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Il colpo di calore, anche chiamato “ipertermia”, è una condizione patologica dell’organismo che si verifica in seguito all’esposizione prolungata a temperatura ambientale elevata ed alta umidità, tipiche dei mesi Continua a leggere
Colpo di calore: cosa fare e cosa non fare per soccorrere la vittima
Il colpo di calore, anche chiamato “ipertermia”, è una condizione patologica dell’organismo che si verifica in seguito all’esposizione prolungata a temperatura ambientale elevata ed alta umidità, Continua a leggere
Differenza tra colpo di calore, di sole, insolazione e ipertermia
Colpo di calore ed insolazione sono sinonimi? Non lo sono, anche se molti tendono a confonderli. E colpo di sole, ipertermia e febbre che indicano? Facciamo chiarezza!
Insolazione o colpo di sole
Con “insolazione” (anche chiamata “colpo di sole“, loro si che sono sinonimi) si intende in medicina una condizione patologica che si manifesta come conseguenza di una Continua a leggere
Le fasi della febbre
La febbre si manifesta solitamente in tre fasi:
- fase prodromica o fase d’ascesa: coincide con l’inizio della produzione delle prostaglandine. I neuroni ipotalamici sono tarati ad una temperatura superiore ai 37 °C e innescano delle reazioni che determinano l’aumento della temperatura corporea: spasmi muscolari involontari (brividi o shivering), attivazione dell’ortosimpatico che provoca vasocostrizione periferica, stimolazione della tiroide affinché venga attivato il metabolismo basale). A livello del muscolo scheletrico quindi si ha una contrazione involontaria, ma anche l’attività di cascate di segnalazione intracellulari, con l’espressione di PGC1, un fattore trascrizionale che attiva la mitocondriogenesi. Allo stesso tempo è attivata la trascrizione di UCP, che abbassa l’efficienza nella sintesi di ATP nel mitocondrio. Si hanno così più mitocondri poco efficienti, con maggior produzione di calore in ogni miocita. Il soggetto in questa fase ha una sensazione generalizzata di freddo, perché non si è ancora raggiunto il set point ipotalamico;
- fase del fastigio o acme febbrile: dura per tutto il periodo di produzione delle prostaglandine. I neuroni ipotalamici mantengono la temperatura sul nuovo valore. Il soggetto ha una sensazione di caldo, con pelle calda ed arrossata, cefalea, mialgia, oliguria, agitazione ed aumento della frequenza cardiaca e respiratoria.
- fase di defervescenza: inizia con l’inattivazione della produzione delle prostaglandine ed è tanto più rapida quanto è più celere l’eliminazione dei possibili patogeni. I neuroni tornano ad essere tarati al normale valore di 37 °C, riconoscono l’innalzata temperatura corporea e attivano meccanismi affinché questa si abbassi: si ha la stimolazione del sistema colinergico che causa sudorazione e vasodilatazione periferica. La fase di defervescenza può essere graduale (defervescenza per lisi) o immediata (defervescenza per crisi). Il soggetto ha una sensazione di caldo, suda ed ha la pelle arrossata.
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I vari tipi di febbre
La febbre è composta da una fase chiamata “fastigio” cioè la fase febbrile in cui i neuroni ipotalamici mantengono la temperatura su un nuovo valore, successiva alla fase di ascesa; per approfondire leggi: Le fasi della febbre. La fase di fastigio assume andamenti caratteristici a seconda delle cause che producono la febbre. Si distinguono vari tipi di febbre:
- Febbre continua: la temperatura corporea raggiunge i 40 °C e si mantiene pressoché costante durante il periodo del fastigio, in quanto le oscillazioni giornaliere della temperatura corporea sono sempre inferiori ad un grado centigrado senza che mai si raggiunga la defervescenza. È frequente nelle polmoniti. Solitamente si ha defervescenza per crisi con sudorazione profusa.
- Insorgenza e defervescenza graduale (defervescenza per lisi), si ha un passaggio dallo stato di salute a quello di malattia moderato nel tempo.
- Insorgenza e defervescenza brusca (defervescenza per crisi), si ha un passaggio dallo stato di salute a quello di malattia estremamente rapido. Durante la defervescenza per crisi c’è intensa sudorazione.
- Febbre remittente o discontinua: il rialzo termico subisce durante il periodo del fastigio oscillazioni giornaliere di due-tre gradi, senza che mai si raggiunga la defervescenza. È frequente nelle setticemie e malattie virali. È frequente nella tubercolosi.
- Febbre intermittente: periodi di ipertermia si alternano a periodi di apiressia (senza febbre). Queste oscillazioni si osservano durante una stessa giornata, e questo è il caso di sepsi, neoplasie, malattie da farmaci, oppure nell’arco di più giorni (Febbre Ricorrente), come nel caso della malaria (se il picco di ipertermia si osserva ogni quattro giorni si parla di quartana, se si osserva ogni tre giorni di terzana), nel linfoma di Hodgkin e in altri linfomi. Una febbre alta (intorno ai 40 °C, o fra i 37 e 38 in presenza di sudorazione, che asporta calore corporeo), intermittente e associata a brividi è il sintomo di una febbre settica, di origine batterica.
- Febbre ondulante: il periodo febbrile oscilla da 10 a 15 giorni
- Febbre ricorrente e familiare: Febbre mediterranea familiare (FMF), il periodo febbrile oscilla da 3 a 5 giorni.
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Differenza tra febbre, piressia, stato subfebbrile e febbricola
La febbre è uno stato patologico temporaneo che comporta un’alterazione del sistema di termoregolazione ipotalamico e una conseguente elevazione della temperatura corporea al di sopra del valore considerato normale (circa 36.8 gradi Celsius per gli esseri umani in condizioni basali).
Il termine piressia è un semplice sinonimo di febbre.
Stato subfebbrile e febbricola sono termini usati per classificare la febbre lieve: a seconda del valore della febbre (misurazione ascellare) questa può essere classificata in base alla temperatura, come potete vedere in questo schema:
CLASSIFICAZIONE |
VALORE IN °C |
---|---|
stato subfebbrile | 37 – 37,3 |
febbricola | 37,4 – 37,6 |
febbre moderata | 37,7 – 38,9 |
febbre elevata | 39 – 39,9 |
iperpiressia | >40 |
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Differenza tra febbre, ipertermia e colpo di calore
La febbre è uno stato patologico temporaneo dovuto a fattori esogeni ed endogeni che comporta un’alterazione del sistema di termoregolazione ipotalamico (regione pre-ottica dell’ipotalamo anteriore) ed una conseguente elevazione della temperatura corporea al di sopra del valore considerato normale (circa 36.8°).
Anche nell’ipertermia si ha un aumento della temperatura corporea, ma essa è uno stato dovuto a fattori esogeni che comportano l’aumento della temperatura corporea senza variazione della attività di termoregolazione ipotalamica, cosa che avviene nella febbre. L’ipertermia si verifica spesso a causa di particolari condizioni climatiche tipiche dell’estate, ovvero alta temperatura dell’aria, alta umidità e prolungata esposizione al sole. La febbre invece insorge a prescindere dalla temperatura esterna, nella maggioranza dei casi in presenza di infezione.
Colpo di calore è semplicemente un sinonimo di ipertermia.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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