Con “ernia” si intende la fuoriuscita di un viscere dalla cavità del corpo che normalmente lo contiene, attraverso un orifizio o un canale anatomico fisiologicamente esistente nell’organismo. L’ernia epigastrica, anche detta ernia della linea alba, è un tipo particolare di ernia localizzata nell’epigastrio, la zona mediana compresa tra ombelico e sterno (vedi immagine in alto). Prende anche il nome dalla “linea alba“, una struttura aponeurotica fibrosa situata sulla porzione mediana dell’addome. La tumefazione è formata principalmente da tessuto adiposo preperitoneale, epiploon (una piega del peritoneo) e – più raramente – anse intestinali, che spingono attraverso l’addome, facendosi strada grazie alle piccole lacune fisiologicamente presenti nella linea alba che servono al passaggio di vasi e nervi locali. L’ernia epigastrica può essere di due tipi diversi:
- ernia epigastrica riducibile: è un’ernia che può rientrare nella cavità addominale;
- ernia epigastrica incarcerata (o strangolata): è un’ernia in cui il tessuto erniato è rimasto bloccato nella fessura da cui è fuoriuscito.
Diffusione
L’ernia epigastrica è statisticamente più diffusa tra i neonati e, in età adulta, fra gli uomini, specie di età compresa tra i 20 e i 50 anni.
Cause dell’ernia epigastrica
Negli adulti e nei bimbi un’ernia epigastrica è causata rispettivamente da un indebolimento o da un difetto congenito della parete addominale o del tessuto connettivo a livello dell’addome. L’ernia in età adulta è generalmente causata da sforzi eccessivi uniti a debolezza costituzionale della muscolatura dell’addome. Altro fattore di rischio è una eccessiva pressione intra-addominale, che a sua volta può essere causata da:
- sovrappeso e obesità (specie di 2° e 3° grado);
- pasti cronicamente abbondanti;
- tumori di organi addominali;
- gravidanza (specie le gravidanze multiple);
- ascite.
L’ascite indica la presenza di una raccolta di liquido nella cavità peritoneale, causata a sua volta da:
- ritenzione di fluidi;
- patologie renali;
- alterazione ormonale di aldosterone e renina;
- sindrome epatorenale;
- peritonite batterica spontanea (SBP);
- ipertensione portale (ad esempio in caso di cirrosi epatica).
Altri fattori di rischio possibili, sono:
- pregressi interventi chirurgici addominali in laparotomia;
- dieta ipercalorica;
- tosse intensa e prolungata;
- debolezza della muscolatura addominale;
- scarsa attività fisica;
- uno sforzo eccessivo effettuato durante l’esercizio fisico (come ad esempio il sollevamento pesi);
- tensione durante la defecazione (ad esempio in caso di stipsi);
- età avanzata > 50 anni;
- fumo di sigaretta.
Leggi anche: Ascite: cura, addominale, tumore, sintomi iniziali, paracentesi
Sintomi
Le ernie, quando piccole, possono rimanere a lungo asintomatiche, cioè non dare alcun sintomo. Altre volte l’ernia epigastrica si rende evidente determinando una tumefazione addominale in sede epigastrica, che può contemporaneamente presentarsi in più di un punto ed assumere grandezze diverse, raggiungendo di solito al massimo il volume di una pallina da golf o di un piccolo uovo. A volte, anche in assenza di tumefazioni evidenti, l’ernia epigastrica può manifestarsi con sintomi anche rilevanti, tra cui:
- malessere generale;
- nausea e vomito;
- dolore a cintura;
- dispepsia (difficoltà digestive);
- gastralgia;
- pesantezza addominale.
In genere tali sintomi tendono a peggiorare dopo i pasti, specie se abbondanti. La pelle circostante la tumefazione può diventare nera o bluastra; un dolore acuto improvviso può essere campanello d’allarme della presenza di una complicazione: in questi ultimi due casi è preferibile contattare immediatamente un medico.
Diagnosi
La diagnosi si basa sull’anamnesi, sull’esame obiettivo e su indagini strumentali come RX, TAC, risonanza magnetica ed ecografia, importanti specie in caso di complicazioni. La diagnosi clinica è relativamente semplice nelle forme conclamate, in cui la tumefazione è evidente. La diagnosi differenziale si pone verso altre neoformazioni, ad esempio tumori, e patologie come la pancreatite o la malattia peptica. In caso di ernia epigastrica secondaria ad ascite, per il medico sarà importante determinare la causa a monte che l’ha determinata e potrà concentrarsi su vari esami (del sangue, ecografie…) che riguardano, ad esempio, fegato e reni.
Ernia ombelicale: può rientrare?
L’ernia epigastrica, come tutte le ernie, pur essendo in alcuni casi “riducibile” (con manovre che SOLO IL MEDICO può eseguire), non guarisce con semplici “spinte” manuali: essa richiede l’intervento chirurgico finalizzato a riparare la parete addominale. Senza chirurgia il rischio è che l’ernia si ingrandisca e si complichi con incarceramento o strangolamento, con esiti anche gravi. L’ernia comparsa in gravidanza va operata quando, dopo alcuni mesi dal parto, sia ancora presente.
Complicazioni
Possibili complicazioni di un’ernia epigastrica, sono:
- ernia strozzata;
- interruzione del flusso di sangue nel tessuto erniato;
- ischemie e necrosi del tessuto;
- rotture della parete intestinale con fuoriuscita del materiale intransito;
- emorragie (con rischi correlati, ad esempio anemia);
- ostruzione intestinale (blocco del transito del materiale alimentare digerito);
- infezioni.
Trattamenti
L’unica terapia realmente efficace è la chirurgia. L’intervento chirurgico, in anestesia locale o generale, consiste nella rimozione dell’ernia e nel rafforzamento della parete addominale. In genere nei bambini l’intervento viene rimandato fino a che non sono abbastanza grandi da poterlo sopportare, a meno che non subentri un’emergenza (in caso di complicanza).
Intervento operatorio
Il trattamento chirurgico è, salvo complicazioni, generalmente semplice e di routine. L’intervento chirurgico in laparotomia o laparoscopia, comprende varie fasi:
- incisione chirurgica;
- ricollocazione del viscere erniato;
- ricostruzione dell’orifizio;
- saturazione chirurgica delle fasce addominali;
- utilizzo di reti di materiale biocompatibile permanente per rafforzare la parete addominale.
La cicatrice operatoria in sede epigastrica sarà estremamente limitata in grandezza. La chirurgia laparoscopica ha tempi chirurgici mediamente più lunghi e richiede una conoscenza specifica della tecnica da parte del chirurgo, ma ha grande vantaggi come ad esempio quello di essere molto meno invasiva, di accorciare i tempi di convalescenza post intervento e di residuare in cicatrici e rischio di infezione minori. Per approfondire: Differenza tra laparotomia e laparoscopia
Rischi legati all’intervento
I rischi legati all’operazione, se eseguita da chirurgo esperto, sono molto bassi. Le possibili complicazioni aumentano in caso di età avanzata o di paziente con altre patologie (diabete, ipertensione, cardiopatia, malattie della coagulazione…). I rischi legati all’operazione sono:
- allergia alle sostanze usate per l’anestesia;
- formazione di coaguli sanguigni, embolia e trombosi;
- infezioni del campo operatorio;
- lesioni all’intestino tenue.
Normali sintomi post-operatori
La comparsa di alcuni sintomi non deve preoccupare il paziente:
- un leggero gonfiore nella zona operata;
- lievi ecchimosi nella zona operata;
- dolore post-operatorio;
- cute insensibile o ipersensibile nella zona operata;
- prurito.
In presenza dell’aggravarsi di tali sintomi, consultate subito il vostro medico.
Convalescenza post intervento per l’ernia epigastrica: cosa fare
Nei primi giorni dopo l’intervento, è importante seguire questi consigli:
- dopo l’intervento è necessario il riposo, ma ciò non vuol dire che il paziente deve restare immobile a letto per 24 ore al giorno, anzi è importante mobilizzarsi precocemente, camminando lentamente per 10 minuti ogni 2 ore di riposo, da soli o con l’aiuto di un’altra persona;
- assumere adeguate quantità di acqua;
- evitare bevande gassate, caffè ed alcolici;
- è possibile assumere succhi di frutta;
- evitate pasti troppo abbondanti;
- preferite pasti leggeri, poveri di grassi;
- assolutamente NON fumare;
- evitate stress anche mentale.
Quando riprendere le normali attività?
Salvo diverse raccomandazioni da parte dei medici:
- dopo circa 10 giorni: si può riprendere l’attività lavorativa (ma solo se essa non comprende sforzi fisici);
- dopo circa 20 giorni: si può riprendere una leggera attività sportiva;
- dopo le tre settimane: si può riprendere una attività sportiva professionistica e l’attività sessuale.
E’ comunque necessario interpellare il medico prima di svolgere qualsiasi attività.
Consigli per la prevenzione dell’ernia ombelicale e delle recidive durante la convalescenza
Il rischio di recidiva postintervento è del 10-20%. Non sono note strategie specifiche per prevenire a monte la comparsa di recidiva dopo rimozione chirurgica, tuttavia il rischio di soffrire di tale patologia tende a diminuire eliminando i fattori di rischio prima elencati. Il nostro consiglio è quello di:
- smettere di fumare;
- perdere peso se si è in sovrappeso o obesi;
- curare eventuale costipazione;
- fare attività fisica adeguata;
- mangiare in modo corretto;
- evitare sforzi intensi, specie sollevamenti, piegamenti e torsioni;
- usare una pancera.
Per approfondire i vari tipi di ernia, leggi:
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Lo Staff di Medicina OnLine
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