Per quanto riguarda linguaggio, gesto, riconoscimento ed individuazione degli oggetti, esso è un campo d’interesse peculiare nell’anziano, e – per il medico – fonte di informazioni preziose per una corretta diagnosi differenziale tra invecchiamento normale e patologico. Vanno quindi definiti con precisione i concetti stessi di afasia, aprassia, agnosia, in quanto questi disturbi sono specifico appannaggio di forme patologiche di deterioramento intellettivo, più spesso dovute a danni cerebrali focali, ma riscontrabili anche in forme di danno cerebrale diffuso. La loro presenza, quindi, indirizzerà maggiormente
verso una forma patologica di senescenza intellettiva.
Linguaggio ed afasia
Il linguaggio può essere definito, secondo Vignolo (1987), “la capacità di utilizzare, ai fini della comunicazione orale o scritta, gli elementi del codice linguistico, vale a dire i fonemi e le parole della lingua, per tradurre contenuti di coscienza in un esplicito comportamento verbale e viceversa”.
La disintegrazione di tale capacità, che può presentarsi secondo molteplici forme, darà luogo ad uno dei tipi di afasia.
L’impoverimento complessivo del vocabolario e la riduzione della fluidità del discorso sono di riscontro comune nella senescenza che evolve verso la demenza. Nel vecchio normale il vocabolario è invece ben conservato; la mancata memorizzazione di nuovi termini e l’utilizzo di parole del vocabolario giovanile spiegano il linguaggio degli anziani frequentemente ‘ampolloso’ ed ‘arcaico’. L’incapacità a trovare singole parole nel corso del discorso (afasia nominum), presente anche nell’anziano normale è in parte dovuta alla difficoltà della persona ad identificare con la vista e il tatto gli oggetti da denominare, in parte alla interferenza, durante l’eloquio, di fattori emozionali o attentivi.
Un sintomo precoce è l’alterazione della scrittura connessa anche ad alterazioni visuo-spaziali oltre che afasiche. Nella senescenza patologica, progredendo verso la demenza, si assiste ad una progressiva perdita del vocabolario, all’iterazione verbale, ad una destrutturazione delle regole grammaticali e sintattiche, alla comparsa di parafasie fino ad una vera e propria gergofasia o insalata di parole.
Per approfondire:
- Differenza tra afasia di Broca e di Wernicke
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Gesti ed aprassia
L’aprassia può essere definita, secondo Gainotti (1981), come “un’incapacità ad eseguire correttamente un determinato comportamento motorio, malgrado l’assenza di turbe elementari della senso-motricità o di una compromissione diffusa delle funzioni intellettive”. Le alterazioni del gesto possono essere di molteplici tipi:
- perseverazione dello stesso gesto;
- il gesto contiene elementi estranei oppure manca di alcuni tratti fondamentali;
- il gesto è sostituito da un altro gesto;
- il gesto è realizzato con esitazione ed incertezza.
Nell’anziano il gesto è più insicuro, meno preciso ed armonico, può esservi una difficoltà nell’utilizzo degli oggetti senza che si configuri una vera aprassia. Quando compare l’aprassia è connessa o ad alterazioni focali (lobo parietale) o ad una fase progredita di
demenza. Compaiono alterazioni dei gesti elaborati che restano misconosciuti a lungo per la conservazione dei gesti automatici; il quadro diventa manifesto con l’aprassia dell’abbigliamento, l’alterazione della scrittura, l’incapacità ad utilizzare gli oggetti di uso comune (forbici, posate…) fino all’incapacità assoluta a qualsiasi gesto organizzato .
Per approfondire:
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Conoscenza ed agnosia
L’agnosia può essere definita. secondo Bisiach (1987), come “un disordine dell’identificazione di oggetti, conseguente ad una insufficiente elaborazione centrale di informazioni trasmesse attraverso una singola modalità sensoriale”. È frequente. nell’invecchiamento normale. la difficoltà di individuazione della figura dallo sfondo; spesso tale disturbo è difficilmente distinguibile dai deficit di natura più elementare (percettivi) o di natura più generale (livello di vigilanza e di attenzione).
L’osservazione clinica ed i test neuropsicologici saranno di aiuto nell’individuare tali segni di danno neurologico focale, dovuto, ad es, ad una lesione vascolare nell’ambito di una aterosclerosi cerebrale diffusa. Ma, nell’anziano, possono essere presenti, anche, disturbi del linguaggio, del gesto, dell’identificazione di oggetti di più sfumato rilievo e che sono da inserirsi in ambiti patologici eterogenei:
- possono presentarsi, ad esempio, nel corso di stati confuso-onirici od anche in quelle forme psicopatologiche più tendenti al versante schizofrenico;
- accompagnano, o a volte aprono, il quadro di un deterioramento intellettivo diffuso, accompagnandosi allora ad altri disturbi comportamentali.
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Lo Staff di Medicina OnLine
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