Animali notturni (2016): trama, spiegazione finale e significato del film

MEDICINA ONLINE Animali notturni (Nocturnal Animals) film thriller psicologico e neo-noir  2016 Tom Ford Austin Wright Tony & Susan Jake Gyllenhaal, Amy Adams, Aaron Taylor-Johnson, Michael Shannon, Jena Malone.jpgRegia di Tom Ford, con Amy Adams, Jake Gyllenhaal, Michael Shannon, Aaron Taylor-Johnson, Isla Fisher, Jena Malone. Titolo originale: Nocturnal Animals. Genere thriller, thriller psicologico, drammatico, neo-noir – USA, 2016, durata 115 minuti. Uscita: giovedì 17 novembre 2016; basato sul romanzo del 1993 di Austin Wright “Tony & Susan”.

Trama senza spoiler

Susan Morrow, proprietaria di una prestigiosa galleria d’arte, vive una vita che scivola abulica sulla superficie delle opere che espone, finché un giorno riceve un manoscritto dall’ex-marito Edward Sheffield da cui la separano diciannove anni di divorzio. Approfittando di un week-end in cui resta sola (Walker, l’attuale marito, infatti si è allontanato apparentemente per lavoro, ma in realtà per tradirla) la donna si dedica alla lettura del manoscritto a lei dedicato, che si intitola Animali notturni, proprio come lei veniva definita dall’ex-marito. La lettura dello scritto – che è alternata alle vicende reali – turba sempre più la donna dal momento che il racconto presenta dei parallelismi metaforici con il loro drammatico passato di coppia: il divorzio è stato infatti traumatico, proprio per colpa di Susan che ha deciso in modo unilaterale di troncare ogni rapporto con Edward. Quelle pagine che la donna consuma con gli occhi, svolge col cuore, riorganizza nella testa, risalendo il tempo e la storia del suo matrimonio, la porteranno al desiderio di riavvicinarsi all’ex marito: ma quest’ultimo sarà davvero ancora disposto a perdonarla?

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Recensione senza spoiler

Animali Notturni è uno dei più bei film d’amore e di vendetta del cinema contemporaneo. Ed è un thriller. Sì, è un film d’amore, perché parla di rapporti tra due persone che si sono amate, ma è anche un thriller rigonfio di vendetta, di un odio patinato ed innocente, quello di un uomo a cui è stato tolto tutto dalla donna che amava, da una persona che credeva diversa e che invece si è dimostrata tutto l’opposto di ciò che sembrava, tutto il contrario di ciò che lei stessa avrebbe mai voluto. Lui è Edward Sheffield (Jake Gyllenhaal), ed è il primo marito di Susan, dalla quale ormai si è separato da molti anni. È uno scrittore. Un giorno, all’improvviso, le manda un libro; è un’opera che dedica proprio a Susan e nel bigliettino che accompagna la missiva dichiara di essere finalmente riuscito a terminarlo grazie a lei, che gli è stata d’ispirazione. Questo libro però racchiude qualcosa di particolare, di tremendo. È una storia dura, cruda e macabra, ma altro non è che l’emblema torbido e la struggente metafora di ciò che ha vissuto per causa di Susan. Non può farne a meno; la verginità del suo animo è stata macchiata da un gesto feroce e brutale al quale nessuno può porre rimedio, ed inevitabilmente si va incontro ad una sofferenza che lo lascia attonito, tormentato, ma irrimediabilmente diverso. Lei è Susan Morrow (Amy Adams), ed è la proprietaria di una galleria d’arte. Molti anni fa era sposata con Edward, ma dal momento in cui l’ha lasciato ha iniziato a vivere con Walker (Armie Hammer) ed i due sono anche convolati a nozze. Il loro matrimonio è in piedi da 19 anni, tuttavia sono finiti i fasti di un tempo, gli scricchiolii si sono tramutati in terremoto, e la donna si trova intrappolata in un prigione dorata dalla quale non riesce ad uscire, perché non ne ha la forza.

Un uomo fragile

È proprio la forza il nodo che lega l’intera storia. Edward è sempre stato una uomo fragile, o quantomeno questo è ciò che ha perennemente visto in lui Susan, al punto che anch’egli sembra convincersene, tratteggiando – nelle pagine del suo libro – una figura di sé succube di ogni situazione fuori dal suo controllo, non in grado di opporsi alla crudeltà di un mondo che non riesce a comprendere.
Susan ha un’immagine diversa di Edward: lo percepisce come una persona romantica, che sa credere in sé stesso e soprattutto sa credere in lei. Forse troppo. Non è un uomo egoista, Edward. Forse per nulla. È questa la colpa che deve espiare; il suo essere accondiscendente e dolce verso la donna che ama, fa di lui un facile martire, un uomo col cappio al collo che cammina come un equilibrista sopra un filo sospeso nel vuoto. Susan invece sconta le sue colpe quasi inconsciamente, rendendosene conto soltanto quando è troppo tardi. Lei è una donna che vive col costante terrore di trasformarsi in ciò che ha sempre detestato, ma non fa che compiere passi inesorabili in quella direzione. Il loro dolore ti entra nelle viscere e non si stacca mai, per tutti i 115 minuti di film ed anche oltre. Animali Notturni è un continuo irradiarsi di pulsazioni e di un incessante nodo in gola. Ti nausea, ti sfinisce, ti si attacca addosso e non ti stacca più.
La perfezione sta tutta nel modo autentico ed elegante che ha Tom Ford di raccontarci una storia che non appartiene solamente ai due protagonisti, ma si estende a macchia in un mondo ormai arido di genuinità e di bontà, parole che risultano infatti desuete e banali. Arido come le radure del Texas, dove un uomo distrutto è obbligato a camminare per ore prima di ricevere un aiuto, dove nessuno ti salva se non ti salvi da solo.

L’estetica di Tom Ford

Di contro l’oscurità è quella in cui gli animali notturni sanno muoversi perfettamente, attaccano e uccidono vittime innocenti (se qualcuno lo è davvero, in fondo) con la brutalità tipica, appunto, delle bestie.
Ma esiste anche la vita diurna, e quella obbliga persino gli animali notturni a fare i conti con se stessi e con le conseguenze delle proprie azioni. Chi è immune da tutto questo è Tom Ford. Ogni cosa che tocca si trasforma in oro. Il Re Mida del nuovo millennio è un personaggio altamente poliedrico, e non possiamo non provare ammirazione nei suoi confronti. Nonostante le tante parole che si possono spendere per questo film, le sensazioni che ti lascia sono incredulità e confusione. Incredulità e confusione vanno di pari passo in tutta l’opera, e si avvinghiano in un finale che, gelido, trapassa lo spettatore come una lama. Si resta attoniti di fronte al dipanarsi degli eventi, mentre si sciolgono gli intrecci narrativi rimane legato quel nodo alla gola, lo strazio di vite consumate e che incedono singhiozzanti al pari di un plot convulso e che non può non intaccare l’animo dello spettatore, stordendolo. In tutto questo e in molto altro emerge e si consacra il talento di Tom Ford, che non trascura nulla, mettendo sullo stesso piano l’estetica di cui è Maestro, assecondata da una scenografia e una fotografia pungente ed efficace, ed una regia cinica e acuminata.

La sequenza iniziale

La sequenza iniziale è a dir poco spiazzante, perché di fronte a noi, in un crescendo di pose, ammiccamenti e nudità integrali, si esibiscono una dietro l’altra alcune modelle che farebbero la felicità di un regista come Ulrich Seidl, già apprezzato estimatore di nudità extralarge nel famigerato e ai tempi scandaloso “Canicola”. Qui però, a fare la differenza con il lungometraggio del regista austriaco, e quindi a risultare sorprendenti invece che oscene, sono le aspettative create da “Animali notturni”, che si annunciava provvisto di una confezione che faceva del mistero e di un’estetica bella e raffinata i suoi riconosciuti punti di forza.
Detto che preferiamo lasciare il lettore con il dubbio a proposito della maniera in cui si evolve il finale della scena a cui abbiamo appena accennato, ci sembra importante evidenziare come tale inizio sia la firma di un regista che dimostra di saper aggiungere al mezzo cinematografico le invenzioni e la fantasia che ne contraddistinguono il lavoro nel campo della moda. Il cortocircuito tra le facce opposte della stessa medaglia presente in quei primi fotogrammi, e quindi l’accostamento tra il corpo esibito e opulento delle voluminose donzelle, fa il paio con la bellezza levigata e accuratamente vestita di Susan, la gallerista ricca e avvenente interpretata dalla bravissima Amy Adams (vedi foto in alto) stabilendo il leit-motiv visuale ed emotivo che ritroveremo per tutta la durata del racconto.

Super cast

E poi c’è un cast artistico che mette i brividi. Jake Gyllenhaal è abilissimo nel rendere struggente la sua figura di uomo devastato e consumato, riuscendo ad essere presente persino quando la sua assenza diventa fondamentale ai fini dello sviluppo narrativo. Amy Adams è veramente ad alti livelli. Nessuno probabilmente avrebbe saputo rendere meglio il senso di ciò che Tom Ford cercava dal suo personaggio. Ma tutto ciò sembra un mero vezzo di fronte alla potenza distruttiva dello script, di quell’impianto narrativo volutamente preda di un bivio che vive di metafore. Le già citate e spoglie lande texane, e il mondo patinato della Los Angeles a 6 zeri, quello di due esistenze ormai divise dal tempo, corrose dai cambiamenti e dalle scelte. Di tutto questo, dopo una guerra dove ci si spara dritti al cuore, cosa resta? La forza, quella inespressa e nascosta sotto le macerie di un rapporto, sotto il peso delle paure, sotto il terrore del cambiamento. Esce fuori con la violenza di uno tsunami, quando ormai non c’è più nulla da perdere, rovesciando tutto nel gioco delle parti e mostrandoci la vera forza di chi ha seppellito la fragilità sotto lo smacco e il fallimento. Curiosità: nel film la piccola parte di Sage Ross è di Jena Malone, che aveva recitato con Gyllenhall in Donnie Darko. Infine menzione a parte per Michael Shannon nella parte del detective Bobby Andes, che regala al suo personaggio espressioni e profondità psicologica davvero notevoli.

Un film consigliato, da vedere almeno due volte per capire fino in fondo tutte le metafore del racconto di Edward.

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Significato e metafore del film

La prima cosa da chiarire – che non a tutti può apparire lampante – è che il film mostra vari momenti della vita dei personaggi reali, incastrati con il racconto del libro. In animali notturni ci sono tre parti fondamentali:

  • il presente, che narra la vita della protagonista (Susan) che vive una vita dorata ma triste, passando da una mostra all’altra, con una figlia distante ed un marito che la tradisce. Susan riceve il manoscritto dell’ex marito (Edward) e la sera lo inizia a leggere;
  • la storia contenuta nel manoscritto che narra di una normale famiglia che parte in auto per le vacanze, le quali però finiscono in tragedia. All’interno della storia i protagonisti assumono (nella mente di Susan che sta leggendo) l’aspetto dell’ex marito, della sua attuale figlia e di sé stessa, proprio quello a cui puntava l’autore;
  • il passato, cioè la storia d’amore iniziata più di vent’anni prima che ha portato Susan ed Edward ad incontrarsi, innamorarsi, sposarsi e poi divorziare 19 anni prima, con annesso aborto di Susan.

Chiarito questo, il libro che Edward dedica alla moglie è una chiara metafora della loro storia d’amore, che li ha portati al divorzio. Le donne rapite sono rispettivamente Susan stessa e la figlia:

  • la morte della moglie rapita è la metafora di una morte non reale ma “ideale”: è la morte della Susan iniziale, quella che vent’anni prima aveva amato disinteressatamente Edward e lo supportava sempre, tale “morte” ha lasciato il posto ad una Susan fredda e calcolatrice – quella attuale – totalmente insensibile nei confronti dei sentimenti e dei bisogni altrui;
  • la morte della figlia rapita rappresenta la vera morte eseguita nei confronti della piccola da parte della moglie nel momento stesso in cui lei ha scelto di abortire.

La stessa posizione in cui le donne vengono trovate morte nel racconto (vedi foto più in basso), potrebbe simboleggiare Susan che muore idealmente nel momento in cui abortisce sua figlia mentre è stesa sul lettino del medico, e la figlia che muore realmente uccisa dall’aborto mentre è “accanto” a lei (nel suo grembo).

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La morte “ideale” della moglie e reale della figlia

Le altre metafore sono:

Il viaggio della famiglia rappresenta la storia di Susan ed Edward, partita bene ma finita male.

Le lande desolate in cui la famiglia si inoltra, rappresentano l’aridità della storia passata che – partita con le migliori intenzioni – si trasforma in tragedia.

I tre giovani che stuprano ed uccidono moglie e figlia sono i vari aspetti che hanno ucciso il loro amore ed il loro matrimonio, che hanno portato Susan ad essere fredda e calcolatrice ed hanno portato all’aborto della figlia (la morte di entrambe).

Il detective è la voglia di Edward di salvare il loro rapporto. Ma è una voglia pronta a morire, malata e priva di sicurezze, a cui Edward si aggrappa disperatamente per tanto tempo, fino a morirci.

Il padre codardo, che si nasconde quando i due “cattivi” tornano indietro a cercarlo, anziché intervenire, rappresenta l’Edward stesso nel passato, che col senno di poi ora forse si sente in colpa per non essersi mostrato “coraggioso” di fronte alla ex moglie, fatto che ha contribuito alla tragedia della storia.

Il padre coraggioso, che alla fine uccide il “cattivo”, rappresenta l’Edward nel presente: un Edward senza più timori che ha reagito alle sue paure ed ha ripreso in mano la sua vita, scrivendo un libro di successo.

In poche parole l’intero romanzo è una rappresentazione metaforica della storia di Susan e Jake. Lui regala a lei il romanzo proprio per farle capire cosa ha provato nell’essere stato trattato così da lei e per farle rimpiangere le scelte di cambiare carattere (uccidendo la sé stessa “buona”) ed uccidere la figlia (l’aborto).

Spiegazione del finale

Il finale di questo film rappresenta una delle più sottili vendette della storia del cinema. Leggendo il libro Susan capisce subito quello che nella sua mente era già chiaro: diciannove anni prima ha fatto un grosso errore a lasciare Edward. Susan ha capito di aver fatto un terribile sbaglio anche a non aver creduto nel suo talento e nelle storie che poteva raccontare (ricordate il flashback dove Susan diceva al marito «Scrivendo di te non arriverai mai da nessuna parte»). Lei prova a ricontattarlo (la mail era stata appositamente recapitata insieme al libro, un piano diabolico!) e lui accetta l’invito a cena. Lei vede in quell’incontro una seconda occasione per ricominciare a vivere, uscire dal grigiore della sua vita apatica e – forse – ritornare con l’ex marito. Lei va all’invito, ma lui non si presenterà, lasciandola ad aspettare invano. Questa è la vendetta di Edward, una vendetta già anticipata dal regista nel quadro con su scritto “revenge” che appare non a caso all’inizio del film.

Qualcuno potrebbe dire: è impossibile che la ex moglie leggendo il libro una sera, si reinnamori del marito. Ciò è vero, ma a mio avviso lei in realtà non si reinnamora di nessuno, dal momento che forse ha perso la sua capacità di amare già vent’anni prima, sempre se l’ha davvero mai avuta. Lei vuole soltanto fuggire da una vita arida che all’inizio le sembrava appetibile e che invece l’ha distrutta ed ora le appare come una gabbia. Lei è già in crisi da tempo con il suo nuovo marito e con la sua vita dorata fatta di finzione e “psicofarmacologi”. Il libro è solo una goccia che ha fatto traboccare il vaso.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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