Con morte cardiaca improvvisa in medicina ci si riferisce ad una morte inattesa (o “apparentemente” inattesa) per cause cardiache che si verifica in pazienti spesso asintomatici, immediatamente dopo la comparsa dei sintomi (entro un’ora) o anche senza l’insorgenza di sintomi. Negli adulti è una complicanza e spesso la prima manifestazione clinica della presenza di una cardiopatia ischemica in atto (cioè una malattia in cui il cuore è scarsamente rifornito di sangue, come tipicamente avviene nell’angina pectoris e nell’infarto del miocardio). La morte improvvisa cardiaca è un evento tutt’altro che raro, dato che è da sola responsabile di oltre 50 mila morti l’anno ed è la causa del 50% di tutte le morti da patologie cardiache.
Cause e fattori di rischio della morte cardiaca improvvisa
Tra le cause e fattori di rischio più importanti per la morte cardiaca improvvisa, ricordiamo alcune condizioni e patologie:
- cardiopatia ischemica (la causa più comune, circa 9 casi su 10);
- malformazioni coronariche congenite;
- prolasso della valvola mitrale;
- miocarditi ed endocarditi;
- cardiomiopatia dilatativa o ipertrofica (da ipertensione arteriosa cronica);
- ipertensione polmonare;
- ipertensione endocranica che può determinare una bradicardia patologica riflessa;
- alterazioni acquisite o ereditarie del sistema di conduzione;
- malformazioni cardiache;
- aritmie cardiache (ad esempio bradiaritmia o fibrillazione ventricolare).
Una stenosi critica (restringimento >75%) da aterosclerosi coronarica di almeno uno dei tre principali vasi cardiaci è presente nel 90% dei soggetti colpiti da morte cardiaca improvvisa. Le aritmie che avvengono in assenza di una cardiomiopatia strutturale possono portare a morte improvvisa, la causa più importante è la sindrome del QT lungo, caratterizzata da un incremento dell’eccitabilità cardiaca e da aritmie ventricolari episodiche. Per approfondire, leggi anche: Sindrome del QT lungo: valorie, cause, cura, farmaci, sportivi
Altra causa di morte cardiaca improvvisa è una bradicardia patologica (bradiaritimia).
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Altri fattori di rischio
Alti livelli di aldosterone (>200 pg/ml di sangue) uniti ad alti livelli di cortisolo (>21,1 mg/dL) sono stati fortemente correlati all’evento di morte improvvisa, a pazienti considerati a rischio per tale evento ( e a tutti tipi di mortalità per diabetici di tipo 2 emodializzati).
La morte cardiaca improvvisa può inoltre essere conseguenza dell’abuso cronico di steroidi anabolizzanti che aumentano la dimensione dei muscoli, e fra questi anche delle cellule cardiache, ma senza una parallela crescita della forza di contrazione. Anzi spesso tali cellule muoiono e non sono sostituite da altre cellule, ma da tessuto fibroso che resta tale anche quando viene sospesa l’assunzione di steroidi, con danno permanente del cuore. Ad un numero insufficiente di cellule possono seguire episodi di pressione cardiaca e afflusso di sangue inadeguati, e infarto.
Fattori di rischio importanti per la morte cardiaca improvvisa sono la familiarità, il sovrappeso, l’obesità, il fumo di sigarette e l’uso di droghe.
Sintomi e strumenti di diagnosi
Spesso i pazienti che hanno presentato una morte cardiaca improvvisa, erano del tutto asintomatici, cioè non avevano alcun sintomo, oppure avevano dei sintomi aspecifici come ad esempio:
- astenia (stanchezza);
- facile affaticabilità;
- dispnea (difficoltà a respirare;
- vertigini;
- frequenti svenimenti.
Sintomi “premonitori” più specifici sono senza dubbio la presenza di una aritmia grave come la bradiaritmia e il susseguirsi di frequenti svenimenti, oltre al sintomo tipico di cardiopatia ischemica, cioè il dolore toracico in sede sternale che si irradia al braccio sinistro. In presenza di tali sintomi, il paziente è invitato ad eseguire una visita cardiologica che comprenda anche elettrocardiogramma, Holter, esami ematici ed ecografia cardiaca con colordoppler.
Terapie in caso di morte cardiaca improvvisa
Il massaggio cardiaco e, se possibile, la defibrillazione in tempi rapidi sono i principali rimedi in casi di morte cardiaca improvvisa, rappresentando – per il paziente – la differenza tra la vita e la morte. Circa il 25% dei casi potrebbe essere rianimato se venisse defibrillato entro 4/5 minuti, mentre per ogni ulteriore minuto la possibilità di sopravvivenza diminuisce del 10%, il tempo infatti è un fattore fondamentale per la sopravvivenza e non solo in caso di sopravvivenza del paziente, più rapidamente le misure sanitarie saranno state prese e minori saranno i possibili danni cerebrali irreversibili causati dal mancato afflusso di sangue agli organi. Un intervento intempestivo potrebbe comunque salvare la vita al paziente, ma egli potrebbe entrare in uno stato di coma irreversibile.
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Prevenzione della morte cardiaca improvvisa
Per i soggetti a rischio, ad esempio con casi in famiglia, con aritmie severe (ad esempio bradiaritmia) o che siano sopravvissuti ad un precedente arresto cardiaco, uno strumento di prevenzione importante può essere l’impianto di un pacemaker con defibrillatore sottocutaneo, chiamato “defibrillatore ICD“.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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