In psicologia clinica, con l’espressione personalità sottomessa si intende un insieme di fattori che agiscono sull’emotività di un soggetto, in grado di provocare un mutamento condizionato della personalità. Questa manifestazione non viene considerata come un disturbo di personalità specifico. Un soggetto sottomesso emotivamente presenta una serie di caratteristiche comportamentali, quali:
- scarsa autostima
- personalità debole e influenzabile
- assenza di autonomia decisionale
- mancanza di coraggio
- mancata assunzione di responsabilità, temendo le conseguenze di un eventuale fallimento
- paura delle reazioni di determinate persone
- spiccata vulnerabilità nell’essere assoggettati a episodi di mobbing e bullismo.
Descrizione
Una personalità sottomessa è individuabile in un soggetto emotivamente penetrabile, che non ha l’effettivo controllo della propria soggettività, la quale viene dominata dalla personalità prepotente. Come sopracitato, questa condizione, causa l’assoggettamento al mobbing negli ambienti di lavoro, o il bullismo in ambito scolastico, senza che chi lo subisce abbia il coraggio di reagire e di protestare contro l’oppressore. Per uscire da questa condizione di scacco, occorre un lavoro di psicoterapia, che si può eseguire su se stessi anche senza l’aiuto di un terapeuta. Va sottolineato che uno stato di sottomissione può essere incrementato da una condizione ansiosa o depressiva, la quale abbatte nel soggetto le normali difese di aggressività.
Si può raggiungere da soli autostima, ottenere coraggio e fiducia in se stessi, anche se questa procedura i risultati non si ottengono subito. Il soggetto che si ribella ad uno stato di sottomissione raggiunge maggiore consapevolezza di se stesso, e migliora oggettivamente la propria condizione di vita, uscendo dalla paura e riacquistando indipendenza e intraprendenza. Uscire da uno stato di sottomissione significa migliore la qualità della propria vita, liberandosi da condizione di timore, fonte di stress (che può giungere, in condizioni estreme, anche all’esaurimento). Per ottenere questo risultato è indispensabile capire che le conseguenze della propria “ribellione” non sono fosche come l’immaginazione può far credere, e che spesso il prepotente può essere arginato anche semplicemente sottolineando i propri diritti.
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