TUMORE al seno HER2 positivo: una forma particolarmente aggressiva di cancro al seno che rappresenta circa il 20-25% di tutti i casi di cancro alla mammella. Esiste, però, un anticorpo monoclonale – trastuzumab – che riesce a colpire in modo specifico il recettore HER2 presente sulle cellule tumorali e bloccare così la loro crescita. Ma funziona in tutti i casi? È la domanda alla quale un gruppo di ricercatori dell’Istituto Nazionale di Tumori di Milano ha cercato di rispondere. Obiettivo: identificare marcatori precisi di risposta ai trattamenti per le donne con questo tipo di tumore. I risultati – pubblicati su Clinical Cancer Research – sono sorprendentemente positivi: attraverso una biopsia liquida – con un test molecolare basato sui microRNA circolanti – si possono identificare le pazienti con maggiori probabilità di risposta alla terapia, dopo solo due settimane di trattamento. Un lavoro reso possibile grazie alle donazioni erogate all’Istituto attraverso il 5 per mille e al contributo della Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro.
Per sapere se il farmaco funzionerà
I microRNA circolanti sono piccole molecole di Rna: non codificano per proteine, si trovano nel sangue e diverse ricerche stanno indagando il loro ruolo come marcatori tumorali. “Lo studio – spiega Maria Grazia Daidone, Direttore del Dipartimento di Ricerca Applicata e Sviluppo Tecnologico (DRAST) dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano – dimostra per la prima volta la possibilità di utilizzare test basati su microRNA circolanti per selezionare le pazienti con tumore al seno HER2 positivo che possano beneficiare della terapia con trastuzumab, o coloro per le quali, invece, è meglio una terapia con più farmaci che abbiano sempre HER2 come bersaglio”. Si tratta – sottolineano i ricercatori – di un approccio innovativo, che rappresenta una svolta nella personalizzazione della terapia, perché apre alla possibilità di conoscere fin da subito, ovvero dalla terapia neoadiuvante (somministrata prima dell’intervento chirurgico per ridurre le dimensioni del tumore e facilitarne l’asportazione), se le pazienti risponderanno o meno a quel determinato farmaco.
Lo studio
I ricercatori hanno selezionato e analizzato i campioni di sangue provenienti da più di 400 donne con carcinoma mammario HER2 positivo, arruolate nella sperimentazione clinica internazionale NeoALTTO (Neoadjuvant Lapatinib and/or Trastuzumab Treatment Optimization Trial). Al momento della diagnosi, le pazienti avevano un tumore di dimensione superiore ai due centimetri con linfonodi positivi, e tutte erano al primo trattamento. Lo studio prevedeva che il farmaco molecolare anti-HER2 – trastuzumab, lapatinib o entrambi – fosse dato in combinazione con la chemioterapia neoadiuvante. I campioni di sangue sono stati raccolti in diversi momenti: prima di iniziare la terapia, dopo due settimane di cura e nel corso del follow-up a trattamento concluso. Per le analisi, poi, tutti i campioni sono stati inviati ai laboratori dell’Istituto Nazionale dei Tumori. “Abbiamo identificato un insieme di microRNA circolanti, cioè presenti nel sangue, capaci di predire la risposta al trattamento”, osserva Serena Di Cosimo, Ricercatrice del Dipartimento di Ricerca Applicata e Sviluppo Tecnologico e co-autore dello studio: “Grazie alla specificità di questi microRNA e alla possibilità di individuarli con precisione nel sangue sembra essere possibile selezionare precocemente le pazienti con maggiori possibilità di cura con il solo trastuzumab”.
I microRNA come marcatori
I microRNA svolgono, tra le tante cose, anche un ruolo nella genesi della cellula tumorale. Motivo per cui queste piccole molecole di RNA non codificante si stanno dimostrando sempre più utili dal punto di vista sperimentale: avere a disposizione un insieme di microRNA circolanti capaci di predire la risposta a uno specifico trattamento significherebbe avere un metodo veloce, non invasivo e accurato per permettere allo specialista di scegliere la terapia migliore per ciascun paziente. In altre parole, i microRNA potrebbero essere degli ottimi marcatori – da dosare a più riprese – per monitorare l’andamento della patologia e l’efficacia delle terapie.
Sono necessari ulteriori studi
“I risultati di questo studio sono importanti per due motivi principali – chiarisce Giovanni Apolone, Direttore Scientifico INT – Prima di tutto aggiungono prove sulle potenzialità della biopsia liquida, un metodo poco invasivo, come strumento predittivo di efficacia della terapia. Inoltre, nello specifico per quanto riguarda il tumore della mammella HER2 positivo, aprono la strada a una innovativa linea di ricerca. Con un preciso obiettivo: testare ulteriormente questa metodologia per aumentarne l’accuratezza”. Questo studio rappresenta quindi solo il primo passo di un percorso più lungo di ricerca. “È necessario – conclude Daidone – confermare il ruolo di questo gruppo di microRna identificati e avviare il prima possibile uno studio di validazione preclinica in cellule tumorali di laboratorio e in clinica su casistiche indipendenti”.
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