Una volta che l’allergologo abbia individuato la diagnosi specifica di una sindrome allergica, accanto alle eventuali terapie farmacologiche, può istituire un trattamento preventivo specifico, finalizzato ad eliminare il più possibile l’esposizione del paziente all’allergene responsabile. Tale trattamento diminuisce il rischio degli attacchi allergici ma può essere conseguito in maniera completa soltanto in un numero limitato di casi e per alcune categorie di allergeni e non per tutti i tipi di allergene. La prevenzione delle allergopatie rappresenta, ancora prima della terapia farmacologica, la meta da raggiungere per l’allergologo ed i suoi pazienti: consigli comportamentali e disposizioni ambientali sono estremamente utili al paziente allergico e contribuiscono ad elevare la qualità della sua vita.
Nelle allergopatie respiratorie da allergeni da inalazione (da pollini, acari, funghi, derivati di animali domestici…), purtroppo l’eliminazione completa dell’esposizione del paziente agli allergeni responsabili non sempre risulta possibile, ma può essere attuata almeno una bonifica igienico-ambientale. In questo articolo ci occuperemo in particolare della prevenzione delle allergie da inalazione di derivati di animali domestici.
Allergie da derivati di animali domestici
Nelle allergopatie respiratorie da derivati di animali domestici (ad esempio gatti e cani) deve essere suggerito l’allontanamento di tali animali dagli ambienti domestici: un consiglio valido non soltanto nei casi di soggetti con accertata ipersensibilità a forfore, epiteli o altri derivati animali ma anche nei casi di allergopatie respiratorie da acari. Infatti, i derivati animali possiedono un elevato potere allergenico, per cui può facilmente sopravvenire una nuova sensibilizzazione; ancora, la polvere ambientale può essere facilmente veicolata dagli animali, con conseguente maggiore esposizione dei pazienti. Questi semplici provvedimenti, in apparenza persino banali, sono invece di
estrema importanza e possono condurre ad un sostanziale miglioramento clinico nelle sindromi allergiche da allergeni ambientali, indipendentemente da ogni altro trattamento, immunoterapico specifico o farmacologico.
Allergia a derivati del gatto
Gli allergeni del gatto sono ubiquitari e si ritrovano in quantità analiticamente dosabili anche in ambienti di nuova costruzione, in totale assenza di tali animali domestici. La presenza di gatti negli appartamenti fa poi aumentare in modo impressionante (fino a 4000 volte) la concentrazione di Fel d1 nella polvere domestica (ad esempio, in una nostra indagine, sono state rilevate concentrazioni di Fel d1 superiori a 300 mcg/g di polvere).
Qualora i pazienti non possano o non vogliano allontanare i gatti dal loro ambiente domestico (questa, tra l’altro, è una situazione che si verifica di frequente nella pratica clinica), una procedura che si è dimostrata molto utile per ridurre la concentrazione di Fel d1 nella polvere di casa è quella di far spazzolare frequentemente (da familiari o da domestici non allergici) i gatti con un pettine di metallo a dentatura fitta, in modo da eliminare quanto più possibile i peli morti, gettando poi via quelli rimossi e
pulendo accuratamente il pettine. Inoltre, bisognerebbe lavare periodicamente i gatti, almeno una volta al mese (gli animali possono essere gradualmente abituati ad accettare questi bagni periodici). Alcuni studi hanno dimostrato che, con questa semplice procedura, è possibile ridurre di circa 10 volte, dopo un anno, la concentrazione di Fel d1 nella polvere ambientale.
Nella pulizia del gatto può essere utile anche l’impiego settimanale di sostanze (Allerpet/C) che tendono ad eliminare o ridurre dalla superficie cutanea la forfora e le altre sostanze allergeniche: bisogna inumidire una spugna o un panno con tale sostanza e passarla su tutto il corpo del gatto, prima in contropelo e poi nella direzione naturale, avendo cura di inumidire delicatamente anche la pelle ed asciugando con cura. Questa manovra deve essere particolarmente accurata nelle zone in cui il gatto si lecca più frequentemente ed attorno ai genitali, dove si depositano residui di urina.
Poiché gli allergeni del gatto sono veicolati dagli abiti dei possessori di tale animale domestico, il lavaggio frequente degli indumenti rappresenta un metodo tanto semplice quanto efficace per evitare o limitare la dispersione di tali allergeni.
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Cross-reattività
Circa la cross-reattività tra gli allergeni del gatto e quelli di altri felini superiori, deve essere sconsigliato ai pazienti con ipersensibilità a questi derivati animali di recarsi in ambienti (ad esempio, circhi equestri) dove si possano trovare elevate concentrazioni di simili allergeni. Inoltre, poiché nel 20% circa dei pazienti allergici ai derivati felini si riscontra un’ipersensibilità alla carne di maiale (pork/chat syndrome), è utile che
i pazienti siano informati di tale eventualità, in modo da riferire al medico eventuali episodi reattivi in seguito ad ingestione di carne suina.
Allergia a derivati del cane
Per quanto riguarda i casi di allergia a derivati epidermici del cane, valgono in linea di massima i suggerimenti dati precedentemente a proposito del gatto. La spazzolatura dell’animale deve avvenire, almeno settimanalmente, con una spazzola dotata di denti in metallo o in gomma; per la spugnatura si possono utilizzare sostanze attive (Allerpet/D).
Allergia a derivati dei volatili
Per i casi di allergia a piume di volatili (pappagallini, canarini, etc.) si può usare, anche più volte alla settimana, un preparato in confezione spray (Allerpet/B), spruzzandolo sulle piume, dalla testa alla coda. Ovviamente, il fondo della gabbia va pulito giornalmente.
Allergia a derivati delle blatte
Una disinfestazione ambientale è indispensabile nelle allergopatie da blatte, mediante insetticidi piretroidi. È dimostrato che la disinfestazione ed una buona igiene ambientale riducono dell’86% la concentrazione di Bla g2 nell’ambiente.
Allergia a derivati presenti sul posto di lavoro
I problemi della prevenzione risultano logicamente più complessi nelle allergopatie respiratorie professionali, dovute cioè a sostanze presenti esclusivamente nell’ambiente di lavoro. Un campionamento delle particelle aerodisperse può essere praticato con particolari apparecchi portatili (Partrap FA 52); le quantificazioni e le analisi vengono successivamente effettuate in laboratori specializzati. Una prevenzione ambientale primaria può essere attuata negli ambienti lavorativi mediante l’installazione di filtri adeguati, che possono ridurre notevolmente la concentrazione di allergeni; a titolo di esempio, si ricorda che l’installazione di appositi dispositivi filtranti in un silos del porto di Barcellona ha ridotto considerevolmente le “epidemie” di asma bronchiale che si verificavano durante lo scarico di semi di soia. Può essere poi suggerito al paziente un cambio di attività lavorativa, quando possibile, o almeno, nel caso di lavorazioni industriali, di chiedere il trasferimento ad altro reparto, così da evitare l’esposizione diretta all’allergene.
Bonifica igienico-ambientale nelle allergopatie respiratorie da allergeni ambientali
Di seguito riportiamo sinteticamente una lista di consigli generali utili per una accurata bonifica igienico-ambientale, validi per i pazienti affetti da tutte le allergopatie respiratorie da allergeni ambientali:
- Aerazione frequente degli ambienti o uso di impianti di condizionamento d’aria, in modo da ridurre l’umidità al di sotto del 50%.
- Rimozione accurata della polvere dai pavimenti e dai mobili, con aspiratore elettrico o con un panno umido, in modo da non sollevare polvere.
- Eliminazione di moquette e tappeti, di divani e sedie imbottite.
- Rimozione di tendaggi pesanti e loro sostituzione con tende lavabili o con tendine di materiale sintetico, alla veneziana.
- Eliminazione di altri ricettacoli di polvere (scaffali di libri, giocattoli di peluche, eccetera).
- Sostituzione di materassi e cuscini di lana o di piume con altri, ad esempio in derivati sintetici della gomma, da rinnovare comunque frequentemente, anche ogni anno od ogni 2 – 3 anni. Ancora più affidabili sono i materassi ortopedici in poliuretano denso (densità pari a 30-40 kg/m³), che rappresenta un habitat sfavorevole alla riproduzione ed allo sviluppo degli acari.
- Rivestimento dei materassi e dei cuscini con particolari federe “anti-acari”, confezionate con tessuti di cotone a trama spessa e rivestite all’interno da una sottile pellicola sintetica, da chiudere poi ermeticamente con cerniere lampo. Una misura più economica è costituita da un semplice rivestimento di Goretex, sigillato con nastro adesivo, intorno al materasso ed al cuscino.
- Esposizione frequente all’aria ed al sole di materassi, cuscini, federe e biancheria da letto e loro accurata sbattitura con un battipanni, come si usava fare in passato.
- Pulizia frequente (anche più volte alla settimana) della superficie esterna dei materassi, dei cuscini e delle federe con un aspirapolvere (tale pulizia deve essere particolarmente accurata in corrispondenza delle cuciture delle federe, dove maggiore è la concentrazione degli acari).
- Lavaggio frequente, anche bisettimanale, ad alta temperatura, di federe, lenzuola ed altra biancheria da letto.
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Lo Staff di Medicina OnLine
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