Differenza tra pensiero divergente e convergente

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO PENSIERO DIVERGENTE CONVERGENTE SCUOLA BAMBINO ESERCIZIO CERVELLO INTELLIGENZA NUMERI CREATIVO CREATIVITA QUOZIENTE INTELLETTIVO QI ARTISTAGuardate l’immagine riportata qui sopra, dello svolgimento di un esercizio di un bambino di 7 anni. Notate qualcosa di particolare? Secondo voi il bambino ha risposto in modo sbagliato o corretto? Secondo voi il bambino ha una intelligenza superiore, inferiore o nella media? Secondo voi il maestro di questo bimbo, dovrebbe lodare o correggere questo tipo di esecuzione del problema? Ho provato a fare queste domande ad amici ed a contatti social, e le risposte sono state molto variegate. C’è chi ha detto “Non ha saputo leggere bene”, chi ha scritto “Questo bambino è un genio”, altri: “E’ un bambino intelligentissimo”, altri hanno detto “Ha capito in modo sbagliato ed è poco intelligente”. Queste risposte sono tutte sbagliate. Solo in pochissimi hanno dato la risposta corretta: “Questo bambino ha un pensiero divergente”. Ma cosa significa “pensiero divergente” e per quale motivo chi ha detto che il bambino ha sbagliato o ha interpretato male l’esercizio, possiede un “pensiero convergente“? Cerchiamo di capirlo.

Pensiero divergente o convergente?

Il pensiero divergente (o “divergenza“; in inglese “divergent thinking“) è un particolare tipo di pensiero dotato di capacità di produrre risposte che siano originali, inusuali, creative e comunque corrette in relazione ad un determinato compito o problema. Chi è dotato di pensiero divergente, tende ad essere una persona creativa ed originale, al punto che le persone comuni potrebbero etichettarla come “stramba”, anche se ciò non significa che le sue risposte ad un dato problema siano necessariamente “illogiche” ed “irrazionali”. Il pensiero convergente (o “convergenza“; in inglese “convergent thinking“) è fontamentalmente il contrario del pensiero divergente ed è caratterizzato dalla capacità di produrre risposte basate sulle regole d’inferenza logica e di conoscenze precedentemente apprese, nonché sulla base di strategie precedentemente impiegate. Chi è dotato di pensiero convergente, tende ad essere una persona molto logica e razionale, anche se ciò non significa che le sue risposte ad un dato problema siano necessariamente “tradizionali” e “banali”. La scuola italiana tende in genere a far sviluppare agli studenti un pensiero di tipo convergente. Leggi anche: Che cos’è l’intelligenza umana: definizione, significato e psicologia

La definizione di “seguente”

Per capire in che modo si possa dire che il bambino dell’esercizio sia, probabilmente, dotato di pensiero divergente, partiamo dall’esercizio proposto. La richiesta è “Scrivi in lettere i seguenti numeri“. La richiesta appare semplice e senza possibili interpretazioni: se il numero proposto è “4”, il bambino avrebbe dovuto scrivere “QUATTRO”. Se il numero proposto è “12”, la risposta corretta sarebbe dovuta essere “DODICI”. Ma è davvero così? Prendiamo la Treccani ed andiamo a verificare la definizione del termine “seguente“:
aggettivo. Che segue, che viene subito dopo in ordine di tempo o di spazio, o in una serie.
In realtà “seguente” in italiano non è solo un aggettivo, ma anche un verbo: è il participio presente del verbo “seguire“. Ma fermiamoci alla definizione di “seguente” in quanto aggettivo: “che segue, che viene subito dopo in ordine di tempo o di spazio, o in una serie”. Leggi anche: Problem solving: cos’è, caratteristiche, tecniche, fasi ed esempi

Le due interpretazioni

Siamo abituati a pensare che “Scrivi in lettere i seguenti numeri” sia interpretabile in modo univoco come “Scrivi in lettere i numeri descritti di seguito“. Questo è un tipico pensiero convergente, perché è quello più comune, che possiede la maggioranza delle persone. Questa interpretazione è comunque corretta: per definizione “seguente” può significare “che segue in ordine di spazio“. Lo spazio successivo è occupato da numeri, quindi “scrivi in lettere i seguenti numeri” è riferibile appunto allo scrivere i numeri descritti nello spazio successivo. In realtà la frase “Scrivi in lettere i seguenti numeri”, in base alla definizione di “seguente” prima riportata, in italiano è ambigua e può essere interpretata in diversi modi. Una delle possibili interpretazioni è “Scrivi in lettere i numeri che seguono nella serie“. Il bambino, quindi, in base a questa interpretazione, se vede che il numero proposto è “4”, scrive giustamente “CINQUE”. Se il numero proposto è “12”, scrive “TREDICI”. Il bambino insomma scrive il numero “che segue nella serie“, utilizzando una interpretazione che la definizione di “seguente” include. Questo è un tipico pensiero divergente, perché – pur essendo quello meno diffuso – è comunque giusto. Ripeto: questa interpretazione è comunque corretta: per definizione “seguente” può significare “che segue in una serie”. Il bambino non ha quindi sbagliato, scrivendo il numero che segue nella serie (di numeri). Se avesse sbagliato, nello spazio del 4 avrebbe ad esempio potuto scrivere “GIALLO” o “TRE” o “SEI”. Scrivendo “CINQUE”, non ha dimostrato di NON ver compreso la domanda, ma di averla compresa in un modo in cui la maggioranza delle persone non riesce a comprendere a causa del proprio pensiero convergente. Tra i miei contatti c’è chi si ostina ad affermare che il bambino abbia semplicemente sbagliato a rispondere, senza avere la mente abbastanza aperta da considerare che la definizione di “seguente” rende possibile due possibili soluzioni del problema, entrambe corrette: ciò è chiaramente sintomo di un pensiero estremamente convergente. Al mio dirgli ciò, alcuni si sono perfino indignati, vedendo tale definizione come una “etichetta” offensiva. Ma davvero “divergente” è un termine offensivo? Leggi anche: Dinamico, riflessivo, elastico o creativo? Scopri che tipo di cervello sei

Intelligente o no?

Molti sono portati a pensare che il pensiero divergente appartenga a persone più intelligenti della media, mentre quello convergente sia sinonimo di intelligenza nella media o addirittura inferiore alla media. Ciò è totalmente sbagliato. In base alle ricerche degli ultimi decenni, si è scoperto che il pensiero divergente sia direttamente correlato alla creatività, ma non abbia alcuna correlazione diretta o indiretta con l’intelligenza. Allo stesso tempo, il pensiero convergente è direttamente correlato alla logica, ma non ha alcuna correlazione con l’intelligenza. In parole semplici, un divergente può essere più intelligente, meno intelligente o nella media, ed esattamente lo stesso può accadere ad un convergente. Del bambino, in base allo svolgimento dell’esercizio, non si può quindi dire che sia “un genio” o “superintelligente” o “poco intelligente”, ma solo che verosimilmente abbia un pensiero divergente e che statisticamente da adulto sarà più probabilmente un artista o comunque una personacreativa. Ma non è neanche detto: essere divergente non significa non poter diventare un fisico o un matematico, come essere convergente non significa non poter diventare uno scultore o un pittore. Inoltre essere definiti “convergenti” non significa che non si possa avere una forte creatività ed una forte componente artistica: puoi avere un pensiero convergente e diventare lo stesso un attore teatrale di successo.

Cosa dovrebbe fare il maestro?

Il maestro – se particolarmente esperto – dovrebbe comunque lodare il bambino per questo svolgimento solo apparentemente assurdo dell’esercizio, ma corretto e dovrebbe parlare ai suoi genitori di questa sua particolarità. Chiudo facendovi questa domanda: “Che significa ‘intelligenza’?”. Già da anni il concetto di “QI” (quoziente d’intelligenza) è stato rivalutato e si è scoperto che esistono diversi tipi di intelligenza, quindi parlare di “bambino intelligente” o “bambino non intelligente” in termini assoluti, è fondamentalmente una semplificazione decisamente superficiale ed anacronistica. Ricordate: mai giudicare un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi. Leggi anche: Dott. Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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