Con anosmia in medicina si intende la perdita totale della capacità di percepire gli odori. L’anosmia è un tipo di disosmia. L’anosmia differisce dalla iposmia, che provoca una perdita parziale della capacità olfattiva. La perdita dell’olfatto colpisce più gli uomini che le donne ed è congenita (presente già alla nascita) in circa il 3% dei casi. Una lieve perdita della capacità olfattiva nell’anziano è fisiologica e non deve essere confusa con l’anosmia. L’anosmia è spesso legata a disgeusia, termine che indica l’alterazione del senso del gusto, in particolare alla ipogeusia (diminuzione del senso del gusto).
Tipi e classificazione dell’anosmia
L’anosmia può manifestarsi sotto diverse forme. In base al momento di insorgenza può essere classificata in:
- anosmia congenita: è presente già alla nascita ed è determinata da malformazioni dei canali olfattivi o dei centri nervosi dell’olfatto;
- anosmia acquisita: non è presente alla nascita ma si verifica successivamente, a causa di traumi, tumori (ad esempio cerebrali), stati di intossicazione e avvelenamento, ustioni, infezioni, allergie e stati irritativi del naso. L’anosmia acquisita è determinata da un’alterazione dei tessuti o delle cavità nasali, blocchi o disfunzioni nervose, disturbi neurologici e neurodegenerativi, polipi e tumori nasali.
In base alla sede, l’anosmia può essere di due tipi:
- anosmia bilaterale: riguarda entrambe le cavità nasali;
- anosmia unilaterale: riguarda una sola cavità nasale;
In base agli odori che possono essere odorati, si distinguono:
- anosmia generalizzata: nessun odore viene percepito;
- anosmia parziale: alcuni odori vengono percepiti mentre altri no.
In base alla prognosi, l’anosmia può essere:
- anosmia transitoria: l’anosmia si verifica per un dato periodo per poi cessare in modo spontaneo o in seguito ad una cura;
- anosmia permanente: l’anosmia perdura per tutta la vita o perché le cure non sono efficaci, o perché la patologia a monte che l’ha determinata è incurabile.
Cause e fattori di rischio
La perdita totale dell’olfatto può essere causata e/o favorita da:
- malformazione congenita;
- trauma cranico;
- malattia di Parkinson;
- malattia di Alzheimer ;
- neoplasie cerebrali;
- età avanzata;
- effetti collaterali di alcune medicine;
- inalazione di composti chimici industriali;
- smog;
- effetti collaterali di una anestesia generale;
- fumo di sigaretta;
- emicrania;
- malattie psichiatriche di tipo funzionale, come le isterie da conversione;
- ostruzione all’interno del naso (congenita o secondaria);
- deviazione del setto nasale;
- epilessia;
- sinusite;
- polipi;
- infezioni;
- allergie;
- raffreddore.
Reversibile o irreversibile?
In alcuni casi, come raffreddori, allergie, sinusite, schizofrenia, deviazione del setto nasale e polipi, il problema è generalmente trattabile, temporaneo e reversibile. La patologia può essere invece poco/non trattabile, permanente ed irreversibile in alcuni casi più gravi come un trauma cranico, una lesione cerebrale a livello del nervo olfattivo o un tumore, condizioni che possono distruggere le connessioni celebrali responsabili di codificare gli odori.
Anosmia congenita
Nel caso di anosmia congenita le cause si possono rintracciare nella sindrome di Kallmann, una patologia che colpisce in maggioranza gli uomini e che impedisce lo sviluppo sessuale e gli odori. Le due cose sono collegate: la sindrome è creata dalla mutazione di un gene che blocca oltre al rilascio di alcuni ormoni anche la formazione del bulbo olfattivo, quella parte del cervello dietro al naso dove nascono gli odori. Altra causa di anosmia congenita è la malattia di Refsum, nella quale la perdita dell’olfatto si associa a retinite pigmentosa.
Conseguenze
Nonostante l’olfatto sia un senso generalmente considerato meno importante per la socialità rispetto ad altri sensi come vista ed udito, la mancata percezione degli odori, oltre a risultare un elemento di fastidio per il paziente, può essere molto pericolosa in alcune situazioni in cui la percezione degli odori è indispensabile per la sopravvivenza, come nel caso in cui il paziente sia in un ambiente dove si verifichi una fuga di gas infiammabile o ci sia dell’odore di bruciato. Il deficit olfattivo può impedire inoltre lo svolgimento di alcuni lavori, come ad esempio quello di cuoco o il creatore di essenze profumate. Insieme all’olfatto, con una anosmia anche il gusto è compromesso (disgeusia) perché buona parte del nostro sistema olfattivo contribuisce alla percezione dei sapori e le conseguenze della sua mancanza nella vita quotidiana sono importanti perché ad esempio il paziente potrebbe mangiare un cibo avariato senza accorgersene dal sapore. I malati di anosmia tendono a mangiare male, troppo, nella maggioranza dei casi, perché si sentono meno sazi a causa della mancata percezione del gusto, rischiando di consumare cibo di scarsa qualità o avariato. Con il venir meno degli odori si smette di cucinare perché non è un’attività che dà più piacere, fatto importante se il paziente è una casalinga o è una appassionata di cucina. La perdita dell’olfatto è associata anche ad un maggior rischio di depressione, anche perché la malattia procura un senso di isolamento, unito alla continua sensazione di mancata percezione del pericolo e di emanare cattivi odori corporali.
Diagnosi
La diagnosi di anosmia si effettua con una visita otorinolaringoiatrica attraverso un’indagine basata su vari esami e test, tra cui:
- anamnesi;
- esame obiettivo;
- rinoscopia anteriore e posteriore;
- endoscopia nasale;
- TAC;
- esami di laboratorio (del sangue, tamponi, antibiogrammi…);
- risonanza magnetica;
- rinomanometria;
- elettro-olfattogramma (esame della funzionalità olfattiva);
- potenziali evocati olfattivi;
- olfattometria.
Non tutti gli esami sono sempre necessari per raggiungere una diagnosi.
Cura
Il trattamento specifico di una anosmia varia in funzione della causa a monte che l’ha determinata: non esiste infatti una cura unica che sia efficace in tutti i casi. Se ad esempio, la perdita dell’olfatto dipende da una malformazione nasale, si può provare a risolverla attraverso un intervento chirurgico, mentre è più problematico trattare il problema quando sia causato da lesioni o danni ai nervi o ai centri cerebrali dell’olfatto.
Un discorso a parte va fatto per le malattie infettive o allergiche che producono anosmia. Tra queste citiamo la sinusite cronica o allergica, ad esempio o la neremsa (una sorta di raffreddore cronico piuttosto severo), malattie che producono anosmia transitoria ma che, se croniche o ripetute, sono comunque in grado di ridurre in modo significativo le capacità olfattive di chi ne sia affetto.
In questi casi le cure a base di antistaminici o antinfiammatori non sempre sono in grado di garantire anche il pieno recupero del proprio “naso”. Infine, l’anosmia può essere uno dei sintomi di importanti malattie degenerative del sistema nervoso come Parkinson e Alzheimer.
Guarigione
Si guarisce da una anosmia? La risposta dipende da molti fattori, tra cui età del paziente, eventuali altre patologie, rapidità della diagnosi, efficacia del trattamento e – soprattutto – dalla causa a monte che ha determinato anosmia: alcuni tipi di anosmia sono facilmente curabili e la malattia è transitoria, in altri casi la patologia è difficilmente curabile o incurabile e permanente.
Invalidità
A seconda della gravità dell’anosmia, questa patologia è tabellata tra le invalidità civili fino ad una percentuale massima del 20%, raggiunta in caso di certificata perdita totale della sensibilità olfattiva.
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