The Neon Demon: un film di Nicolas Winding Refn. Con Elle Fanning, Karl Glusman, Jena Malone, Bella Heathcote, Abbey Lee. Titolo originale The Neon Demon. Drammatico, horror, Ratings: Kids+13, durata 110 min. – USA, Francia, Danimarca 2016
Torna al cinema Nicolas Winding Refn l’acclamato regista di Drive che, dopo essere passato a Cannes 2016, porta un suo horror molto particolare incentrato sul “demone della Bellezza”. Jesse (Elle Fanning) è un’adolescente di una piccola cittadina che, come tante, insegue il sogno delle passerelle di Moda. Arriva a Los Angeles per coronarlo e nel frattempo soggiorna in un motel di quart’ordine con losco gestore (Keanu Reeves). Nel fare la trafila di rito, tra agenzie di moda e colleghe, a Jesse capita qualcosa di strano. Nonostante sia un’emerita sconosciuta, non ha nessuna difficoltà ad avere successo. Tutte rimangono ipnotizzate dalla sua bellezza angelica, dalla luce diafana che emana, dal magnetismo della sua giovinezza candida. È un’attrazione che strega agenti esperte (Christina Hendricks), colleghe invidiose che si sentono vecchie (Abbey Lee e Bella Heatcote), grandi firme (Alessandro Nivola) e una truccatrice ( Jena Malone) apparentemente dolce ma con qualcosa da nascondere. Che cosa accade a Jesse, chi è veramente? In cosa la sta tramutando questa sorta di demone della Bellezza e come potrà sfruttare il suo potere che brucia in lei?
Nicolas Winding Refn torna al cinema dopo Solo Dio Perdona non troppo amato dalla Critica, al contrario del suo predecessore, il capolavoro Drive, con Ryan Gosling, che valse al regista il Prix de la mise en scène a Cannes, anno 2011. Refn, che si firma come un marchio nei titoli di coda, NWR, è uno non proprio a digiuno di Moda. Difatti in passato ha girato spot per maison di pregio, tra queste Gucci e Yves Sain Laurent. In Neon Demon la Moda è il contesto, vivente, che fagocita Elle e la risputa poi fuori come un Neon demon, un “demone del neon”, delle luci delle passerelle, delle luci, artificiali, simbolo cromatico di un mondo del quale Refn vuole esplorare più le ombre che le parti chiare. Il film è un horror assolutamente “s-codificato” dal genere a cui fa riferimento che solitamente, al contrario, è molto rigoroso nelle sue diverse espressioni: la regia, il suono, i temi, le storie. Refn possiede quella qualità che sembra quasi geolocalizzata sui registi danesi: da Vinterberg a von Trier, cioè l’arte della provocazione. In questo però non assomiglia ai suoi colleghi citati portando il viaggio estetico in porti poco noti al cinema di oggi. Sì, perché questo horror ironico, rarefatto, un po’ moralista, ultrasaturo di colore, non è tanto per chi si aspetta un’esperienza di intrattenimento, ma per chi vuole un’esperienza. E basta. Dove poi ognuno può trovare qualcosa, compresa la disaprovvazione per film del genere. È il classico caso della altrettanto classica dicotomia: o si odia, o si ama. Ma l’indifferenza non è contemplata.
La pellicola scritta da NWR, insieme a Steven Canfield Crowley e Mary Laws, parte come un film e poi ne diventa un’esperienza un po’ come accade, ad esempio, nei territori di Lynch al quale, in questo caso, sono aggiunti i colori di Mario Bava e le fattezze femminili delle donne demoni di Dario Argento. È certamente un’ esperienza estetica The Neon Demon che comincia da un film ma non è necessariamente solo un film. Anche negativamente: nel senso che se guardiamo al racconto con i canoni tecnici, razionali, allora noteremmo, purtroppo, dei dialoghi banalissimi e una vicenda poco coesa, mal collegata nei suoi sviluppi. Serve però dire che in questo tipo di film è necessario anche farsi “trasportare” per entrare più in contatto con quello che questo regista, ironico e che si compiace molto del suo girare, ci vuole dire. A questo punto The Neon Demon ci appare come una fiaba nera, nerissima, sul Potere della Bellezza e su quanto questa possa essere pericolosa. Come dei simboli della vita quali, appunto, la bellezza, la giovinezza e il candore dell’adolescenza possano essere trasformati, fagocitati (diverse le parti splatter/gore ), in Morte, distruzione del corpo e del pensiero, quello ad esempio delle coprotagoniste che soffrono sentendosi “vecchie” a 21 anni. Come dicevamo: da un punto di vista di valori in gioco, ci si scontra più volte con il “già sentito”, la banalità e la superficialità frutto di poco approfondimento tematico. Non ci si scontra mai invece con il “già visto”. The Neon Demon è un viaggio astratto, uno sguardo rarefatto ma incisivo al contempo, una sinfonia elettronica stupefacente grazie, ancora una volta, al binomio tra Refn e il newyorkese Cliff Martinez al quale il regista, come lui stesso ha raccontato a Roma pochi giorni fa, affida completamente il girato e lascia che sia il musicista ad accoppiare immagini e suoni.
Quello di The Neon Demon è un mondo, al contrario di Dostoevskij, dove la Bellezza non salverà niente, al massimo distruggerà. Nel viaggio in questa ossessione famelica non si può che rimanere atterriti dalla forza estetica seppur non corroborata da altrettanto vigore narrativo. Un film per chi dal cinema cerca un percorso più che una meta.
Articolo di Virgo su www.cinemaedintorni.com
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