Avere un famiglia unita, dei figli, degli affetti, è uno dei privilegi più grandi che un essere umano possa avere durante la sua esistenza su questa Terra.
Non cose, non soldi, non oggetti preziosi, ma Continua a leggere
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In occasione della festa del papà, con questa vignetta vorrei ricordare a tutti qual è la ricarica naturale per tutti i padri del mondo. Auguri a tutti i papà da chi è Continua a leggere
Diana seduta sul lettone, in mezzo ai palloncini rosa, con un’ampia gonna da principessa rosa, come il cerchietto con fiocco che ha sulla testa. È l’unica immagine di Diana Pifferi, la bambina di 18 mesi morta di stenti, abbandonata per sei giorni passati nel lettino, dentro una Continua a leggere
Accanto a lei nessuno. Nel lettino solo un biberon, vuoto. Un pannolino è sul letto matrimoniale: forse l’ha strappato e lanciato oltre le sbarre della culla. Un altro è sul davanzale, sporco e pieno di vermi.
Diana è morta di stenti e disidratata nella casa dove Alessia Pifferi l’ha lasciata alle 18.55 di giovedì 14 luglio. A quell’ora chiude il Continua a leggere
Il popolare imprenditore e politica Silvio Berlusconi, secondo alcune indiscrezioni, starebbe per diventare di nuovo papà alla veneranda età di 86 anni. A rivelarlo è stato Roberto Alessi: secondo il direttore del Continua a leggere
Negli Stati Uniti due donne gemelle omozigote (cioè geneticamente identiche), Brittany e Briana, hanno sposato due uomini gemelli omozigoti, Josh e Jeremy. Le due coppie si sono Continua a leggere
Negli Stati Uniti, in qualsiasi anno considerato, circa il 3% dei bambini soffre di negligenza o subisce maltrattamenti fisici o abusi sessuali e, in base ai Continua a leggere
Di fatto tutti i bambini passano attraverso la sequenza che per porta dal preattaccamento all’attaccamento, ma la qualità dell’attaccamento che formano nei confronti dei genitori è differente. Secondo la terminologia dello psicologo, medico e psicoanalista britannico John Bowlby, i bambini creano differenti modelli operativi interni del loro rapporto con i genitori e con altre persone significative. Tra gli elementi che costituiscono questo modello operativo interno dei rapporti di attaccamento vi sono la fiducia del bambino (o la sua mancanza) nella disponibilità o affidabilità della figura di attaccamento, l’aspettativa di essere rifiutato o amato e la certezza che l’altro sia una base sicura per l’esplorazione.
Il modello interno comincia a formarsi quando il bambino ha quasi un anno e diviene sempre più elaborato e stabile nel corso dei primi 4 o 5 anni. A 5 anni, la maggior parte dei bambini ha modelli interni chiari della madre (o di chi lo accudisce), un modello di sé e un modello dei rapporti. Una volta che si sono formati, tali modelli plasmano e spiegano le esperienze e influenzano la memoria e l’attenzione.
Noi notiamo e ricordiamo le esperienze che si adattano al nostro modello e non consideriamo o dimentichiamo quelle che non gli si adattano. Per dirla con Piaget, noi assimiliamo con maggiore sollecitudine i dati che si adattano al modello. Ma, ciò che più conta, il modello condiziona il comportamento del bambino; egli, in sostanza, cerca di ricreare lo schema che gli è familiare, in ogni nuovo rapporto.
Tutti gli studiosi che seguono questo approccio teorico condividono l’opinione che il primo rapporto di attaccamento è il fattore che ha maggiore impatto sulla creazione del modello operativo del bambino. Attualmente, le variazioni di questo primo rapporto di attaccamento vengono descritte quasi sempre utilizzando la classificazione della psicologa canadese Mary Ainsworth, allieva di Bowlby, in cui si distingue tra attaccamento sicuro e due tipi di attaccamento insicuro, valutati con una procedura chiamata “Situazione sconosciuta“.
La Situazione sconosciuta consiste in una serie di otto episodi messi in scena in un laboratorio. All’inizio il bambino è con la madre, poi con la madre e un estraneo, quindi viene lasciato solo con l’estraneo e poi completamente solo per alcuni minuti. A questo punto il bambino viene riunito alla madre, poi di nuovo lasciato solo, infine riunito prima all’estraneo e poi alla madre. Secondo Ainsworth, le reazioni dei bambini a questa situazione possono essere classificate in tre gruppi:
Nella seguente tabella ho elencato alcune caratteristiche dei diversi gruppi:
Questi tipi di attaccamento sono stati oggetto di ricerche effettuate in molti paesi differenti e, in ognuno, l’attaccamento sicuro è lo schema più comune, che si verifica nel 60-65% di tutti i bambini studiati, mentre si riscontrano differenze tra una cultura e l’altra nella relativa incidenza dei due tipi di attaccamento insicuro.
In ogni cultura, la probabilità che un bambino sviluppi un attaccamento insicuro è molto più alta tra i bambini cresciuti in famiglie povere, in quelle con un passato di maltrattamenti o in cui la madre soffre di grave depressione.
Uno dei nodi della questione è la stabilità nel tempo della sicurezza dell’attaccamento. Un bambino che a 12 mesi è attaccato alla madre in modo sicuro, mostrerà ancora lo stesso tipo di attaccamento a 24 o a 36 mesi? E nell’età scolastica? Questo è un interrogativo particolarmente importante per quei ricercatori e quei terapeuti che sonò preoccupati per la possibile permanenza degli effetti causati dai maltrattamenti, dalla negligenza o da altre fonti di attaccamento insicuro sperimentati dai bambini piccoli. Possono riprendersi i bambini che hanno subito trattamenti simili da piccoli? E un iniziale attaccamento sicuro può salvaguardare il bambino, in modo permanente, dagli effetti di situazioni difficili future? La risposta è, come al solito, sì e no. Quando l’ambiente familiare del bambino o le circostanze della vita sono sufficientemente costanti, la sicurezza o l’insicurezza dell’ attaccamento restano stabili.
Per lo sviluppo di un attaccamento sicuro, i comuni denominatori sono sia l’accettazione del bambino da parte dei genitori che la disponibilità contingente dei genitori nei confronti del figlio. Disponibilità contingente non significa solo amare il bambino o accudirlo nel modo giusto, ma piuttosto che i genitori, nei loro rapporti con il figlio, sia quando si prendono cura di lui che in altri momenti, si dimostrino sensibili ai suoi segnali e rispondano in modo appropriato, come sorridere quando il bambino sorride, parlargli quando vocalizza, prenderlo in braccio quando piange e così via. È anche probabile che i genitori dei bambini che mostrano un attaccamento sicuro siano emotivamente più espressivi degli altri verso i loro figli: che sorridano di più, che usino la loro voce in modo più espressivo e che li tocchino più spesso. Al contrario, le madri dei bambini classificati insicuri/sfuggenti hanno probabilmente una «indisponibilità psicologica» nei confronti dei loro figli, mostrando uno schema di tipo introverso o negligente per motivi diversi, ma avendo un fattore in comune, la depressione. Il bambino classificato insicuro/ambivalente ha spesso una madre che risponde ai suoi segnali in modo incoerente, cioè, ai suoi tentativi di comunicare con lei, alcune volte risponde in modo negativo, altre volte in modo positivo.
Una delle ragioni per cui mi sono soffermata così a lungo a parlare di attaccamento sicuro e insicuro è che questa classificazione si è dimostrata estremamente utile nel pronosticare una gamma straordinariamente ampia di altri comportamenti, nella seconda e nella terza infanzia, come si può riscontrare nel conciso elenco della tabella di seguito riportata.
I bambini che da piccoli hanno formato un attaccamento sicuro, in età successive, manifestano alcune caratteristiche:
I bambini classificati con attaccamento sicuro alle loro madri si sono dimostrati più socievoli, più positivi nei comportamenti verso gli altri e più emotivamente maturi nei loro approcci alla scuola e ad altri ambienti non familiari.
I ricercatori che studiano l’attaccamento hanno iniziato a farsi nuove domande sulle conseguenze a lungo termine dei modelli iniziali di attaccamento: il modello di attaccamento interno del genitore, che è presumibilmente il prodotto delle prime esperienze della sua vita, influenza la sicurezza dell’attaccamento del bambino?
Alcuni ricercatori americani hanno progettato una intervista per misurare la sicurezza dell’attaccamento degli adulti, nella quale vengono formulate delle domande relative alle loro esperienze infantili e al rapporto attuale con i genitori. In una domanda si chiede agli adulti di scegliere cinque aggettivi con cui descrivere il loro rapporto con ognuno dei genitori e di spiegare la scelta di ogni aggettivo, inoltre si chiede loro se durante l’infanzia si siano mai sentiti rifiutati e quale sia il loro attuale sentimento nei confronti dei genitori. Sulla base di questa intervista è stato possibile individuare tre categorie di modelli operativi interni per quanto riguarda l’attaccamento dell’adulto:
Quando i modelli di questi adulti vengono collegati al tipo di attaccamento mostrato dai loro figli, emerge lo schema previsto: gli adulti che hanno un modello di attaccamento ai loro genitori di tipo sicuro hanno generalmente a loro volta bambini con attaccamento sicuro; quelli che lo negano hanno di solito bambini con attaccamento rifiutante, mentre quelli con attaccamento preoccupato hanno spesso bambini con attaccamento ambivalente. Uno schema del genere è stato anche riscontrato in uno studio in cui il modello di attaccamento della madre era stato valutato prima che desse alla luce il suo primo figlio.
In uno studio che illustra come il modello interno della madre possa influenzare il suo comportamento, due ricercatrici americane hanno osservato alcune madri con i figli in un ambiente dove i bambini stavano giocando liberamente. Nel bel mezzo del gioco, le madri hanno lasciato soli i loro bambini e sono tornate dopo alcuni minuti. Le madri il cui modello di attaccamento era stato valutato come sicuro hanno preparato i figli un momento prima della separazione, hanno avuto meno difficoltà a separarsi da loro e, al momento del rientro, si sono dimostrate più disponibili a rispondere al bambino con il contatto fisico e, generalmente, non sono state rifiutate. Le madri preoccupate hanno manifestato, loro stesse, più ansia per la separazione dal bambino e lo hanno preparato meno. Anche le madri che negavano l’attaccamento con i genitori hanno preparato poco il bambino, ma lo hanno lasciato senza difficoltà e, al rientro nella stanza dei giochi, sono rimaste fisicamente distanti dal figlio.
In molte parti del mondo, ma in particolare nel terzo mondo, le madri non si separano quasi mai dai propri figli e li portano con sé usando una specie di tracolla o di scialle che trattiene il bambino contro il loro corpo come fanno le madri Masai. Variazioni di questa tecnica si sono cominciate a vedere abbastanza spesso, negli ultimi anni, anche nei paesi occidentali dove si possono incontrare mamme o papà con un bambino piccolo accoccolato contro il petto, sostenuto da una specie di morbido marsupio. Questo sistema
non solo permette al genitore di avere le mani libere per lavorare o spostarsi tenendosi vicino il bambino, ma sembra anche favorire un attaccamento più sicuro.
Mary Ainsworth aveva riscontrato un collegamento del genere nelle sue ricerche svolte in Uganda e gli attuali dati sperimentali rilevati negli Stati Uniti dimostrano lo stesso effetto.
Alcuni ricercatori presero in considerazione un gruppo di madri che non avevano grandi possibilità economiche e, subito dopo la nascita del loro figlio, fecero un regalo a ognuna di esse. Metà delle madri ricevette un marsupio, l’altra metà un seggiolino di plastica ed entrambi i gruppi furono incoraggiati a usare questo oggetto giornalmente, ed effettivamente la maggior parte delle madri, almeno per un certo periodo, lo utilizzò. A 13 mesi, i bambini di questi gruppi, furono sottoposti al test della Situazione Sconosciuta e si riscontrò che l’87% di quelli che erano stati trasportati con il marsupio dimostravano un attaccamento sicuro, contro il 38% di quelli le cui madri avevano ricevuto il seggiolino. Poiché le madri erano state assegnate alle due situazioni a caso, possiamo essere sicuri dell’esistenza di un legame causale tra l’aumentato contatto fisico favorito dal marsupio e l’attaccamento sicuro dei bambini.
L’applicazione alla vita di tutti i giorni risulta chiara: un maggiore contatto fisico tra il bambino e i genitori è benefico e il marsupio è un modo particolarmente valido per ottenere tale contatto. Ed è anche piacevole!
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