Diastasi addominale: cos’è e cosa la causa? Si può curare con fisioterapia ed esercizi fisici?

MEDICINA ONLINE DIASTASIS RECTI ABDOMEN ABDOMINAL DIASTASI ADDOMINALE DEI MUSCOLI RETTI ADDOMINALI GRAVIDANZA PARTO INCINTA FETO NEONATO ADDOME ADDOMINOPLASTICALa diastasi addominale o “diastasi dei retti” o “diastasi dei retti addominali” è una separazione anomala tra i due muscoli retti dell’addome conseguente ad un assottigliamento ed allargamento della linea alba, lo spesso cordone fibroso costituito da fibre collagene che divide il muscolo retto dell’addome sulla linea mediana del corpo. Il muscolo retto dell’addome contribuisce a formare la parte mediana anteriore della parete addominale estendendosi dalla gabbia toracica alla pelvi: anomalie della linea alba possono determinare “slargamento” del muscolo che appare all’esterno come un più o meno ampio “gonfiore addominale”. Con la sua azione il muscolo retto addominale flette il torace sulla pelvi e viceversa e abbassa le coste, contribuendo alla respirazione: la diastasi addominale potrebbe rendere difficoltosi tali movimenti diventando non solo un problema estetico, ma anche funzionale.

Cause

La diastasi dei retti può essere di due tipi principali:

  • diastasi congenita: è già presente alla nascita ed è associata a difetti di maturazione della parete addominale, come nella “sindrome prune belly” o “sindrome della pancia a prugna”;
  • diastasi acquisita: è causato da aumento della pressione addominale che “spinge” sul muscolo retto dell’addome. L’aumento della pressione addominale è spesso determinato dalla presenza del feto durante la gravidanza, specie nei mesi finali, ma può anche essere causato da ampie masse anomale nell’addome, come ad esempio tumori.

Leggi anche: Sindrome prune-belly (sindrome della pancia a prugna): cause, sintomi, diagnosi, terapia, prognosi

Diastasi gravidica

La diastasi acquisita durante la gravidanza (diastasi gravidica) è funzionale all’aumento di volume della cavità addominale necessario ad accogliere l’utero gravidico. Dopo il parto, la diastasi regredisce gradatamente (in genere nei due mesi successivi), tuttavia in circa un terzo delle donne i muscoli retti non riconquisteranno la loro posizione originale: queste donne, ad un anno dal parto, presenteranno una diastasi dei retti che non migliorerà e lamenteranno, in oltre il 50% dei casi, problemi uroginecologici e di stabilità lombo-pelvica.

Fattori di rischio

La diastasi dei retti congenita può essere favorita da:

  • appartenenza alla popolazione afroamericana;
  • nascita prematura;
  • famigliarità.

La diastasi dei retti acquisita può essere favorita da:

  • gravidanza con feto dal peso elevato;
  • gravidanza multipla (due o più gemelli);
  • età superiore ai 35 anni;
  • seconda gravidanza o più;
  • parto cesareo;
  • vita sedentaria;
  • sovrappeso od obesità;
  • scarsa tonicità addominale;
  • fumo di sigaretta;
  • disidratazione;
  • recenti interventi chirurgici all’addome.

Sintomi e segni

Il segno più caratteristico della diastasi dei retti è la “cresta” che si forma in corrispondenza della linea alba dal processo xifoideo dello sterno all’ombelico, che si rendere evidente quando i muscoli dell’addome sono in tensione. Nei neonati la cresta è riconoscibile soprattutto quando il bimbo tenta di mettersi in posizione seduta. Il rilassamento dell’addome da parte dei bambini con diastasi addominale rende possibile tastare i bordi del muscolo retto dell’addome. Altri sintomi e segni più spesso presenti nei pazienti con diastasi dei retti comprendono:

  • lombalgia,
  • difficoltà respiratorie,
  • inestetico gonfiore addominale che non regredisce con esercizio fisico, dieta, prodotti drenanti o antistitichezza,
  • incontinenza urinaria,
  • stipsi,
  • difficoltà digestive,
  • ernia ombelicale (in oltre il 90% dei casi).

L’ampiezza della diastasi è correlata alla gravità della sintomatologia: più la diastasi è ampia, maggiori saranno i sintomi.

Diagnosi

La diagnosi è basata sull’anamnesi (ad esempio il paziente riferisce parto recente), sull’esame obiettivo (osservazione dell’addome, palpazione dell’addome ed altre tecniche semeiologiche) e sulle tecniche di imaging come ecografia addominale e/o tomografia computerizzata (TC), utili anche per pianificare un eventuale intervento chirurgico correttivo. Le tecniche di imaging mostrano l’anomala ampiezza della linea alba, correlata alla gravità della diastasi (più è ampia la linea alba, più è grave la diastasi addominale). I valori normali di ampiezza della linea alba variano a seconda della classificazione che viene utilizzata: quella più usata, la classificazione di Beer, definisce come valori normali di ampiezza della linea alba 15 mm o meno a livello del processo xifoideo dello sterno, 22 mm o meno 3 cm sopra l’ombelico e 16 mm o meno 2 cm sotto l’ombelico.

Diagnosi differenziale

E’ importante distinguere la diastasi addominale da altre patologie che possono determinare un gonfiore dell’addome, come l’ascite, il globo vescicale, l’ernia epigastrica o l’ernia addominale (laparocele).

Rischi e complicanze

Le complicanze di una diastasi addominale nei neonati sono l’ernia ombelicale o l’ernia ventrale, che si manifestano principalmente con inappetenza, vomito, arrossamento addominale, irritabilità, pianto inconsolabile.

Terapia

Purtroppo attualmente non esistono evidenze che la diastasi dei retti possa essere curata con esercizi fisici o pratiche fisioterapiche, anche se è chiaro che questi potrebbero accelerare il processo di guarigione. Di norma, la separazione del muscolo retto addominale si risolve infatti entro le prime otto settimane che seguono il parto ed in questo periodo esercizi e fisioterapia sono comunque consigliati, specie nelle donne più a rischio (in sovrappeso e con gravidanza con feto molto pesante o gemelli). Il trattamento definitivo della diastasi addominale che non regredisce è chirurgico, e non ha finalità solo estetiche ma anche funzionali.

Le tecniche chirurgiche per il trattamento della diastasi dei retti possono essere classificate come a cielo aperto o minimamente invasive. La principale tecnica a cielo aperto è l’addominoplastica, che associando alla riparazione della diastasi la dermolipectomia, ossia l’asportazione di un eventuale grembiule adiposo, ha, oltre che finalità funzionali, anche uno scopo estetico. Tuttavia l’addominoplastica è gravata da complicanze serie in una non trascurabile percentuale di casi (recidive della diastasi fino al 40% dei casi, necrosi dei lembi cutanei, neuralgie croniche) tanto da essere raccomandata, per il trattamento della diastasi, solo nei pazienti con grembiule adiposo.

Diverse sono le tecniche chirurgiche minimamente invasive oggi disponibili per il trattamento della diastasi dei retti. Tra di esse le principali sono la riparazione endoscopica pre-aponeurotica, o REPA, ideata dal chirurgo argentino Derlin Juares Muas nel 2014, la tecnica THT e la tecnica “Venetian blinds”.

Consigli

Per prevenire o comunque contrastare la diastasi addominale, è importante:

  • avere figli in giovane età;
  • evitare la vita sedentaria;
  • perdere peso se sovrappesi od obesi;
  • aumentare il giusto peso durante la gravidanza;
  • mantenere la tonicità addominale con esercizi mirati e fisioterapia;
  • evitare il cibo “spazzatura”, il fumo di sigaretta, gli alcolici e le droghe;
  • bere almeno 1,5 litri di acqua al giorno;
  • assumere la giusta quantità di fibre per evitare la stitichezza;
  • lasciar passare almeno un anno e mezzo tra una gravidanza e la successiva.

Per approfondire, leggi:

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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