Si sente spesso parlare di “coma farmacologico”, Ma di che si tratta? E soprattutto: quali differenze ci sono tra un coma ed un coma farmacologico? Qual è più pericoloso per la salute? Coma e coma farmacologico sono due situazioni del tutto distinte: cerchiamo di spiegarlo con una spiegazione sintetica e semplice.
Coma
Con “coma” (anche chiamato “stato comatoso“) in medicina si indica un profondo stato di incoscienza che non risponde né cessa con stimoli tattili, uditivi o dolorosi, in cui il paziente – chiamato “soggetto comatoso” – non può essere Continua a leggere
Con “coma” (anche chiamato “stato comatoso“) in medicina si indica un profondo stato di incoscienza che non risponde né cessa con stimoli tattili, uditivi o dolorosi, in cui il paziente – chiamato “soggetto comatoso” – non può essere risvegliato, ha gli occhi chiusi, non compie azioni volontarie ed ha perso il ciclo sonno/veglia. Il coma viene trattato inizialmente nei reparti di terapia intensiva, successivamente, se e quando le condizioni del soggetto si sono stabilizzate in uno stato vegetativo o in uno stato di minima coscienza, il paziente viene spostato in corsia e, se la condizione si prolunga, ai domiciliari o in strutture RSA. La parola “coma” deriva dal termine greco “koma” (κῶμα), che significa “sonno profondo”.
Il “coma” è un profondo stato di incoscienza che può essere provocato da:
Con “stato di minima coscienza” (anche chiamato “stato minimamente cosciente“) si indica in medicina uno stato di coscienza alterato definito da comportamenti minimi che dimostrano una consapevolezza di sé e/o dell’ambiente, seppur minori rispetto al normale.
Lo stato vegetativo è una condizione di possibile evoluzione del coma caratterizzata dalla ripresa della veglia, senza contenuto di coscienza e consapevolezza di sé e dell’ambiente circostante, tuttavia gli occhi del paziente sono aperti e si muovono (ma non seguono con lo sguardo uno stimolo visivo). Il paziente mostra
Stato vegetativo