Esperienze di pre-morte: uno scherzo del cervello o la prova che esiste il paradiso? Finalmente sappiamo la risposta

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Una scena tratta da “Coma profondo” film con Michael Douglas del 1978 diretto da Michael Crichton tratto dal romanzo Coma di Robin Cook.

Le esperienze di pre-morte, anche note come NDE (acronimo per l’espressione inglese Near Death Experience, a volte tradotto in italiano come “esperienza ai confini della morte“) sono esperienze vissute e descritte da soggetti che, a causa di malattie terminali o eventi traumatici, hanno sperimentato fisicamente la condizione di coma, arresto cardiocircolatorio e/o encefalogramma piatto, senza tuttavia giungere fino alla morte.

Le caratteristiche comuni nelle esperienze di pre-morte

I soggetti reduci da tali fenomeni, una volta riavutisi, hanno raccontato di aver vissuto esperienze le quali, confrontate tra loro, risultano sempre connotate da numerosi elementi comuni:

  • l’ineffabilità, o l’estrema difficoltà nel poter descrivere la propria NDE e soprattutto lo stato di benessere vissuto;
  • la sensazione “fisica” di trovarsi fuori dal proprio corpo con la capacità di guardare il proprio corpo “dall’esterno”
    (in caso di morti violente o improvvise), l’assistere, come se si fosse una terza persona, alla constatazione della propria morte da parte di chi sopraggiunge;
  • l’attraversamento di una sorta di “tunnel” buio in fondo al quale si intravede distintamente una luce;
    lo sperimentare una sensazione di grande pace e tranquillità fuori dallo spazio come lo conosciamo e soprattutto fuori dal nostro concetto di -tempo-;
  • la “revisione” di tutti gli istanti della vita terrena vissuta. Tale revisione viene descritta con difficoltà in quanto avverrebbe in maniera totale permettendo la visione contemporanea di ogni episodio della vita (anche dimenticato, anche relativo ai momenti immediatamente successivi della propria nascita);
  • l’incontro con “altri esseri”: qualche volta definiti come spiriti sconosciuti, qualche volta persone care che hanno preceduto nella morte;
  • l’incontro con il grande “Essere di Luce” che viene descritto come una Fonte di Amore Totale e Incondizionato difficile da tradurre in parole;
  • l’arrivo di un determinato momento (ma non vi è il tempo) o “confine” che impedisce di proseguire oltre il viaggio/esperienza con la conseguente consapevolezza di dover “tornare indietro”;
  • il ritorno alla vita accompagnato da un sentimento di malinconia e/o rimpianto per non essere potuti rimanere nell’aldilà;
  • il timore di riferire l’esperienza vissuta ad altri per paura di non essere creduti ma contrastato dal desiderio di farlo come doverosa condivisione di qualcosa di estremamente prezioso e importante;
  • una volta “rientrati in vita” scompare il timore della morte ora vista come un felice passaggio ad una realtà superiore;
  • vengono modificati anche i valori sui quali la vita viene vissuta ponendo come essenziale scopo dell’esistenza l'”armonia” e l'”amore” per tutti gli esseri.

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Le ipotesi

  • Teorie scientifiche: mettono in relazione il fenomeno con peculiari alterazioni transitorie di tipo chimico, neurologico o biologico, tipicamente presenti nel corpo umano in condizioni particolari come quelle prima descritte, quali l’ipercapnia ovvero l’impiego di farmaci.
  • Teorie metafisiche e soprannaturali: collegano le esperienze di pre-morte a una sorta di presa di contatto anticipata con l’aldilà, durante la quale il soggetto ha modo di sperimentare direttamente la separazione fra anima e corpo e la sopravvivenza dell’anima come entità spirituale, rispetto alle spoglie mortali.

La risposta della scienza

La scienza ha compiuto da poco, grazie ad uno studio statunitense, un nuovo passo verso la spiegazione scientifica: le esperienze di pre-morte sembrano essere dovuti all’attività elettrica del cervello, che continua ad essere molto ben organizzata anche nei primissimi istanti dopo la morte clinica. È quanto affermano alcuni ricercatori dell’Università del Michigan in uno studio pubblicato sulla rivista dell’Accademia delle scienze americana, Pnas.

Lo studio

Con un semplice elettroencefalogramma i ricercatori hanno analizzato le attività cerebrali di nove ratti anestetizzati e sottoposti ad arresto cardiaco indotto. Entro i primi 30 secondi dopo l’arresto cardiaco, in cui il cuore smette di battere e il sangue smette di fluire verso il cervello, in tutti i ratti è stata riscontrata una diffusa sovratensione transitoria di attività cerebrale altamente sincronizzata tipica di un cervello altamente eccitato, conscio. Comportamenti identici sono stati osservati anche nei ratti sottoposti ad asfissia. «La previsione che avremmo trovato alcuni segni di attività cosciente nel cervello durante l’arresto cardiaco, è stata confermata con i dati» scrive Jimo Borjigin, professore di fisiologia molecolare e integrativa e di neurologia all’Università del Michigan e coautore dello studio.

Il livello di coscienza

«Siamo stati sorpresi però – aggiunge un altro firmatario, l’anestesista George Mashour – dagli alti livelli di attività. In effetti i segnali elettrici ci indicano che il cervello ha una attività elettrica ben organizzata durante la fase iniziale di morte clinica. Questo ci suggerisce che nello stato di pre-morte esiste un livello di coscienza che normalmente si trova in una condizione di veglia». È la prima volta che viene indagata la condizione neurofisiologica del cervello immediatamente dopo l’arresto cardiaco. Una persona è definita clinicamente morta quando il suo cuore smette di battere, ed è questo il momento in cui molti dei pazienti sopravvissuti raccontano di aver percepito una luce in fondo al tunnel o di aver rivisto la propria vita scorrergli davanti. «Questo studio ci dice che la riduzione di ossigeno o di ossigeno e glucosio durante l’arresto cardiaco è in grado di stimolare l’attività cerebrale che è una caratteristica dell’elaborazione cosciente. Esso offre anche il primo quadro scientifico – conclude Borjigin – per le molte esperienze di pre-morte riportate da pazienti sopravvissuti all’arresto cardiaco».

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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