Con “ipercapnia” in medicina si intende l’aumento della concentrazione di anidride carbonica (CO2) nel sangue. In conseguenza di tale aumento, si può verificare una modificazione dell’equilibrio acido-base del sangue, per cui questo tende a diventare più acido. Nei casi più gravi e non trattati, l’ipercapnia può determinare il decesso del paziente.
Etimologia
Il termine “ipercapnia” deriva dal greco hyper (oltre) e kapnos (fumo).
Valori normali e patologici
I valori normali della capnia, cioè la pressione parziale dell’anidride carbonica nel sangue arterioso (PCO2), sono compresi tra 35 e 45 mmHg.
L’ipercapnia si verifica quando la PCO2 supera i 45 mmHg.
- ipercapnia lieve: PCO2 tra 45 e 60 mmHg
- ipercapnia moderata: PCO2 tra 60 e 90 mmHg
- ipercapnia grave: PCO2 oltre i 90 mmHg.
Quando la PCO2 supera i 100 mmHg si può verificare coma e, oltre i 120 mmHg, la morte.
La PCO2 si misura tramite emogasanalisi.
Dal momento che nel sangue l’anidride carbonica è in equilibrio con il bicarbonato, l’ipercapnia può anche provocare un alto valore di concentrazione di bicarbonato plasmatico (HCO3-).
Ipercapnia, ipossiemia ed ipossia
L’ipercapnia può essere associata anche a ipossiemia (diminuzione dell’ossigeno contenuto nel sangue). L’ipossiemia si verifica quando la pressione parziale dell’ossigeno nel sangue arterioso (PaO2) è inferiore a 55-60 mmHg e/o la saturazione in ossigeno dell’emoglobina (SpO2) è inferiore a 90%. Ricordiamo che la saturazione di ossigeno normalmente oscilla tra 97% e 99% nei soggetti sani, mentre può essere fisiologicamente più bassa negli anziani (intorno al 95%) e gravemente più bassa (pari o al di sotto del 90%) in soggetti con patologie polmonari e/o circolatorie. L’ipossiemia può determinare ipossia (diminuzione di ossigeno nei tessuti).
Ipercapnia e ipocapnia
Con ipocapnia (o “acapnia”) si intende una ridotta concentrazione di anidride carbonica nel sangue ed è l’opposto dell’ipercapnia. L’ipocapnia si verifica quando la PCO2 è inferiore ai 35 mmHg.
Patogenesi
L’anidride carbonica è un prodotto di scarto dei processi metabolici cellulari. Nei liquidi corporei si scioglie e forma l’acido carbonico, che durante l’espirazione, viene eliminato dai polmoni sotto forma di anidride carbonica. Se questo meccanismo diviene difettoso, l’acido carbonico determina acidosi respiratoria accumulandosi nel sangue. L’aumento della pressione parziale dell’anidride carbonica nel sangue è generalmente indice di insufficienza respiratoria per inadeguata ventilazione alveolare e in questo caso è associata a ipossia.
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Cause e fattori di rischio
L’ipercapnia può essere determinata o favorita da varie patologie e condizioni, quasi sempre correlate a cause polmonari, cardiache e/o ambientali, tra cui:
- ipoventilazione;
- sindrome da distress respiratorio (ARDS);
- edema polmonare;
- embolia polmonare;
- enfisema polmonare;
- ictus cerebrale;
- infarto miocardico acuto;
- insufficienza respiratoria;
- insufficienza cardiaca (scompenso);
- angina instabile;
- angina pectoris;
- asma;
- aspergillosi;
- polmoniti;
- sepsi;
- traumi;
- traumi cranici;
- fratture ossee;
- intossicazioni da farmaci che sopprimono il centro del respiro;
- patologie che causano debolezza dei muscoli respiratori (ad esempio la sindrome di Guillain-Barré, miastenia gravis e botulismo);
- stati febbrili;
- sindrome di Pickwick;
- ustioni gravi;
- diminuzione dello stato di coscienza;
- broncopneumopatia cronico ostruttiva (BPCO);
- fumo di sigaretta;
- bronchiectasie;
- bronchite;
- croup;
- cuore polmonare;
- ipertermia maligna;
- ipertiroidismo;
- obesità grave;
- apnee notturne;
- annegamento;
- esposizione ad ambienti contenenti concentrazioni anormalmente elevate di anidride carbonica o sue esalazioni.
Ipercapnia da ossigenoterapia
L’eccessiva somministrazione di ossigeno (ossigenoterapia) in alcuni pazienti (ad esempio quelli affetti da BPCO) può portare ad ipercapnia da ossigenoterapia ed insufficienza respiratoria ipercapnica, spesso associate ad acidosi respiratoria. In un broncopneumopatico cronico l’ipossiemia rappresenta infatti uno stimolo positivo per i suoi centri respiratori: somministrando ossigeno ad alti flussi per lunghi periodi di tempo si può inibire il drive respiratorio. I pazienti con BPCO e ipossiemia più severa sono quindi soggetti ad elevato rischio di ritenzione di CO2 in seguito a somministrazione incontrollata di O2. Lo stesso fenomeno è stato descritto nell’asma severa, nelle polmoniti, nella sindrome da ipoventilazione del paziente gravemente obeso, tuttavia tutti i pazienti con insufficienza respiratoria cronica possono essere a rischio di ipercapnia da ossigenoterapia. In questi pazienti, per evitare l’ipercapnia, è necessario mantenere un target di SpO2 dell’88-92%.
Sintomi e segni
I sintomi e segni di ipercapnia generalmente diventano evidenti quando la PCO2 supera i 60 – 70 mmHg. Tali sintomi e segni sono:
- arrossamento della pelle (color ciliegia);
- tachicardia (aumento della frequenza cardiaca);
- tachipnea (aumento della frequenza respiratoria) o bradipnea (diminuzione della frequenza respiratoria);
- dispnea (difficoltà respiratoria);
- aritmie;
- extrasistole;
- spasmi muscolari;
- riduzione dell’attività cerebrale;
- ipertensione arteriosa;
- aumento del flusso ematico cerebrale;
- mal di testa;
- stato confusionale;
- letargia;
- aumento della gittata cardiaca.
In base alla patologia o condizione che ha determinato l’ipercapnia, possono essere presenti altri sintomi.
Se, insieme all’ipercapnia, si verifica anche ipossiemia, possono anche comparire:
- cianosi (pelle bluastra);
- malessere generale;
- respirazione di Cheyne-Stokes;
- apnea;
- fibrillazione ventricolare;
- arresto cardiaco;
- tosse;
- emottisi (emissione di sangue dalla vie respiratorie);
- sudorazione;
- astenia (mancanza di forze);
- dita ippocratiche (a bacchetta di tamburo).
Rischi di una grave ipercapnia
In caso di grave ipercapnia (dovuta a respirazione in aria con pressione parziale di CO2 superiore a 10 kPa o 75 mmHg), la sintomatologia progredisce verso:
- disorientamento;
- panico;
- iperventilazione;
- convulsioni;
- perdita di coscienza;
- danno irreversibile ai tessuti;
- coma e morte nei casi più gravi e non trattati rapidamente (con PCO2 oltre i 100 – 120 mmHg).
Rimedi
La terapia di una ipercapnia è subordinata alla causa specifica a monte che l’ha determinata. Poiché l’evoluzione della condizione può portare a complicazioni anche mortali, in caso di manifestazioni che fanno pensare che voi o un vostro caro soffriate di ipercapnia, è bene dirigersi immediatamente al Pronto Soccorso o contattare il Numero Unico per le Emergenze 112, evitando ulteriori perdite di tempo e rimedi “fai da te” che potrebbero addirittura peggiorare la situazione.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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