Enzimi cardiaci: alti, bassi, tempi, risultati, ogni quante ore

MEDICINA ONLINE CUORE HEART INFARTO MIOCARDIO NECROSI ATRIO VENTRICOLO AORTA VALVOLA POMPA SANGUE ANGINA PECTORIS STABILE INSTABILE ECG SFORZO CIRCOLAZIONEGli enzimi sono catalizzatori biologici che accelerano le reazioni chimiche che avvengono nel nostro organismo, permettendone il corretto funzionamento e l’omeostasi. In particolare, gli enzimi cardiaci sono enzimi che si trovano in grande quantità nei muscoli scheletrici e nelle fibre muscolari del miocardio, il muscolo del cuore. In condizioni normali, gli enzimi cardiaci sono presenti nel sangue in quantità minima, quando invece i miociti del cuore si danneggiano o subiscono stress importanti (ad esempio in caso di ischemia), tali enzimi vengono rilasciati nel sangue, dove la loro concentrazione tende ad aumentare fortemente.

Quali sono gli enzimi cardiaci più importanti?

Gli enzimi cardiaci più frequentemente misurati nei laboratori di analisi, sono:

Valori normali e patologici degli enzimi cardiaci

I valori normali degli enzimi cardiaci corrispondono ai seguenti intervalli:

  • creatina chinasi: 60 – 190 U/l (CK-MB: 0 e 25 UI/l)
  • mioglobina: 0 – 85 ng/ml
  • troponina I < 0,1 mcg/l
  • lattato deidrogenasi: 80 – 300 mU/ml
  • aspartato aminotransferasi nell’uomo: fino a 45 U/l
  • aspartato aminotransferasi nella donna: fino a 30 U/l.

Andamento nel tempo degli enzimi cardiaci

Innalzamento iniziale (ore) Picco (ore) Ritorno ai livelli normali (giorni)
troponina I 4-8 24-48 10-15
CK-MB 4-8 12-18 2-3
CPK 4-8 16-36 3-6
GOT 4-8 16-48 3-6
LDH 6-12 24-60 7-15

Perché è utile misurare gli enzimi cardiaci?

Dal momento che gli enzimi cardiaci vengono rilasciati in caso di danno al miocardio, conoscere la loro concentrazione permette al medico di compiere varie valutazioni, tra cui:

  • diagnosticare una ischemia miocardica quando il paziente presenta sintomi che possano indicarla;
  • quantificare il danno miocardico;
  • monitorare i pazienti in cui si sospetta un danno miocardico;
  • determinare il rischio di sviluppare una ischemia miocardica in chi non l’ha mai avuta;
  • determinare il rischio di sviluppare una nuova ischemia miocardica in chi l’ha già avuta precedentemente.

In quali patologie e condizioni si misurano gli enzimi cardiaci?

Gli enzimi cardiaci risultano utilissimi in varie patologie e condizioni, tra cui:

Gli enzimi cardiaci potrebbero risultare aumentati anche per cause extra-cardiache, tra cui:

Enzimi cardiaci alti

Una alta concentrazione di enzimi cardiaci indica una delle patologie o condizioni elencate nel paragrafo precedente.

Infarto del miocardio

L’infarto miocardico acuto è determinato dalla morte (necrosi) dei miociti cardiaci, causata da prolungata ischemia a sua volta determinata nella maggioranza dei casi dalla presenza di una ostruzione (ad esempio un trombo) a livello della circolazione coronarica. La necrosi di estese zone di miocardio determina, come già più volte anticipato, l’innalzamento dei livelli sierici degli enzimi cardiaci. Per la diagnosi di infarto miocardico acuto il medico non usa semplicemente la determinazione degli enzimi cardiaci ma si serve anche di:

Gli enzimi di utilità diagnostica per l’infarto del miocardio si distinguono in precoci e tardivi:

Indicatori precoci (si modificano entro sei ore dall’infarto)

Gli indicatori precoci sono:

  • Creatina chinasi (CK): tale enzima aumenta entro poche ore dall’infarto e se si verificano ulteriori danni, le concentrazioni di CK possono rimanere elevate anzichè abbassarci; ciò rende il CK utile per monitorare il danno cardiaco progressivo.
  • Creatina chinasi-MB (CK-MB) la MB è una particolare isoforma dell’enzima CK che si trova principalmente nel muscolo cardiaco. La concentrazione di CK-MB è importante soprattutto nel follow-up del paziente (dopo aver notato l’aumento delle CK totali) e/o quando la troponina non è disponibile. L’isoforma comincia ad aumentare nelle prime 4-6 ore, raggiunge il picco in 12-18 ore e, più rapidamente rispetto alla CK totale, torna normale.
    Il ritorno a valori nella norma avviene generalmente entro 48 ore e precede, quindi, di 24 ore quello della CPK totale.
  • Troponine: sono proteine che si trovano sia nel muscolo scheletrico che in quello cardiaco; in particolare le isoforme TnI e la TnT (troponine cardio-specifiche) sono considerate marcatori altamente specifici per il danno miocardico. Aumentano entro 3-6 ore e possono rimanere alte a lungo, anche per 10-14 giorni. La troponina I (TnI) presenta una specificità più elevata rispetto all’isoforma T (TnT), infatti la prima può essere dosata dopo 10 minuti dall’evento patologico, mentre la seconda può essere riscontrata nel siero dopo circa due ore.
  • Mioglobina: aumenta dopo 2-4 ore dall’infarto del miocardio e raggiunge un picco nelle 8-12 ore successive, per poi tornare normale il giorno successivo all’evento ischemico.

Indicatori tardivi (si modificano oltre sei ore dall’infarto)

Gli indicatori tardivi sono:

  • Lattato deidrogenasi (LDH): si trova in numerosi tessuti, ma è concentrata soprattutto a livello di cuore, muscoli scheletrici, fegato, reni, pancreas e polmoni; rappresenta un indicatore generale di danno tissutale. Nel corso di un infarto miocardico acuto, l’incremento della concentrazione sierica di LDH aumenta dopo 8-24 ore dall’esordio dell’evento, con un picco dopo 3-6 giorni e un ripristino dei valori normali entro 8-14 giorni: grazie a tale caratteristica la lattato deidrogenasi rappresenta un indicatore di infarto pregresso.
  • Aspartato aminotransferasi (AST, GOT o SGOT): si trova soprattutto nel miocardio, nel fegato ma anche in reni e muscoli. Insieme agli altri, rappresenta un buon indicatore di danno miocardico. Aumentano dopo 8-12 ore dall’inizio dei sintomi dolorosi, raggiungono il picco dopo 24-48 ore e tornano normali dopo 3-4 giorni.

Va ricordato che alcuni di questi parametri potrebbero aumentare anche a causa di molte altre malattie come ictus cerebrale, malattie muscolari ed epatopatie.

Come si misurano

Gli enzimi miocardici vengono misurati su un semplice campione di sangue venoso, ove fosse possibile prelevato dopo un digiuno di 8 ore.

Enzimi cardiaci: ogni quante ore vanno ripetuti

Generalmente si effettua un primo prelievo al Pronto Soccorso e successivamente bisogna aspettare i risultati senza lasciare l’ospedale. Gli esami vengono successivamente ripetuti ogni 4-6 ore nell’arco delle 12-16 ore successive al’accesso. In questo arco temporale il soggetto DEVE restare in ospedale, sotto osservazione.

Enzimi cardiaci bassi

Una bassa concentrazione di enzimi cardiaci generalmente non indica alcuna patologia particolare.

Leggi anche:

Lo Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!