti ed abbondanti;
- gastrite;
- allergia o intolleranza alimentare;
- mangiare cibi avariati/scaduti;
- fumo di sigarette;
- alcolismo;
- polipi o diverticoli intestinali;
- abuso di droghe e farmaci;
- stile di vita frenetico;
- uso di spezie e cibi piccanti;
- mangiare velocemente, masticando male;
- stress psico-fisico;
- esofagite;
- reflusso gastroesofageo;
- famigliarità;
- gravidanza;
- malattie croniche intestinali (come le coliti);
- consumare pasti troppo abbondanti poco prima di andare a letto;
- mangiare durante la notte;
- ansia cronica.
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Sintomi e segni
I sintomi e segni della dispepsia sono generalmente:
- dolore addominale a livello della parte superiore dell’addome (la fascia che va dalle coste fino alla linea dell’ombelico);
- malessere generale;
- bruciore di stomaco;
- pirosi retrosternale;
- ansia;
- astenia (stanchezza);
- pesantezza postprandiale (dopo i pasti);
- sazietà precoce;
- meteorismo;
- flatulenza;
- tensione addominale;
- nausea;
- vomito;
- mal di testa;
- sudore freddo;
- gonfiore addominale;
- diarrea.
Tali sintomi generalmente si presentano (o comunque peggiorano) subito dopo i pasti, specie se abbondanti. È utile ricordare che questi sintomi sono aspecifici, cioè possono essere imputabili a moltissime malattie gastroenterologiche, ma anche di altri distretti, per tale ragione è fondamentale il parere del proprio medico per capire se si tratta di disturbi di poco conto o meritevoli di ulteriori indagini o consulti specialistici. In alcuni casi, la presenza di febbre alta (anche > 39°) con brividi e svenimenti, potrebbe indicare la presenza di una infezione batterica intestinale. Ai sintomi elencati potrebbero associarsi ematemesi (vomito con sangue), feci verniciate di sangue rosso vivo o melena (feci nere, con sangue coagulato), tutti segni di emorragia del tratto digerente (superiore o inferiore).
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Diagnosi
La diagnosi si effettua tramite l’anamnesi (raccolta dei dati e dei sintomi del paziente), l’esame obiettivo specie dell’addome (ricerca dei segni) e varie altre tecniche tra cui esami di laboratorio, come il test per l’Helicobacter pylori o di diagnostica per immagini, come la radiografia dell’addome o l’ecografia. Nei casi più complessi, in cui la causa della dispepsia non viene individuata con metodi meno invasivi, l’esofagogastroduodenoscopia è una valida opzione diagnostica: permette da un lato di individuare o escludere la presenza di malattie organiche alla base della sintomatologia (ad esempio ulcera, cancro), dall’altro di determinare il grado di gastrite cronica eventualmente presente e la presenza di infezione da Helicobacter pylori, attraverso l’esecuzione di biopsie della mucosa gastrica. La sonda permette anche di rimuovere eventuali polipi intestinali. In caso di sintomi indicativi di ritardato svuotamento gastrico (digestione lunga, pesantezza e gonfiore postprandiali) può essere utile lo studio dello svuotamento gastrico con radioisotopi.
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Quando andare dal medico?
Una indigestione occasionale (singola) che non comporti sintomi gravi, generalmente si risolve da sola in circa 24 ore; una indigestione che presenti sintomi gravi o perduranti, o che si ripresenti spesso e con regolarità (ricorrente o cronica), potrebbe invece essere determinata da cause anche gravi e dovrebbe essere indagata dal medico.
Terapia
La terapia specifica di una dispepsia dipende dalla causa specifica che causa il disturbo a monte: in base all’eziologia il paziente decide se intraprendere o no una data terapia. Essendo le possibili cause anche molto diverse tra loro, non tutti i pazienti dispeptici si giovano dello stesso trattamento, per cui abbiamo a disposizione varie classi di farmaci: procinetici, antiacidi, inibitori della secrezione acida e psicotropi. Solo in rari casi, ad esempio quando la dispepsia sia stata provocata da sovradosaggio di farmaci o ingestione di sostanze tossiche, potrebbero essere indicati farmaci emetici (che procurano il vomito) o lavanda gastrica per espellere il contenuto gastrico. L’acidità occasionale si può affrontare con sali a base di bicarbonato, come il bicarbonato di sodio o di magnesio (il famoso Maalox), tuttavia se l’acidità è cronica è meglio indagare le sue cause specifiche e curare quelle, piuttosto che usare palliativi che diminuiscano solo i sintomi.
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Rimedi
Possibili rimedi che possono migliorare i sintomi sono una camomilla o un infuso di melissa con o senza succo di limone o anche solo acqua e limone ben caldi; utile anche una tisana digestiva a base di semi di finocchio, anice, liquirizia, carciofo, cardo mariano e zenzero. Potrebbe aiutare in alcuni casi lasciar sciogliere in bocca lentamente pezzetti di zenzero.
Consigli
Consigli comunque utili per diminuire il rischio di indigestione, sono:
- perdere peso se sovrappeso od obesità;
- evitare una dieta sbilanciata ed ipercalorica;
- evitare le frequenti abbuffate;
- non indossare indumenti che stringono sull’addome;
- non fumare;
- non bere alcolici;
- evitare cibi troppo speziati e piccanti;
- mangiare lentamente;
- mangiare molti pasti durante la giornata e di quantità ridotte;
- masticare bene il cibo;
- evitare cibi a cui si è allergici o intolleranti;
- “rallentare” il proprio stile di vita;
- “concentrarsi” sul cibo durante il pasto, anche semplicemente spegnendo cellulare e televisione mentre si mangia;
- evitare cibi avariati/scaduti;
- evitare pasti troppo abbondanti poco prima di andare a letto;
- evitare di mangiare durante la notte;
- evitare lo stress psico-fisico.
Cereali integrali (sotto forma di pasta, riso e pane), frutta (poco acida) e verdura (preferibilmente cotta e non troppo fibrosa), accompagnati da molta acqua naturale a temperatura ambiente e da piccole quantità di condimenti vegetali a crudo (con olio extravergine di oliva), sono la base per evitare la dispepsia, cui possono essere aggiunti pesce e carni magre (fresche e non lavorate/speziate), formaggi e uova.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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